Tecniche di riapertura implantare

Negli ultimi anni, in ambito implantologico si è assistito a un forte sviluppo dei protocolli chirurgico-protesici. Già attualmente il clinico ha spesso la possibilità di assicurare al paziente la protesizzazione precoce degli impianti. In alcuni casi selezionati, poi, è addirittura possibile effettuare riabilitazioni a carico immediato. Ciò detto, in moltissimi casi, il clinico sceglie ancora di attenersi a protocolli più aderenti alle metodiche originarie di Branemark, lasciando che i processi di guarigione e di osteointegrazione avvengano con l’impianto in posizione sommersa.

L’impiego di un protocollo di questo tipo richiede naturalmente un secondo step chirurgico, ovvero la scopertura dell’impianto stesso.

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La cosiddetta “estetica rosa”, ovvero l’interfaccia tra le componenti implanto-protesiche e i tessuti molli di rivestimento, fondamentale anche ai fini dell’igiene domiciliare, ha acquisito grande importanza ai fini del successo a lungo termine. Diversi Autori sottolineano come il protocollo chirurgico venga influenzato fortemente dalla quantità di tessuti molli a disposizione e, in particolare, dalla quota di mucosa cheratinizzata. Dall’altra parte, alcuni osservano come sia proprio la tecnica di riapertura a permettere, in alcuni casi, la gestione e il perfezionamento di tali tessuti.

Verranno ora illustrate alcune delle metodiche di scopertura implantare, con particolare riferimento a come, ad esse, possano essere addizionati interventi sui tessuti di rivestimento.

Tecnica a punch nella riapertura implantare 

Viene impiegata qualora sia presente un’adeguata banda di mucosa cheratinizzata circonferenziale all’impianto (almeno 1 mm) e non ne sia richiesto l’aumento sul versante vestibolare. In tali casi, è sufficiente eseguire un’incisione circolare dello stesso diametro della cover screw e rimuovere tale porzione di mucosa. L’intervento può essere condotto a mano libera o con l’ausilio di un bisturi punch monouso.

Tecnica roll flap nella riapertura implantare 

Tecnica molto diffusa, introdotta da Abrams nel 1980 e modificata da Scharf e Tarnow nel 1992; è indicata nei casi in cui, per quanto sia presente la banda di cheratinizzata, sia comunque preferibile aumentarne lo spessore sul lato vestibolare. Prevede l’allestimento di un lembo ad U lungo i margini interprossimali e palatale/linguale dell’impianto. Questo viene successivamente disepitelizzato ed imbustato vestibolarmente. L’intervento viene completato assicurando il lembo con una sutura a fionda interna e con punti semplici i tessuti intorno alla vite di guarigione.

Video updated on Youtube by Ioannis Vergoullis

Tecnica a lembo avanzato vestibolarmente nella riapertura implantare 

Opzione solitamente impiegata nell’arcata superiore. Vengono eseguite due incisioni primarie, circa parallele, ai lati dell’impianto (o degli impianti), con estensione pari a circa 3 mm lungo il versante palatale. Queste vengono riunite con un’incisione orizzontale. Il lembo viene scollato (con la contestuale scopertura degli impianti) e fissato vestibolarmente alle viti di guarigione, con punti singoli interrotti e suture a fionda. La metodica prevede una prolungata guarigione e maturazione dei tessuti molli.

Video updated on Youtube by dimitris exarchos

Tecnica di preservazione dei tessuti nella riapertura implantare 

A livello mandibolare, nel caso sia presente una stretta banda di cheratinizzata (sotto i 4 mm) in corrispondenza della cresta, questa viene incisa a livello mediano e splittata. I due margini vengono quindi riposizionati vestibolarmente e lingualmente a 2-3 mm di distanza dal margine degli impianti.


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Tecniche di riapertura implantare - Ultima modifica: 2017-03-28T07:42:41+00:00 da redazione

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