Restauro conservativo diretto di un incisivo centrale fratturato

1. Situazione iniziale.

Riassunto

Negli ultimi anni sono state messe a punto tecniche avanzate di odontoiatria adesiva e ricostruttiva che permettono di ricostruire con successo elementi dentari gravemente compromessi, utilizzando procedure conservative che preservano la struttura dentaria residua. Il caso illustrato dimostra come un’adeguata preparazione, un’attenta selezione del materiale e del colore e una precisa tecnica di stratificazione possano garantire un’eccellente ricostruzione funzionale ed estetica di un incisivo centrale superiore con frattura di IV classe.

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1. Situazione iniziale.
1. Situazione iniziale.

La moderna Odontoiatria Conservativa consente la realizzazione di restauri biomeccanicamente integrati e in grado di soddisfare le esigenze estetiche dei pazienti, sia nei settori anteriori che posteriori, tramite l’affinamento delle tecniche adesive e all’introduzione di compositi di nuova generazione1-4.

Lo scopo del presente lavoro è stato

quello di utilizzare un composito nanoriempito di recente formulazione (Venus Diamond – Heraeus Kulzer) per la ricostruzione conservativa diretta di un incisivo centrale di sinistra (2.1) fratturatosi in seguito a trauma dentario in una giovane paziente di 11 anni.

Il caso clinico è stato eseguito e documentato presso la Clinica Odontostomatologica (Reparto di Pedodonzia) dell’Università degli Studi

di Trieste che ha aderito al Progetto “Heraeus Aesthetic Project” promosso da Heraeus Kulzer.

Il lavoro proposto dimostra come sia possibile, grazie anche alle moderne tecnologie, ottenere ricostruzioni

dirette minimamente invasive degli elementi dentari anteriori fratturati,

nel rispetto dell’estetica e della

funzione5-7.

Caso clinico

La paziente (11 anni) si è presentata alla nostra osservazione per la ricostruzione del 2.1, elemento caratterizzato da una frattura coronale non complicata (IV classe) conseguente a trauma sportivo.

La ragazza presentava pigmentazioni bianche diffuse delle superfici dentarie dovute a fluorosi. Alla valutazione iniziale non è stata rilevata sintomatologia dolorosa di 2.1 e il dente ha risposto positivamente al test con cloruro di etile.

Dopo la valutazione clinica e radiografica si è deciso di ricostruire l’elemento dentario mediante una riabilitazione conservativa diretta con metodiche adesive utilizzando il sistema restaurativo di recente formulazione Venus Diamond, Heraeus Kulzer.  È stato pianificato un adeguato iter terapeutico ed effettuata un’attenta analisi e scelta del colore per la realizzazione del restauro, sia mediante la scala-colore fornita dal Venus Diamond che con l’utilizzo dello spettrofotomero (SpectroShade, MHT).

È stata rilevata un’impronta in silicone (Orthogum, Zhermack) dell’arcata superiore e sulla base della ceratura diagnostica indiretta dell’elemento da trattare, effettuata sul modello di studio in gesso extraduro, è stata preparata pre-operatoriamente una mascherina in silicone.

Si è quindi proceduto all’isolamento del campo operatorio con diga di gomma (Ivory) da 5.4 a 6.4 e al suo accurato collocamento a livello intrasulculare mediante legatura degli elementi privi di uncino. Nella fase di preparazione cavitaria è stato eseguito un chamfer con fresa diamantata a pallina sul versante vestibolare, mentre a livello palatale i margini cavitari sono stati regolarizzati fino a ottenere una spalla piatta di 90°; le preparazioni a livello interprossimale sono state poi raccordate e rifinite con gommino in silicone.

Per la fase adesiva è stata adottata una tecnica etch and rinse: dapprima è stato applicato l’agente mordenzante (iBond Etch 35 gel, Heraeus Kulzer) su smalto e dentina, seguito da lavaggio con acqua e asciugatura della preparazione; le preparazioni sono state pretrattate con clorexidina 0.12% sfruttando così le qualità di inibitore delle metalloproteinasi8-10; si è applicato poi il primer (Gluma Solid Bond P) e, dopo la sua accurata asciugatura, l’agente adesivo (Gluma Solid Bond S) polimerizzato per 40 sec (lampada Translux Power Blue, Heraeus Kulzer).

