Rapporti occlusali: selezione e montaggio degli elementi posteriori

 

1. Articolatore Condylator di Gerber® modello «vario» (Condylator-Service, Svizzera).

Condylator di Gerber®

L’articolatore utilizzato nella maggior parte delle nostre realizzazioni di protesi totali è il «condilatore di Gerber®» (figura 1), il quale può essere definito come un meccanismo non Arcon. A un’attenta osservazione e a rigor di logica, però, non è né un meccanismo Arcon, né un non Arcon, in quanto sia la cavità articolare (figura 2 a-b) sia la struttura condilare hanno entrambe funzione di guida.

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2 a-b. Le sicure condilari sono premute verso il basso e bloccate dalle apposite viti, fissando così i corpi articolari nella posizione di centrica. Questa è la posizione base per la messa in articolatore dei modelli, per tutti i lavori tecnici senza il controllo dei movimenti e per il molaggio dell’occlusione centrica.

La cavità articolare, detta diaframma condilare, è posizionata sulla piastra laterale dell’articolatore e con la sua forma imita meccanicamente la fossa glenoidea naturale. La struttura condilare, costituita da due tronchi di cono contrapposti con angolazioni diverse (quello laterale rispetto al piano orizzontale ha un’inclinazione di 13° mentre il mediale di 17°) è disposta nella parte superiore dell’articolatore e, grazie alla sua morfologia, consente spostamenti «tridimensionali» dell’asse intercondilare (figura 3); spostamenti calcolati in combinazione ottimale, in modo tale da riprodurre movimenti riscontrabili nella maggior parte delle mandibole dei pazienti. Il tragitto protrusivo di questo strumento è regolabile da 0° a 60° rispetto al piano occlusale.

Altra peculiarità di questo meccanismo condilare è la possibilità di riprodurre i movimenti di retrusione, spostando avanti lo «stop centrico» dell’articolatore (figura 4). Questi movimenti posteriori vengono eseguiti durante la deglutizione, la retroflessione del capo e il digrignamento dei denti (Gerber, 1959). Nel lontano 1969, Payne dimostrò che quando i condili naturali sono posizionati correttamente nelle fosse glenoidee, eseguendo la registrazione dell’occlusione centrica, per questi è ancora possibile compiere piccoli movimenti retrusivi. Il condilatore debuttò nel 1950, quando apparve in Svizzera come comune articolatore chiamato «simplex».

3. La testa naturale del condilo è rappresentata da un ente condilare a doppio cono copiato dai piani di scorrimento a forma di tetto dei condili naturali: questo disegno consente di riprodurre più fedelmente il movimento di Bennet.

Da quel momento, il design ha subito alcune modifiche fino all’introduzione del modello «vario», il quale ha come principio il semplice succitato meccanismo di guida condilare tridimensionale, importante innovazione che permette al piano di guida incisale di essere liberato con una guida di movimento mandibolare. La concezione di questo modello risultò in contrasto con i consolidati modelli a due assi di Gysi, Hanau, Dentatus e altri articolatori regolabili conosciuti. Le ricerche di Bennet (1908) dimostrarono che il lato lavorante del condilo (quello sul lato della mandibola in movimento) non ruota soltanto sul suo disco intercapsulare, ma si sposta leggermente verso l’esterno e verso il basso durante il movimento mandibolare laterale.

Questa scoperta portò Bennet alla conclusione che il movimento mandibolare è tridimensionale e, di conseguenza, non si può trovare alcun asse fisso di rotazione durante il movimento laterale della mandibola. Questa conclusione di Bennet sta alla base della concezione del comportamento mandibolare di Gerber, il quale, al fine di riprodurre questo movimento, progettò un’articolazione meccanica temporo-mandibolare che consentisse ai capi articolari di muoversi in tre dimensioni piuttosto che attorno a due assi fissi, come descritti da Gysi e, successivamente, da Posselt (1968).

Continua …

Rapporti occlusali: selezione e montaggio degli elementi posteriori - Ultima modifica: 2009-10-29T08:59:08+00:00 da Redazione

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