Ranule e mucoceli del cavo orale: eziopatogenesi, varianti e trattamento

Trattamento

La letteratura descrive diverse possibilità di intervento per i muco celi; la scelta terapeutica è legata a diversi fattori, primo tra tutti le dimensioni della lesione. Vediamo, qui di seguito, le alternative che abbiamo.

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  • Escissione completa1.
  • Marsupializzazione associata o meno all’utilizzo di garze iodoformiche1 (marsupializzazione con zaffatura). Questa tecnica è da privilegiare nel caso in cui ci si ritrovi in corrispondenza di strutture anatomiche importanti (arteria labiale, nervo mentale); in tal caso l’escissione diretta o la dissezione della lesione potrebbero comportare l’insorgenza di complicanze intra-operatorie. Molti sostengono che questa tecnica sia idonea anche per il trattamento di mucoceli del palato in cui l’accesso chirurgico può risultare problematico. La marsupializzazione permette di rendere meno invasive le procedure chirurgiche successive11,23; inoltre, se associata all’utilizzo di garze iodoformiche previene la precoce chiusura della ferita con guarigione spontanea in 7-10 giorni24,25.
  • Criochirurgia. Viene utilizzata una sonda a punta arrotondata con diametro di 10mm. Alcuni Autori riportano l’esecuzione di 3 applicazioni nello stesso sito nella medesima seduta, senza necessità di anestesia1,26-28. I pareri riguardanti tale metodica sono contrastanti, alcuni riportano successi26-28, altri, invece, associano a questo tipo di trattamento un elevato tasso di recidiva con conseguente necessità di reintervento2.
  • Ablazione con laser CO2. Questa metodica gode di grande successo per il trattamento delle lesioni dei tessuti molli del cavo orale e anche per interventi di chirurgia maggiore. I vantaggi riportati sono un campo operatorio esangue, incisioni precise, permette di semplificare le manovre chirurgiche, riduce l’edema e il dolore post-operatorio e minimizza le cicatrici chirurgiche2,29.
  • Iniezione di corticosteroidi intralesionale. È una procedura che non offre garanzie di successo ed è associata a un’elevata incidenza di recidive2.
  • Colla di fibrina. L’iniezione intralesionale dopo il drenaggio permette una più agevole escissione30,31.
  • Agente sclerosante OK-432. Si tratta di un preparato liofilizzato di varietà a bassa virulenza di Streptococcus Pyogenes incubati con benzilpenicillina. L’iniezione intralesionale previa aspirazione del contenuto porta a un’atrofia degli acini ghiandolari e conseguente guarigione32-34.

Alcuni Autori consigliano un approccio iniziale atraumatico attraverso criochirurgia o iniezione intralesionale di corticosteroidi28,35, che ha portato però alla comparsa di numerose recidive con necessità di reintervento con metodica tradizionale. L’utilizzo della procedura convenzionale di escissione chirurgica permette l’enucleazione completa del mucocele attraverso un’accurata dissezione e con la totale rimozione del tessuto patologico prima di procedere alla chiusura della ferita. La lesione deve essere asportata in toto e deve includere anche le ghiandole salivari adiacenti: questo riduce l’incidenza di recidive3,11. La difficoltà di questa procedura è legata alla delicatezza della parete della lesione, con alto rischio di rottura del mucocele, collasso delle pareti e perdita di tutti i riferimenti anatomici e conseguente recidiva. Il laser CO2 è scarsamente penetrante, quindi il suo utilizzo è particolarmente indicato nelle forme superficiali . Sono stati condotti negli anni numerosi studi2 di confronto tra la tecnica chirurgica standard e l’utilizzo del laser. Quest’ultimo permette procedure rapide (3-5 minuti)2 e semplificate rispetto al bisturi che richiede una tecnica meticolosa e precisa con necessità di sutura al termine dell’intervento; altri vantaggi sono minimo danneggiamento delle strutture adiacenti, campo operatorio esangue e pulito, minore edema e dolore post-operatorio2; per questo il laser è particolarmente indicato nei pazienti pediatrici e geriatrici, meno disponibili a sopportare procedure lunghe e indaginose.

Inoltre, tale tecnica riduce il rischio di complicanze (la letteratura riporta parestesia al labbro e sanguinamento) e l’incidenza di recidive; la guarigione della ferita risulta completa in due settimane. L’utilizzo dell’agente sclerosante OK-432 è ad oggi poco documentato in letteratura, con un limitato numero di pubblicazioni scientifiche, le quali però riportano un successo con regressione totale che va dal 69,3% al 100%1,34. Gli effetti collaterali riportati sono iperpiressia persistente (21,9%) e sintomi di infiammazione locale. Le possibilità terapeutiche nel caso della ranula sono diverse e il successo varia dallo 0 al 100% in base al tipo di intervento5,19,20. La spiegazione della disparità di questi risultati è legata alla mancanza di una base scientifica pre-operatoria che valuti anatomia locale e fisiopatologia della lesione18. Rispetto ai mucoceli, il trattamento chirurgico delle ranule merita qualche attenzione in più a causa della maggiore estensione della lesione e delle numerose strutture anatomiche che possiamo trovare in stretta contiguità alla lesione (caruncola linguale, nervo linguale, arterie e vene sottolinguali, rami del nervo ipoglosso)6.

Ranule e mucoceli del cavo orale: eziopatogenesi, varianti e trattamento - Ultima modifica: 2013-06-01T14:55:13+00:00 da Redazione

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