Tra libera professione e società scientifiche

Le società scientifiche, nel definire lo stato dell’arte dell’odontoiatria, hanno un ruolo apprezzabile anche per il libero professionista…
Non c’è dubbio, basti pensare all’importanza delle raccomandazioni cliniche nate anche grazie al supporto delle società scientifiche: non sono solo uno strumento di tutela per il paziente, sono anche un ausilio per contrastare efficacemente la concorrenza sleale di chi, applicando le regole del marketing e del low cost, propone un’odontoiatria di bassa qualità. La SIE, ad esempio, in collaborazione con l’Accademia italiana di conservativa e l’Accademia italiana di endodonzia, ha promosso il “progetto diga” con il quale intende favorire l’uso di questa metodica che permette di ottenere migliori risultati sul piano clinico. Definire in maniera più oggettiva possibile la pratica odontoiatrica, per il libero professionista significa poter disporre di un’arma molto efficace.

A proposito di armi e di strumenti a disposizione dell’odontoiatra, il microscopio è uno di questi, così importante da aver stimolato la nascita di un’altra società scientifica, l’Accademia Italiana di Odontoiatria Microscopica…
È un’associazione nata quasi vent’anni fa. All’inizio era solo un gruppo di studio: ne facevano parte Gabriele Pecora e Franco Dal Pont, i veri fondatori di questa società che si è poi costituita formalmente nei primi anni ’90: sono tra i soci fondatori dell’AIOM e ho avuto anche la soddisfazione di esserne presidente. La società di odontoiatria microscopica mette insieme tutti gli odontoiatri, soprattutto gli endodontisti conservatori, che utilizzano il microscopio, uno strumento che aumenta la qualità delle prestazioni in maniera impressionante. I soci attivi sono 120, è un settore un po’ di nicchia perché paradontologi e protesisti ancora non si convertono pienamente all’uso di questo apparecchio.

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Perché? È un problema di costi o di mentalità?
Entrambe le cose. Il fatto è che se nell’endodonzia i riscontri pratici si vedono immediatamente, perché i canali non individuabili a occhio nudo è invece possibile vederli al microscopio, in protesi e parodontologia i riscontri non sono così palesi. Inoltre, per cominciare a lavorare con il microscopio bisogna sottoporsi a un training di almeno sei mesi, un tempo che non tutti gli odontoiatri già attivi sono disposti a dedicare. I giovani sono senza dubbio quelli più portati e meglio disposti ad avvicinarsi a questo strumento. Me ne rendo conto incontrandoli ai corsi di aggiornamento che organizzo privatamente: messi di fronte al microscopio scoprono un mondo nuovo e ne restano entusiasti.

Parliamo un po’ dei pazienti: sono una risorsa per l’odontoiatra, ma a volte costituiscono un problema. È così?
Sì, se pensiamo che ancora oggi in Italia i cittadini nel pensare all’odontoiatra lo considerano un evasore che si arricchisce in modo improprio e non un professionista sanitario come in qualunque altra parte del mondo. Con questi presupposti è difficile stabilire un contatto. È anche per questa ragione che nel sito web della Società italiana di endodonzia abbiamo predisposto una serie di pagine dedicate al paziente e un servizio che permette di ottenere informazioni sui soci attivi della SIE.

Come è stato accolto dai pazienti questo servizio?
Bene, abbiamo già i primi riscontri che sono positivi. D’altronde per i pazienti è una garanzia in più sapere che lo specialista a cui ci si affida è un professionista preparato che per accedere alla nostra società scientifica ha sostenuto e superato un esame che ne certifica lo standard di qualità. Anche il professionista è avvantaggiato: sapendo che il paziente è già preparato sull’argomento, può concentrarsi meglio sull’illustrazione dei piani di trattamento.

Per concludere, cosa vede nel futuro dell’odontoiatria?
Vedo grandi cambiamenti, anche sul fronte dell’offerta dei servizi. In Inghilterra, Francia e Germania, ad esempio, si è cercato di offrire ai cittadini le prestazioni essenziali, cosa che purtroppo in Italia non è stato fatto, con il risultato che una fetta considerevole della popolazione non riesce ad accedere alle cure odontoiatriche. L’odontoiatria di domani dovrà confrontarsi anche con questo problema. Per ora in Italia abbiamo una grande crisi economica che si ripercuote anche sull’odontoiatria, a tal punto che alcuni colleghi sono costretti, per trovare lavoro, a emigrare in Inghilterra dove c’è una forte richiesta di odontoiatri.

Tra libera professione e società scientifiche - Ultima modifica: 2013-03-14T14:19:16+00:00 da Redazione

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