Luigi Paglia
Luigi Paglia, direttore scientifico de Il Dentista Moderno

La crescita del contenzioso in ambito sanitario ha prodotto un rinnovato e “necessario” interesse per le problematiche legate alla responsabilità medica e odontoiatrica. Interesse che coinvolge, seppur da versanti diversi, medici, odontoiatri, legali e assicurazioni.
Le problematiche correlate alla responsabilità professionale
in ambito odontoiatrico risultano infatti motivo di dibattito sia sotto il profilo giuridico che medico legale.
Difficile orientarsi per i clinici, giovani e meno giovani, tra complicanze attese e/o previste e a fronte dell’utilizzo di linguaggi difformi e reciprocamente difficili da comprendere.
Devono essere spiegati al paziente numerosi aspetti sia legati alla difficoltà tecnica del trattamento sia alle caratteristiche uniche di ogni paziente; è inoltre fondamentale essere sicuri che siano stati compresi i limiti, vantaggi e svantaggi del trattamento a cui sarà sottoposto.
Quello che per noi deve essere a mio avviso il primo obiettivo è prevenire il contenzioso nella pratica clinica e imparare a gestirlo al meglio una volta che malauguratamente questo sia insorto.
Ne parliamo con Claudio Radice che da oltre quattro lustri si occupa della materia e che “distilla” in poche risposte le conoscenze accumulate in questi anni!
Buona lettura e sereno lavoro a tutti!       

 

 

 

Cos’è davvero il consenso informato?
Claudio Radice
Claudio Radice, medico chirurgo odontoiatra, docente universitario in odontoiatria legale e forense, iscritto all’Albo dei Consulenti Tecnici del Giudice (CTU) presso il Tribunale di Monza, con incarichi anche presso i Tribunali di Milano e Lecco

Il consenso non è una firma su un foglio standard, ma un percorso di comunicazione. Serve a spiegare al paziente, con parole semplici, che cosa faremo, quali benefici ci aspettiamo, quali alternative esistono e quali rischi comporta la terapia scelta. È importante che il paziente capisca anche le conseguenze di un eventuale rifiuto. Un consenso ben fatto rafforza il rapporto di fiducia ed è spesso la miglior forma di “prevenzione” del contenzioso.

Che cosa si intende per “negligenza” in odontoiatria?

La negligenza è una delle forme più frequenti di colpa professionale. Non significa necessariamente “errore tecnico”, ma piuttosto mancanza di attenzione o omissione di passaggi indispensabili: una radiografia non fatta, un controllo mancato, un’anamnesi incompleta. In pratica, si tratta di aver fatto “meno del dovuto”. Nei tribunali viene spesso valutata più severamente di un errore manuale.

Quali sono le principali cause di contenzioso?

Le richieste di risarcimento nascono soprattutto in chirurgia orale e implantologia, dove i rischi sono alti, e in protesi, dove i costi economici sono rilevanti. Tuttavia, la vera scintilla raramente è l’atto medico in sé. Molto più spesso deriva da una diagnosi mancata, da tempi di intervento troppo lunghi o da atteggiamenti poco trasparenti del dentista: non spiegare un insuccesso, minimizzare i problemi, chiedere costi aggiuntivi senza chiarezza.

Se il paziente rifiuta un trattamento?

Il rifiuto non è un dettaglio, va sempre gestito con prudenza. È importante ribadire al paziente le conseguenze possibili e documentare il tutto in cartella clinica. Nei casi più delicati è buona regola inviare una comunicazione scritta, ad esempio una raccomandata, in cui si spiegano i rischi della scelta. Se il trattamento in corso viene interrotto, conviene indirizzare il paziente ad altro collega, così da garantire la continuità delle cure.
Cosa fare in caso di errore durante la cura?
La tentazione di “nascondere la polvere sotto il tappeto” è forte, ma è la scelta peggiore. Al contrario, occorre spiegare subito al paziente cosa è accaduto, indicare le probabili cause e proporre una soluzione. Offrirsi di rimediare, anche gratuitamente o con l’aiuto di un altro specialista, è segno di serietà e tutela il rapporto di fiducia. L’errore può accadere a chiunque, ma la trasparenza fa la differenza tra un disguido risolvibile e un’aula di tribunale.

Perché i pazienti finiscono in tribunale?

Spesso non per il danno in sé, ma per la sensazione di essere stati trascurati, abbandonati o addirittura ingannati. L’atto clinico è solo una parte della vicenda: altrettanto contano la comunicazione, la disponibilità al confronto e la correttezza nei rapporti economici.
Il paziente che percepisce onestà e attenzione tende a perdonare più facilmente un insuccesso, mentre chi si sente preso in giro quasi sempre sceglie la via legale.

Un consiglio ai giovani odontoiatri per evitare guai legali?

La chiave è semplice e complessa insieme: comunicare. Un paziente informato, ascoltato e rispettato è meno incline al contenzioso. Serve tempo per spiegare, pazienza per chiarire dubbi e umiltà per riconoscere i limiti. La medicina legale scatta quando il dialogo si interrompe. Coltivare trasparenza e fiducia non solo riduce il rischio di cause, ma rende anche più sereno l’esercizio quotidiano della professione.

 

Cinque minuti con Claudio Radice. Prevenire il contenzioso - Ultima modifica: 2025-10-03T13:52:50+02:00 da Paola Brambilla
Cinque minuti con Claudio Radice. Prevenire il contenzioso - Ultima modifica: 2025-10-03T13:52:50+02:00 da Paola Brambilla