Il futuro della rigenerativa dei difetti parodontali: cellule staminali e terapia genica

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Il trattamento rigenerativo dei difetti parodontali costituisce già oggi uno standard operativo di notevole importanza. Applicando protocolli ormai ben codificati è possibile intercettare difetti ossei rilevanti, arrestando localmente la progressione del processo patologico della perdita di supporto. Il successo di tali terapie rimane doverosamente subordinato all’ottenimento e al mantenimento di efficaci livelli di disinfezione della componente batterica, e richiede pertanto grande collaborazione domiciliare da parte del paziente. Tenendo ben chiara questa necessità, sono oggi in fase di sviluppo tecniche sempre più raffinate di bioingegneria tissutale: da una parte, si sta affermando l’uso di scaffold di nuova generazione costruiti sulle specifiche esigenze cliniche del paziente. Dall’altra parte sono in fase di sperimentazione metodologie che rimandano alla genomica, alla proteomica e alla cell therapy. Queste ultime rappresentano l’oggetto della trattazione.

Le linee cellulari potenzialmente utilizzabili nella rigenerativa parodontale sono sostanzialmente di due tipi.

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Da una parte cellule somatiche, le quali vengono prelevate, messe in coltura, infine reimmesse all’interno dei siti parodontali. Fibroblasti e cementoblasti del legamento parodontale, cellule del follicolo manifestano in vitro capacità rimineralizzanti e di rigenerazione dello stesso legamento. Allo stesso tempo, però, non mostrano gli stessi potenziali di auto-rinnovamento e di differenziamento tipici dell’altra linea, le cellule staminali.

I possibili siti da cui prelevarle sono molteplici: oltre allo stesso legamento parodontale, la polpa, ma anche midollo osseo e tessuto adiposo.

Tali cellule si prestano anche a riprogrammazione in laboratorio: ne sono un esempio le cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), cellule somatiche che vengono però riprogrammate a multi/pluripotenti. Di queste sono attualmente da chiarire aspetti dubbi riguardanti la stimolazione sul sistema immunitario e il potenziale trasformativo.

Un esempio forse in fase più avanzata è costituito dalle bone repair cell, cellule derivate da elementi CD90+ e CD14+ del midollo osseo: concettualmente, si può affermare che si tratti di una metodica di innesto autologo in cui il campione viene però preventivamente sottoposto ad amplificazione in laboratorio.

La terapia genica e rigenerativa dei difetti parodontali

L’altra grande opzione che si sta facendo strada – l’ambito odontoiatrico rappresenta solo un ristrettissimo campo di applicazione – è la terapia genica. Questa consiste in sostanza nell’importare in situ fattori genici in grado di tradurre proteine che favoriscano la rigenerazione tissutale, come ad esempio BMP, FGF, PDGF, od osteoprotegerina.

Il vettore maggiormente conosciuto è probabilmente il plasmide coniugativo, una piccola formazione anulare di DNA, tipica delle cellule batteriche, dotata di autonomia replicativa.

L’alternativa è costituita dall’uso di virus, derivati dalle famiglie Retroviridae (genere Lentivirus), Adenoviridae (cui si aggiunge il gruppo degli AAV) e Baculoviridae. Tale metodica sta conoscendo un interessante sviluppo, anche per quanto riguarda il trattamento della malattia parodontale in forma attiva.

Nel complesso, dunque, le tecniche presentate sembrano dimostrarsi alquanto promettenti: attendono naturalmente ulteriori conferme sperimentali, soprattutto tramite il passaggio sistematico al modello umano, come in parte già avvenuto.

Il futuro della rigenerativa dei difetti parodontali: cellule staminali e terapia genica - Ultima modifica: 2017-06-06T08:42:49+00:00 da redazione

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