In un momento storico in cui la sostenibilità ambientale è diventata un’urgenza trasversale a ogni settore, anche l’odontoiatria inizia a interrogarsi sul proprio impatto. Il dottor Giuseppe Massaiu, professionista titolare dei Centri Odontoiatrici Massaiu a Sassari e Nuoro, ha deciso di non rimanere indifferente. Da anni porta avanti un modello di studio dentistico che coniuga qualità delle cure, attenzione al paziente e impegno concreto per la riduzione dell’impatto ambientale. Dall’adozione di materiali biocompatibili a scelte consapevoli nella modalità di interazione con il territorio, la sua visione mette al centro la responsabilità ambientale come valore imprescindibile della professione. In questa intervista ci racconta perché e come l’odontoiatria può -e deve - diventare più sostenibile.

Partiamo dall’inizio: cosa l’ha spinta a porre la sostenibilità al centro della sua pratica professionale?
Tutto nasce dalla mia infanzia: ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente in cui la natura era predominante, tra le montagne della Sardegna. Mio padre, insegnante elementare, nel tempo libero amava prendersi cura di un vigneto e mi ha trasmesso la sua passione. Sono stato anche uno boy-scout, dunque la natura per me ha sempre avuto un valore formativo. Una volta laureato, quando ho aperto il mio studio odontoiatrico, ho cercato di tradurre questa filosofia in una prassi quotidiana. Mi sono chiesto: “Curo i pazienti, ma come posso applicare la mia visione ecologica all’attività che svolgo?”. Innanzitutto, ho desiderato adottare un approccio olistico al paziente, incoraggiando le persone a prendersi cura non solo della salute orale ma anche del proprio stile di vita, dell’alimentazione, della respirazione. Perché la salute, come viene definita dalla OMS, è uno stato di benessere fisico, psichico e sociale, e non la semplice assenza di malattia. C’era però una domanda concreta alla quale non sapevo dare risposta: ragionando in termini di sostenibilità, quanta CO₂ produciamo per alimentare lo studio e le sue attività? Con l’aiuto di un ingegnere bio-ambientale, abbiamo calcolato quante tonnellate di CO₂ emettiamo ogni anno e quanti alberi sarebbero necessari per compensarle. La risposta è stata: 1.400 alberi. Così ho deciso di riqualificare un terreno di famiglia abbandonato, piantando proprio quei 1.400 alberi: roverelle, pini, ulivi e quasi 500 sughere che con la loro semplice presenza bilanceranno le 12 tonnellate di anidride carbonica prodotte dalla attività annuale dello studio per i prossimi 20 anni. È nato così il Green Project, uno straordinario percorso per cambiare la nostra vita a vantaggio dell’ambiente e del Pianeta. Oggi posso finalmente dire che il mio studio ha un impatto ambientale netto nel mondo pari a zero.
In termini pratici, cosa significa gestire uno studio odontoiatrico sostenibile? Ci racconta una sua giornata tipo?
La sostenibilità è legata a tutte le attività che possono diventare a impatto zero. Molti si bloccano davanti all’idea di agire, ma per me ogni piccolo sacrificio è fonte di soddisfazione. Nel nostro studio lavorano circa 50 persone. Il primo passo è stato bandire le bottiglie di plastica. Abbiamo installato quattro fontanelle che erogano acqua depurata che ciascuno di noi può bere utilizzando la propria borraccia. Durante le terapie alla poltrona e in sala d’attesa offriamo ai pazienti solo bicchieri in carta biocompostabile, che costano appena un centesimo in più rispetto a quelli tradizionali. La spesa è irrisoria: serve un cambio di mentalità, non di budget. Abbiamo poi digitalizzato tutta la documentazione: i consensi informati vengono firmati digitalmente, così non c’è più carta da archiviare. Le penne sono in bambù, un materiale naturale completamente riciclabile.
Gli spazzolini che forniamo ai nostri pazienti sono anch’essi in bambù, con setole in carbonio. Collaboriamo con un’erboristeria che produce collutori antisettici naturali a base di erbe che crescono qui, in Sardegna; si tratta di prodotti privi di conservanti, che vengono distribuiti in contenitori di vetro. Infine, da oltre 25 anni non usiamo amalgama d’argento e le nostre protesi sono realizzate in materiali ceramici o comunque innovativi, del tutto privi di metalli inquinanti.
Che ruolo hanno i fornitori in un percorso di sostenibilità? È semplice reperire materiali “green” nel settore dentale?
Non è facile, anche se ultimamente, sull’onda del nostro esempio, alcune aziende si stanno muovendo. All’inizio importavamo i materiali sostenibili direttamente dalla Cina, ma finalmente qualcosa sta cambiando anche da noi. Serve apertura mentale. Se restiamo ancorati al “si è sempre fatto così”, non ci sarà mai evoluzione. Personalmente ripenso spesso alla frase di Baden-Powell, fondatore degli scout: “Cerca di lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hai trovato”. Ecco, molte delle mie scelte nascono da questo pensiero.
La sostenibilità influenza le sue scelte cliniche? Ha mai dovuto rinunciare a soluzioni tradizionali per ragioni ambientali?
