Il mondo dell’odontoiatria è sempre più rosa, come certifica la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri: un dato positivo, tuttavia non privo di criticità, che emergono puntualmente con la maternità, tutelata per legge, ma non abbastanza, come spiegano le professioniste intervistate.
Arrivano dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) i dati sulla presenza femminile nel mondo medico e odontoiatrico. Presenza che sta progressivamente crescendo (vedi Tabella 1), anche più di quanto indicato dai numeri stessi, come peraltro precisa Fnomceo, considerando il fatto che i dati complessivi sono viziati dalla presenza dei professionisti più anziani (perlopiù maschi) che, pur non esercitando più la professione, sono comunque rimasti iscritti all’Albo, restituendo un quadro della realtà un po’ alterato.

Tabella 1 – Iscritti all’Albo Odontoiatri per fascia d’età e genere
Anno Uomini Donne Uomini

 

60-64

Donne

 

60-64

Uomini

 

40-44

Donne

 

40-44

Uomini

 

25-29

Donne

 

25-29

2020 23.180 12.932 1.638 371 3.073 2.313 1.709 1.578
2022 24.405 14.006 2.210 613 2.729 2.185 1.682 1.627
2024 25.304 14.997 3.032 976 2.502 2.013 1.447 1.434

Fonte: Ced-Fnomceo

 

In ogni caso, che la professione medica e odontoiatrica viri ormai al rosa è una certezza. Almeno quanto il calo demografico registrato negli ultimi anni nel nostro Paese. Incrociando queste due tendenze, è legittimo, se non doveroso, compiere una riflessione sulla condizione delle donne nel settore odontoiatrico e su quanto possa incidere l’esperienza della maternità in questa professione già di per sé impegnativa e complessa.
Con questa idea, abbiamo incontrato alcune odontoiatre alle quali abbiamo chiesto di raccontarci la loro esperienza, scoprendo, tra l’altro, quello che già si sa da tempo e che è persino imbarazzante ricordare, cioè che le donne, per poter svolgere serenamente la propria attività professionale, sono costrette a pagare un prezzo molto più alto degli uomini.

In equilibrio tra lavoro e vita privata

Stefania De Giorgio, odontoiatra specialista in ortognatodonzia e odontoiatria pediatrica

Se da una parte ci sono i numeri a raccontare una professione sempre più femminile, numeri che però non dicono nulla sulle difficoltà di conciliare la vita professionale con l’esperienza della maternità, dall’altra ci sono le storie delle odontoiatre, come quella di Stefania De Giorgio, odontoiatra specialista in ortognatodonzia e odontoiatria pediatrica e madre di Giacomo, 5 anni e di Beatrice, due anni e mezzo. «Mi piace tanto la mia professione», racconta De Giorgio, oggi titolare di uno studio nel centro di Milano, «ma mi piace anche essere mamma, sebbene non sia facile conciliare le due cose: è necessaria una buona organizzazione. Per fortuna, ho avuto due belle gravidanze che mi hanno consentito di lavorare sino a due settimane prima del parto. I problemi sono sopraggiunti subito dopo, perché nel nostro settore non possiamo assentarci troppo a lungo: i colleghi e i pazienti ci reclamano subito, non vogliono essere curati da altri. Per loro, sarei dovuta rientrare due settimane dopo, il che era impossibile». Purtroppo, la libera professione non contempla la maternità com’è invece prevista per i dipendenti, nel pubblico e nel privato, e questo va a discapito della neomamma e del bambino.
«Durante la gestazione sono stata molto attenta a non esporre me stessa e dunque anche il bambino a rischi biologici, che nell’ortodonzia sono comunque più limitati. Non ho potuto utilizzare le tecniche di sedazione cosciente con il protossido d’azoto, perché l’inalazione anche di piccole quantità residue di questo gas, respirato dal paziente attraverso la mascherina, può essere pericoloso per lo sviluppo del feto: alcune volte, dunque, ne ho fatto proprio a meno, in altre ho chiesto aiuto ai colleghi».
D’altronde, anche stare semplicemente seduti, ma a lungo e in posizioni già di per sé un po’ scomode, non è molto salutare per chi è in gravidanza, soprattutto nell’ultimo trimestre. «Io personalmente non ho avuto problemi, ma so di colleghe, con gravidanze difficili, che hanno dovuto smettere di lavorare proprio per questo, con tutte le conseguenze del caso». Conseguenze che riguardano, nell’immediato, la sfera economica, ma anche, in alcuni casi, purtroppo più frequenti di quanto si immagini, il rischio di perdere la collaborazione in essere.

