Scelte cliniche razionali ed elevata manualità

Professor Scotti, in una riabilitazione protesica qual è in generale il contributo apportato dall’odontotecnico?

Il risultato clinico longitudinale di una riabilitazione protesica è legato, in percentuali pressoché equivalenti, all’odontoiatra e all’odontotecnico. Infatti, alla corretta scelta del piano di trattamento e alla puntuale esecuzione del clinico devono corrispondere caratteristiche di assoluta precisione e di elevato senso estetico del manufatto di laboratorio. L’esito del nostro lavoro dipende per una parte rilevante dall’operato dell’odontotecnico che lavora sì sotto la nostra guida, seguendo le nostre prescrizioni, ma con tecnologie e abilità tecniche di altissimo livello che solo uno specialista può possedere.

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È una consapevolezza diffusa tra gli odontoiatri?

Purtroppo non sempre; spesso il clinico è convinto che il suo lavoro abbia un peso assoluto rispetto a quello dell’odontotecnico, anche in ragione della responsabilità che il professionista si assume nei confronti del paziente. In realtà, la realizzazione di una protesi comporta l’impiego di tecniche specifiche che solo un odontotecnico specializzato può mettere in atto. Personalmente ho scelto la strada della continuità: da quando mi occupo, ed è ormai un decennio, di tecnologie CAD-CAM per la costruzione automatizzata delle riabilitazioni protesiche, mi avvalgo della collaborazione dello stesso team odontotecnico, che fa capo ad Alessandro Arcidiacono. Insieme siamo diventati una squadra, un punto di riferimento non solo italiano, ma anche europeo in questo settore.

Per esempio, poche settimane fa hanno aderito, a un Closed Meeting di ricerca organizzato presso il nostro Dipartimento, numerosi specialisti italiani e i gruppi di ricerca dell’Università di Monaco e Regensburg. Si è definito lo stato attuale delle conoscenze sullo zirconio e sulle tecnologie collegate, sono scaturite indicazioni cliniche e odontotecniche utili all’ottimale impiego del materiale e definiti nuovi protocolli di ricerca multicentrici sia in vitro che clinici.

Le tecnologie disponibili oggi stanno trasformando radicalmente il mondo dell’odontoiatria…

Sì, permettono la realizzazione del manufatto protesico attraverso l’impiego di sistemi automatizzati secondo una qualità standardizzata e a un costo inferiore. Il risultato della protesi un tempo dipendeva dalle capacità individuali dell’odontotecnico che potevano essere influenzate anche da fattori contingenti. L’automazione ha permesso di superare questo limite. Dobbiamo preparaci a lavorare in modo diverso. Ricordo un episodio emblematico che può esemplificare la trasformazione che sta subendo il nostro comparto.

Mi trovavo a Palermo, per un convegno, quando un mio collaboratore dal reparto mi contattò per un problema causato da un errore di programmazione su blocchi sperimentali di Zirconio. Gli suggerii di inviare il file a Milano, presso la sede centrale dell’azienda che produce il sistema automatizzato in uso nel nostro laboratorio, affinché i tecnici informatici lo correggessero. Non avendo a Bologna altri blocchi del materiale indagato, mi feci inviare il file corretto all’indirizzo mail dell’albergo che ospitava il Convegno e dopo aver scaricato il file su un disco, mi recai allo stand, annesso al convegno, dell’azienda in questione che con la macchina di fresaggio esposta realizzò il pezzo. Questo per dire come il lavoro del tecnico oggi non sia più legato alla sede produttiva, ma viaggiando sulla rete informatica può essere svolto in qualsiasi parte del mondo, senza alcuna limitazione geografica.

Scelte cliniche razionali ed elevata manualità - Ultima modifica: 2009-10-25T10:36:39+00:00 da Redazione

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