No, mai. Cambiando materiali si riesce a ottenere lo stesso risultato. Oggi esistono prodotti alternativi di altissima qualità. Si tratta di strutture molto resistenti, che in alcune situazioni stanno soppiantando la ceramica. Sono in fibra di vetro rinforzata con piccole porzioni di ceramica: sono neutri e garantiscono rigidità, elasticità e capacità abrasiva simile a quella del dente naturale. Offrono ottime prestazioni e, al contempo, un impatto ambientale ridotto.
Come reagiscono i pazienti a questa attenzione per l’ambiente? È un valore percepito anche da loro?
Biosostenibilità e impatto zero sono argomenti ben noti alle persone, ma spesso restano astratti perché non si riescono a toccare con mano. Vedere che qualcuno realmente mette in pratica questi principi rappresenta un messaggio importante. È questo a fare la differenza. I nostri pazienti sono contenti perché capiscono di trovarsi davanti a qualcosa di diverso, e spesso dicono: «finalmente qualcuno che ci pensa».
Gli ostacoli maggiori lungo il percorso?
In realtà non ho incontrato alcun ostacolo significativo, anche perché non ho mai chiesto fondi pubblici né utilizzato denaro proveniente dalla mia azienda: ho sempre investito risorse personali. Una parte dei nostri guadagni va in progetti culturali per migliorare la società. Spesso sono le piccole cose che danno grandi risultati. Per questo finanziamo anche una campagna per la promozione della lettura in Sardegna, gestita da una società no-profit che organizzazioni di libri sul territorio. Credo che la cultura sia la chiave per cambiare davvero la società, per migliorarla. È la cultura che salva e che permette a tutti di vivere meglio.
Esistono normative o incentivi a supporto della sostenibilità negli studi odontoiatrici?
Non che io sappia, altrimenti li avrei utilizzati. Di recente sono stati introdotti alcuni incentivi, per lo più crediti di imposta, per l’acquisto di attrezzature che portino a un miglioramento dell’impatto ambientale, ma nel nostro settore manca ancora una normativa specifica.
Pensa che la sostenibilità ambientale diventerà un nuovo standard nella formazione e nella gestione odontoiatrica?
Purtroppo no, almeno non al momento. La possibilità di cambiamento è ancora legata alla mentalità individuale. Al contrario, la nostra mission e la nostra governance sono arrivate anche all’università. Al nostro modello di attività sono già state dedicate tre tesi universitarie. Attualmente collaboriamo con Alma Mater, Università di Bologna, facoltà di Economia e Management, dove il nostro studio odontoiatrico è stato preso in esame come esempio di responsabilità sociale d’impresa. Siamo certificati ISO 9001, il più alto standard europeo in ambito clinico. Un caso unico nel nostro settore. Questo è diventato oggetto di ricerca: come può uno studio dentistico rispettare questi standard? La nostra è un’impresa, sì, ma sostenibile in ogni aspetto.
Sostenibilità significa anche benessere sociale e personale: come riesce a bilanciare l’impegno ambientale con quello etico e umano verso i suoi collaboratori e pazienti?
Cerco di creare un ambiente in cui tutti abbiano la possibilità di crescere. Una volta al mese lo studio chiude per poter svolgere una giornata di formazione. Lavoriamo sulla comunicazione e sulla crescita personale con il supporto di coach, psicologi e formatori. Analizziamo gli eventuali errori e cerchiamo di capire perché si sono verificati e come evitarli. Questo contribuisce a migliorare il nostro ambiente di lavoro e il benessere dei pazienti.
Quale consiglio darebbe a un giovane odontoiatra?
Deve prima di tutto studiare, imparare, acquisire competenze solide. Magari all’inizio sembrano inutili, ma dopo 5-10 anni faranno di lui un professionista completo.
Il problema è che oggi i ragazzi chiedono solo quanto guadagneranno, mai cosa potranno imparare. La cura delle persone deve essere il primo pensiero. Solo dopo viene il profitto.
Chi ha adottato questa filosofia, oggi è tra i migliori professionisti del settore.
Medico Chirurgo e specialista in Odontoiatria, è titolare dello Studio Massaiu di Sassari, dei Centri Odontoiatrici Massaiu. È perfezionato in Occlusione e Postura in chiave Kinesiologica. È stato uno dei primi allievi del dr. Esposito per la Kinesiologia Odontoiatrica, ha approfondito i concetti della Gnatologia con i dott. Bernkopf e Molina, le terapie corporee in chiave posturale con i dott. Bourdol e Bricot, in chiave emozionale con la dott.ssa Bertelè, la Densofosofia con la dott.ssa Raymond, i concetti nell’Organizzazione Spaziale della bocca con il dr. Mathieu, nel mentre ha studiato le dinamiche emotive mediante l’uso dei Fiori di Bach con la dott.ssa Mjinleef, il Reberthing transpersonale con il dr. Falzoni Gallerani e la psicologia dei colori con il dr. Camattari. Ha pubblicato su riviste del settore in Italia ed è insegnante e relatore oltre che fondatore del gruppo di studio AUGEO (Cresciamo Insieme), fucina di idee e condivisione sia nella Psicodonzia che in svariati modi inconsueti nella cura della bocca e della persona secondo la Odontoiatria Biologica e Olistica.