La fase di stratificazione è iniziata con la realizzazione di una sottile parete palatina e interprossimale con massa universale A2 (Composito Venus Diamond).

Si è proceduto quindi con la stratificazione del corpo dentinale con le masse

dentine opache OL e OM prestando attenzione a ridurre lo spessore in senso vestibolo-palatale e a desaturare il colore della dentina dalla porzione più cervicale a quella incisale dell’elemento; sono stati modellati i mammelloni, riprodotte le pigmentazioni da fluorosi con Venus Diamond Flow Baseliner e ricreate le opalescenze utilizzando la massa incisale CL.

La rifinitura è iniziata con frese diamantate a granulometria decrescente che hanno consentito la realizzazione della macrotessitura tissutale, mentre la microtessitura è stata realizzata con fresa diamantata a grana grossa.

La lucidatura è stata effettuata con gommini in silicone a granulometria decrescente e con l’utilizzo di paste diamantate, feltrini e spazzolini in pelo di capra, mentre a livello interprossimale sono state impiegate strisce abrasive e pasta diamantata.

A caso ultimato, è stato valutato radiograficamente l’adattamento marginale del restauro e valutata la fluorescenza agli UV dei materiali impiegati rispetto ai tessuti dentari naturali adiacenti.

Infine, è stata eseguita la rilevazione finale del colore con lo spettrofotometro, che ha messo in evidenza la buona integrazione cromatica del restauro rispetto al dente controlaterale.

Conclusioni

Clinicamente l’approccio con il composito utilizzato è stato positivo per la sua maneggevolezza, lavorabilità e versatilità. La disposizione di un’ampia gamma cromatica, associata alla distinzione delle masse in dentine opache, universali e incisali, offre al clinico notevole libertà operativa di fronte alle diverse esigenze cliniche, soprattutto nei settori in cui l’estetica riveste un ruolo importante.

Corrispondenza
prof. Milena Cadenaro
Clinica Odontoiatrica e Stomatologica
Università degli Studi di Trieste
Piazza Ospedale 1
34129 Trieste
m.cadenaro@fmc.units.it

bibliografia

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2. Wakiaga J, Brunton P, Silikas N, et al. Direct versus indirect veneer restorations for intrinsic dental stains. Cochrane Database Syst Rev 2004;1:CD004347.

3. Devoto W, Saracinelli M, Manauta J. Composite in everyday practice: how to choose the right material and simplify application techniques in the anterior teeth. Eur J Esthet Dent 2010;5:102-124.

4. Baratieri LN, Araujo E, Monteiro S Jr. Color in natural teeth and direct resin composite restorations: essential aspects. Eur J Esthet Dent 2007;2:172-186.

5. Brambilla GP, Cavallè E. Fractured incisors: a judicious restorative approach-part 1. Int Dent J 2007;57:13-18.

6. Brambilla GP, Cavallè E. Fractured incisors: a judicious restorative approach-part 2. Int Dent J 2007;57:100-108.

7. Brambilla GP, Cavallè E. Fractured incisors: a judicious restorative approach-part 3. Int Dent J 2007;57:195-204.

8. Pashley DH, Tay FR, Yiu CKY, et al. Collagen degradation by host-derived enzymes during aging. J Dent Res 2004;83:216-221.

9. Gendron R, Greiner D, Sorsa T, et al. Inhibition of the activities of matrix metalloproteinases 2, 8, and 9 by chlorhexidine. Clin Diagn Lab Immunol 1999;6:437-439.

10. Breschi L, Mazzoni A, Nato F, et al. Chlorhexidine stabilizes the adhesive interface: a 2-year in vitro study. Dent Mater 2010;26:320-325.

Restauro conservativo diretto di un incisivo centrale fratturato - Ultima modifica: 2011-04-23T16:28:05+00:00 da fabiomaggioni

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