Un team di ricercatori dell’Università di Sichuan, in Cina, ha recentemente condotto un’approfondita revisione sistematica sul ruolo della salute orale nella prevenzione della fragilità tra gli anziani. Lo studio, guidato da Mengxue Zhang e colleghi, indaga l’associazione tra il numero di denti naturali e il rischio di fragilità fisica. I risultati mostrano un legame chiaro: meno denti significa maggiore vulnerabilità.
Uno studio condotto su larga scala
L’obiettivo principale era comprendere se e quanto la perdita dentale possa influenzare la comparsa della fragilità. I ricercatori hanno analizzato 25 studi osservazionali per un totale di 36.406 partecipanti. Raccogliendo le informazioni da banche dati internazionali come PubMed, Web of Science, Embase e Cochrane Library. Per garantire l’affidabilità degli articoli inclusi, i ricercatori hanno utilizzato la scala di valutazione Newcastle-Ottawa.
I risultati osservati
La meta-analisi ha rivelato che avere 20 denti o meno quasi raddoppia il rischio di essere fragili. Questa correlazione è particolarmente evidente in alcuni Paesi: in Giappone il rischio è tre volte più elevato, seguito da Cina, Regno Unito e Stati Uniti e altri Paesi. Inoltre, l’associazione si è mantenuta significativa indipendentemente dal disegno dello studio, dal contesto geografico o dallo strumento usato per misurare la fragilità. Ciò indica che la perdita dentale è un fattore di rischio trasversale e indipendente da altri fattori.
Le implicazioni per gli odontoiatri
I risultati sottolineano l’importanza di conservare i denti naturali il più a lungo possibile. Gli odontoiatri giocano un ruolo chiave nella prevenzione geriatrica. Dovrebbero promuovere la salute orale, non solo come obiettivo funzionale o estetico, ma anche come fattore protettivo contro la fragilità fisica. Occorrerebbe inoltre rafforzare la collaborazione tra dentisti e medici geriatri. Interventi precoci, educazione del paziente e programmi di igiene orale personalizzati potrebbero infatti contribuire a migliorare la salute sistemica degli anziani. Come sottolineano gli autori di questo studio, pubblicato su Aging Clinical and Experimental Research.


