Apnee ostruttive del sonno e bruxismo notturno, come fare la diagnosi

Domenico Viscuso
Domenico Viscuso, responsabile del Centro Dolore oro-facciale e di Odontoiatria del sonno presso la Clinica odontoiatrica dell'Università degli studi di Cagliari

Per compiere una diagnosi corretta della sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas o Osa) e del bruxismo del sonno, due patologie importanti, spesso correlate tra loro e in forte crescita nei Paesi industrializzati, è necessario rifarsi ai criteri condivisi dalla comunità scientifica.

“Innanzitutto, è bene sapere”, spiega Domenico Viscuso, responsabile del Centro Dolore oro-facciale e di Odontoiatria del sonno presso la Clinica odontoiatrica dell’Università degli studi di Cagliari, “che esiste una comorbidità fra apnee ostruttive del sonno e bruxismo del sonno.

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Le apnee ostruttive del sonno, che colpiscono anche i bambini, nell’ultima Classificazione Internazionale dei Disturbi del Sonno (ICSD-3/2014) compaiono fra i disturbi del respiro correlati al sonno, mentre il bruxismo del sonno è classificato nella ICSD-3 fra i disturbi del movimento correlati al sonno“.

Osas, tre tipologie di respiro

“Nelle Osas, secondo la Aasm, American academy of sleep medicine “, spiega Viscuso, “si riconoscono tre tipi di eventi respiratori correlati: le apnee, definite come una interruzione completa o quasi del respiro per almeno 10 secondi, associata spesso ad arousal; le ipopnee, caratterizzate da una riduzione parziale del respiro associata ad una desaturazione di ossigeno del 3-4 % della linea base o ad  arousal; le Rera (Respiratory effort related arousal), cioè una riduzione del flusso di aria con un aumento dello sforzo inspiratorio che non soddisfa i criteri di apnea o ipopnea associato ad arousal”.

Non sono ancora chiare del tutto le correlazione fisiopatologiche fra i due tipi di disturbi del sonno, sottolinea Viscuso, anche se, come hanno riscontrato i clinici, in entrambi intervengono gli arousal corticali.

Una patologia correlata ad altre patologie

“La classificazione attualmente utilizzata per la diagnosi di Osa è l’indice di Apnea ipopnea (Ahi)”, spiega Viscuso, “che misura il numero di apnee e ipopneee per ora di sonno, mentre l’indice di Disturbo respiratorio del sonno (Rdi) misura il numero di apnee, ipopnee e Rera per ora di sonno. Poiché, come premesso, Osa e bruxismo del sonno presentano una comorbidità, spesso il dentista di trova a trattare un paziente affetto da entrambi i disturbi”.

Disturbi che non solo presentano una prevalenza alta nella popolazione, ma rappresentano anche un fattore di rischio importante per la salute generale delle persone che ne sono affette.

“Basti pensare alle ormai note e dimostrate correlazioni fra le Osas e le malattie cardiovascolari e metaboliche“, dice Viscuso, “ma anche agli effetti negativi sulle funzioni cognitive, sulla vigilanza e sulla sonnolenza diurne.

Questi ultimi aspetti hanno fatto sì che la recente normativa sulle patenti di guida indichi che i soggetti affetti da apnee con sonnolenza diurna non possono conseguire o rinnovare la patente se non dimostrano di avere  un adeguato trattamento, fra cui rientra anche il Mad (Mandibular advancement device, l’apparecchio di avanzamento mandibolare), e una dimostrata aderenza al trattamento”.

I costi sociali di questa patologia

L’Osas è un tema di grande interesse per l’odontoiatra, anche alla luce del recente studio nato dalla collaborazione tra il Ministero delle infrastrutture e Trasporti e l’Università degli studi di Genova, che ha coinvolto 11mila autotrasportatori italiani, la più ampia popolazione italiana mai studiata prima d’ora. Dall’indagine, durata due anni (2016-2017) è emerso che il 55% del campione è a rischio di OSA, mentre dagli altri dati in possesso dai ricercatori si è osservato che i soggetti con sospetta OSA presentano un rischio 7 volte superiore di avere scarse performance lavorative, dovute alla sonnolenza che li espone anche a un rischio doppio di incorre in “quasi incidenti”. L’altro dato, supportato dall’American academy of sleep medicine, riguarda i costi da mancata prevenzione, diagnosi e terapia dell’Osa: se in Italia i potenziali pazienti, che secondo le stime sono circa 6 milioni, venissero adeguatamente trattati, si potrebbe generare un risparmio collettivo di oltre 15 miliardi di euro.

Il bruxismo del sonno, l’altra faccia della medaglia

Anche il bruxismo del sonno è un disturbo che preoccupa, soprattutto il dentista poiché usura i denti, le ricostruzioni conservative e protesiche e rappresenta un co-fattore causale dei disordini temporo-mandibolari. “Poiché è associato agli arousal corticali del sonno”, spiega Viscuso, “riduce la qualità del sonno e, secondo recenti indicazioni, potrebbe anche essere causa di eccessiva sonnolenza diurna”.

La diagnosi di bruxismo del sonno

Secondo la American academy of sleep medicine, il Bruxismo del sonno è definito come “una attività orale caratterizzata da serramento e/o digrignamento dei denti durante il sonno, usualmente associato ad arousal”.

I criteri diagnostici“, spiega Viscuso, “rimandano a regolare presenza di rumori di digrignamento dei denti durante il sonno associata o a eccessiva usura dei denti compatibili con la attività di digrignamento o a dolore/fatica ai muscoli masticatori e/o blocco delle Atm (Articolazioni temporo-mandibolari) al mattino”.

Per la diagnosi certa, però, ricorda Viscuso, è necessaria la polisonnogafia completa con registrazione della attività dei masseteri e con segnale audio-video.

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Apnee ostruttive del sonno e bruxismo notturno, come fare la diagnosi - Ultima modifica: 2018-03-20T09:33:17+00:00 da Pierluigi Altea

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