Gli smart delivery systems (sistemi intelligenti di rilascio) nella odontoiatria di precisione rappresentano una delle frontiere più promettenti della ricerca contemporanea. Uno studio interdisciplinare, condotto presso la School of Materials Science and Engineering della Shanghai Jiao Tong University, analizza le più recenti strategie di progettazione dei materiali funzionali destinati all’uso clinico in odontoiatria. L’obiettivo è sviluppare sistemi capaci non solo di garantire un’elevata resistenza meccanica, ma anche di rispondere attivamente all’ambiente orale. Grazie al rilascio in modo mirato di sostanze terapeutiche come antimicrobici, ioni remineralizzanti o fattori bioattivi, e un controllo temporale e spaziale ottimizzato.
Dalla passività alla funzionalità biologica dei materiali
Le terapie odontoiatriche tradizionali si basano su materiali passivi, mentre i nuovi approcci di smart delivery mirano a favorire processi biologici specifici. Come la rigenerazione dei tessuti duri e molli o la modulazione dell’attività microbica nel cavo orale che offre diversi vantaggi. I ricercatori descrivono diversi meccanismi di rilascio: materiali sensibili al pH, alla temperatura o allo stress meccanico. Ma anche matrici polimeriche a degradazione controllata e nanoparticelle capaci di trasportare molecole terapeutiche fino al sito di azione. Particolare attenzione viene rivolta ai sistemi ibridi multifunzionali, in grado di combinare diverse risposte in un’unica piattaforma, migliorando la precisione terapeutica.
Applicazioni cliniche emergenti
Le applicazioni cliniche potenziali di questi materiali sono numerose e spaziano in diversi ambiti odontoiatrici. Nei restauri, i compositi o i cementi arricchiti con ioni calcio, fosfato o fluoruro possono favorire la remineralizzazione del tessuto dentale e contrastare la demineralizzazione a lungo termine. Nella terapia parodontale, i sistemi di rilascio controllato consentono la diffusione localizzata di antibiotici o agenti antinfiammatori direttamente nella tasca parodontale, riducendo il rischio di recidiva. In endodonzia, l’impiego di nanocarrier che rilasciano antimicrobici in modo prolungato può migliorare la decontaminazione canalare. Mentre nella rigenerazione ossea e dei tessuti molli scaffolds intelligenti capaci di modulare la liberazione di fattori di crescita, secondo precise sequenze temporali, favoriscono una rigenerazione guidata e fisiologica.
Le sfide ancora da affrontare
Gli autori sottolineano tuttavia alcune sfide ancora aperte: la complessità dell’ambiente orale, caratterizzato da variazioni costanti di pH, temperatura e umidità; la necessità di mantenere la stabilità meccanica dei materiali durante il rilascio dei principi attivi; la valutazione rigorosa della biocompatibilità dei nanocarrier e delle eventuali reazioni tissutali. A questi aspetti si aggiungono la sostenibilità economica della produzione e la necessità di un percorso regolatorio chiaro, che consenta la validazione clinica dei nuovi dispositivi.
Verso l’odontoiatria di precisione
Le prospettive future delineate dagli studiosi sono di grande interesse. L’ingegneria modulare dei materiali smart permetterà di personalizzare il profilo di rilascio in base alle esigenze del paziente. Aprendo la strada alla cosiddetta odontoiatria di precisione. Inoltre, la combinazione con la stampa 3D e le tecnologie digitali consentirà di integrare microstrutture di rilascio direttamente nei restauri o nelle protesi. Trasformandole in dispositivi terapeutici attivi. La ricerca, pubblicata su Advances in Colloid and Interface Science, sottolinea infine come l’unione tra scienza dei materiali, nanomedicina e odontoiatria rigenerativa rappresenti la chiave per sviluppare restauri “vivi”. Capaci, in altre parole, di autoregolarsi e favorire la salute orale a lungo termine.