In Italia, di fatto, uno degli aiuti più validi su cui può fare affidamento una famiglia dopo la nascita del bambino è quello dei nonni, per chi ce li ha e a patto che non siano troppo distanti. «Per me sono stati fondamentali», ammette De Giorgio, che però riconosce anche l’importanza di riconsiderare le priorità, trovando il giusto compromesso tra il lavoro e la cura dei figli, sapendo che i bambini hanno certi bisogni a cui non possono rinunciare e che una donna realizzata sul lavoro, d’altra parte, è una mamma più forte e determinata a svolgere i suoi compiti. «Quando torno a casa, stanca ma contenta per com’è andata la mia giornata in studio, soprattutto adesso che sono diventata titolare insieme con due amiche e colleghe, Silvia Friuli e Sara Colombo, i miei figli se ne accorgono e se ne compiacciono. Così cerchiamo di valorizzare al meglio il tempo che trascorriamo insieme».

Conciliare il lavoro di odontoiatra con la maternità è possibile, un po’ faticoso, ma possibile. «Mi piacerebbe che le donne si convincessero di questo. Tuttavia, credo sia necessario anche apportare dei cambiamenti nel nostro settore, a partire dall’orario di apertura degli studi dentistici: nel nostro, per esempio, non si va mai oltre le 18:30. Per introdurre queste novità, però, bisogna educare il paziente e fargli capire che anche noi odontoiatre, proprio come loro, abbiamo una famiglia e una vita privata da preservare».

Dalla maternità, una spinta verso la semplificazione

Francesca Bellincioni, odontoiatra di Milano specialista in ortognatodonzia

Anche Francesca Bellincioni, odontoiatra di Milano specialista in ortognatodonzia, è madre di due bambini: Gioberto, nato nel 2017 e William, nato due anni più tardi. «Ho avuto due gravidanze completamente diverse, una facile, l’altra difficile. Per la prima non ho avuto alcun problema anche dal punto di vista lavorativo, mentre per l’altra mi sono dovuta assentare dallo studio abbastanza a lungo: la mia fortuna è stata quella di lavorare nell’ambulatorio di famiglia, ma non è così per tutte. Nel nostro lavoro, infatti, il problema principale, oltre a quello dell’orario di lavoro molto prolungato che rende difficile un rientro immediato dopo il parto, è trovare un sostituto di fiducia che svolga bene il proprio compito, ma non solo. So di colleghe che dopo i cinque mesi di maternità canonici, quelli garantiti dall’Enpam che eroga un assegno mensile pari all’80% di quanto dichiarato nell’ultimo anno fiscale, hanno perso la consulenza perché nel frattempo lo studio si era organizzato diversamente. E quando questo accade, è un danno non solo meramente economico, ma soprattutto professionale, perché significa perdere i pazienti che si conoscono da tempo e per i quali sono stati improntati particolari piani di cura. Senza l’aiuto di mio padre, credo che anch’io, soprattutto dopo la seconda gravidanza, avrei perso tutto, perché purtroppo questo è quello che accade di frequente a chi non può contare sullo studio di famiglia che, com’è ovvio, offre maggiori garanzie». La speranza è che le donne, nel prossimo futuro, proprio sulla scia delle difficoltà vissute sulla propria pelle, sappiano proporre un nuovo modello organizzativo, basato sulla cooperazione e non sulla competizione, per di più senza regole: sarà così?
«Non lo so», dice Bellincioni, «me lo auguro. Di sicuro con le mie due collaboratrici, che sono un po’ più giovani di me e alle quali auguro di avere dei figli, perché averli è una cosa bellissima, cercherò di replicare quello che è stato fatto nei miei confronti. Rispetto agli orari, da quando ho i bambini non lavoro più il sabato e comunque anche l’orario settimanale è ridotto, perché l’ultimo appuntamento è fissato alle 18. Già mio padre, forse perché di figlie ne ha avute quattro, aveva impostato lo studio così e io ho mantenuto la tradizione, con qualche eccezione per ottimizzare altri miei impegni professionali da quando opero anche all’ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano come libera professionista e come professore a contratto all’Università degli Studi di Milano». Essere donna, odontoiatra e madre è faticoso, ma possibile, «purché il proprio compagno non sia un odontoiatra», ironizza Bellincioni. «Mio marito si occupa di altro e sono contenta così, perché altrimenti finiremmo per portarci il lavoro a casa». Secondo Bellincioni, forse saranno proprio le donne a proporre un modo diverso di lavorare, spinte dal desiderio, nonché dalla necessità di coniugare al meglio il lavoro con gli impegni familiari, «ma solo se in futuro si riuscirà a semplificare un po’ gli aspetti gestionali dello studio, perché adesso», conclude Bellincioni, «sono davvero molto onerosi».

Fiducia e deontologia professionale a supporto della maternità

Martina Gangale, igienista dentale, psicologo clinico e docente presso l’Università degli Studi dell’Insubria

 

Sono due le azioni concrete che una donna odontoiatra dovrebbe mettere in atto per farsi trovare pronta alla vigilia di una gravidanza: imparare a convivere con l’incertezza che caratterizza la libera professione e costruire relazioni di fiducia con i titolari di studio o con i propri collaboratori, basate più sulla relazione interpersonale che non sul rapporto di lavoro in sé. Almeno questo è il pensiero di Martina Gangale, che per riflettere sui termini «donna, odontoiatra e madre» porta la propria esperienza professionale di igienista dentale, ma anche di psicologo clinico, professioni che esercita come libera professionista, oltre che come docente presso l’Università degli Studi dell’Insubria. «Odontoiatri e igienisti dentali», spiega, «sono accomunati dal fatto di esercitare una libera professione, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che questo comporta. Per una donna, le cose sono comunque più complicate, se non altro per quanto riguarda la gravidanza e la maternità». Due, in questo frangente, secondo Gangale, sono i timori che possono manifestarsi. «Di solito c’è una preoccupazione di ordine economico, dovuta al fatto che la maternità, al di là di quello che garantiscono le casse previdenziali e di assistenza, espone le donne lavoratrici a costi sociali, cioè al rischio di non riuscire a coniugare le esigenze lavorative ed economiche con quelle della prole. C’è poi il timore di perdere la collaborazione, cioè di essere sostituite. Per queste ragioni, credo che la migliore risposta a queste paure, legittime e giustificate, sia nella volontà di coltivare relazioni di collaborazione basate sulla reciproca fiducia. Coltivare rapporti continuativi e cristallizzarli nel tempo con rispetto reciproco e professionalità condivisa può essere una strategia vincente, perché reciprocamente ci si rende conto che si è preziosi l’uno per l’altro. In altre parole, si è certi della volontà reciproca di voler recuperare il rapporto lavorativo dopo la gravidanza: evento così non più concepito come una minaccia per entrambe le parti, ma come un momento del ciclo di vita di una professionista, di cui essere felici».
Il secondo elemento su cui si dovrebbe operare, secondo Gangale, riguarda la sfera etica, morale e deontologica. «Considerando che l’etica si riferisce ai valori fondamentali generali dell’individuo, la morale al modo in cui questi valori sono vissuti concretamente e la deontologia ai valori applicati alla professione, chi riesce a esercitare etica, morale e deontologia facendoli collimare in un’unica via, cioè personificando dei comportamenti retti da valori giusti, nel rispetto reciproco delle parti, diviene sicuramente una risorsa per sé e per gli altri, e quindi non può temere, né essere d’ostacolo alla gravidanza». Per tali ragioni, riflettere su questi temi può essere un’opportunità per tutti, lascia intendere Gangale, «anche e in particolare per il settore dentale, dove tra gli odontoiatri la presenza delle donne sta controbilanciando la rappresentanza maschile; mentre quella degli uomini, in aumento tra gli igienisti dentali, sino a ieri professione quasi esclusivamente femminile, può essere d’aiuto anche per rendere i nostri luoghi di lavoro più giusti ed equi per tutti».

La maternità, un evento da tutelare e promuovere anche fuori dallo studio

Raffaella Docimo, professore ordinario di Malattie odontostomatologiche Direttore della Scuola di specializzazione in Odontoiatria Pediatrica presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Il mondo del lavoro non fa sconti a nessuno, tanto meno alle professioniste che hanno scelto di concepire o a quelle con figli ancora piccoli e bisognosi di cure e di attenzione. «È certamente uno dei temi oggi più attuali», dice Raffaella Docimo, professore ordinario di Malattie odontostomatologiche presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, dove è Direttore della Scuola di specializzazione in Odontoiatria Pediatrica. «La natalità è oggi un’emergenza e i Paesi come il nostro, dove il tasso di occupazione femminile è più basso rispetto agli altri, sono caratterizzati dal tasso di fecondità minore, che ha fatto registrare un nuovo minimo storico delle nascite, ormai al di sotto delle 400.00 unità nel 2023. I motivi sono diversi, fra questi la difficoltà di conciliare la vita familiare con quella professionale. E se è vero che la professione odontoiatrica permette un impegno e un’organizzazione autonoma, è anche vero che essere mamma, “multitasking”, avere un ruolo centrale all’interno della famiglia ivi compreso la gestione dei genitori anziani, è difficile a prescindere dalla attività odontoiatrica stessa. Se penso alla mia esperienza di madre di tre figli, avuti a distanza di un anno uno dall’altro, non posso non ricordare le difficoltà dovute al carico di lavoro familiare e professionale. Dopo i parti, ho cercato di riprendere nel più breve tempo possibile, spinta dalla forte motivazione che ho sempre avuto nei confronti del mio lavoro.
Non è stato facile, ma sono stata fortunata nell’aver potuto realizzare gli obiettivi che mi ero riproposta di raggiungere. Non per tutti è così. Essere mamma è una scelta e come tale un diritto da rispettare e ancor più da privilegiare. In un mondo ideale, oltre la previsione di esoneri contributivi in favore dei datori di lavoro che assumono donne, andrebbero creati percorsi agevolati e dedicati alle donne che si impegnano nella vita professionale, incrementati e potenziati i servizi di supporto, per consentire loro di lavorare per esempio in associazione, affinché anche il patrimonio costruito con sacrificio e rinunce nel tempo non vada disperso. Se guardiamo i numeri, nel nostro Paese, una donna su cinque lascia il lavoro a seguito della maternità, proprio per le difficoltà di poter conciliare le esigenze di vita con l’attività lavorativa».

 

I diritti sulla maternità, sanciti dalla legge

Quali sono e come esercitarli, lo abbiamo chiesto a Maria Teresa Garbarini, Avvocato Cassazionista del Foro di Milano e autrice per Il Dentista Moderno.

Avvocato Garbarini, come descriverebbe il grado di tutela delle donne che esercitano la professione odontoiatrica o quella di igienista dentale, in relazione alla gravidanza e alla maternità?

«Indubbiamente negli ultimi anni abbiamo assistito a una maggiore attenzione, da parte dei Governi, alla maternità e a tutto ciò che potesse risultare connesso a tale sfera. Penso al mondo del lavoro subordinato, che ha visto l’introduzione di notevoli garanzie a tutela non solo del bambino, ma anche del conseguente ruolo genitoriale, con leggi di bilancio sempre più favorevoli al riconoscimento di alte percentuali stipendiali, tali da favorire il ricorrere alla richiesta di congedo parentale, usufruibile dalla madre così come dal padre, per poter soddisfare le necessità dei minori, di cura e di affetto e non necessariamente connesse a motivazioni sanitarie».

In questo ambito, su quali strumenti previdenziali e assicurativi possono contare le donne che lavorano nel settore odontoiatrico?

«Al di là dei prodotti assicurativi, che più che altro esistono sotto forma di rimborsi delle spese sostenute per esami e indagini cliniche, si è cercato di agevolare la maternità da un punto di vista previdenziale. Le nostre future mamme odontoiatre ed igieniste dentali avranno, quindi, nell’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri (ENPAM) e nell’Istituto nazionale della previdenza sociale – Gestione Separata (INPS), una mano tesa che consentirà loro di astenersi dal lavoro senza con questo rinunciare alle entrate. Di più. Le mamme odontoiatre potranno comunque (ovviamente laddove la salute non difetti) lavorare anche nel periodo previsto di astensione obbligatoria (solitamente due mesi prima del parto e tre mesi dopo lo stesso), dal momento che ENPAM non vincola l’indennità all’astensione lavorativa. Non così le mamme igieniste che invece, in quei cinque mesi di astensione obbligatoria, non potranno che pensare solo a come rendere più bello l’arrivo del piccino».

Rispetto alla sicurezza sui luoghi di lavoro, c’è qualche raccomandazione che è bene fare al titolare di studio per tutelare la salute delle collaboratrici donne, in gravidanza, per esempio dal rischio biologico, ma anche per non rischiare di incorrere in possibili contenziosi causati da incidenti durante l’esercizio della professione? Ce ne sono stati in passato?

«Anche la sicurezza sui luoghi di lavoro ha (giustamente) avuto un occhio di riguardo nei confronti delle lavoratrici madri e dei loro nascituri. Ovviamente, la tipologia di lavoro che ci occupa non dovrebbe ricomprendere circostanze che prevedano sollevamento di pesi o trasporto di mezzi/persone (specificamente individuate dal Testo Unico sulla maternità e paternità, L. 151/2001). Esistono però situazioni di rischio, quali, appunto, quello biologico e quello chimico, incompatibili con la gravidanza: si pensi al toxoplasma o al virus della rosolia o al rischio chimico legato al piombo e suoi derivati, nella misura in cui questi agenti possono essere assorbiti dall’organismo umano. É fatto divieto, inoltre, al Datore di Lavoro (che, ai sensi del Testo Unico sulla sicurezza sul Lavoro – D.Lgs. 81/2008 ricomprende anche il Titolare di Studio che abbia con la futura mamma solo un rapporto collaborativo, senza subordinazione e/o dipendenza) adibire le donne in gravidanza ad attività che potrebbero comportare un rischio per il feto, quanto a radiazioni ionizzanti. Quindi, compito del Datore di Lavoro è redigere un DVR (documento per la valutazione dei rischi, ndr) che preveda tali ipotesi. Obbligo delle gestanti è immediatamente riferire del proprio stato al Datore di Lavoro».

Per concludere, come avvocato, ma anche come madre, qual è il suo auspicio per il futuro di questo comparto che negli ultimi anni ha visto crescere la presenza femminile?

«La strada intrapresa è quella giusta: al di là della consueta astensione lavorativa dei cinque mesi (per i lavoratori autonomi gestiti da Casse, non obbligatoria ma possibile), c’è nel Legislatore un’attenzione sempre maggiore a creare il giusto bilanciamento tra lavoro e maternità/paternità. Sicuramente migliorabile, è comunque già ottima cosa rispetto a quanto previsto in argomento qualche decennio fa. Seppur capo di me stessa, quindi senza rapporti di subordinazione e/o collaborazione, ricordo con un sorriso il giorno in cui è nato il mio bambino… la mattina nelle Aule del Tribunale, la sera in Clinica Mangiagalli in attesa di quello sguardo che mi avrebbe rubato l’anima…».

Odontoiatra e neomamma, quali prospettive e tutele? - Ultima modifica: 2025-07-11T10:54:24+02:00 da K4
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