Proprietà antibatteriche dei materiali da ricostruzione

Dopo aver analizzato nei giorni scorsi la possibilità di carie secondaria nei denti trattati, la seconda parte dell’articolo vorrebbe considerare brevemente l’attuale consapevolezza riguardo le proprietà antibatteriche dei materiali da otturazione attualmente disponibili sul mercato.

Diversi materiali da restauro sono stati testati per quanto riguarda le proprietà antibatteriche, tenendo conto anche delle possibili differenze legate alla formulazione del prodotto.

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Verranno di seguito illustrati alcuni risultati: a riguardo, è utile ribadire come la colonizzazione batterica sia una delle componenti all’interno di una patologia multifattoriale. Al fine di stabilire l’effettiva validità clinica di un determinato materiale, dunque, sarebbe semplicistico basarsi esclusivamente sulla sue proprietà antibatteriche, dato che invece dev’essere soppesato a una serie di altre caratteristiche.

Un valido esempio di tale concetto è proprio il primo materiale considerato, ovvero l’amalgama. Questo materiale è sostanzialmente scomparso dalla quotidianità clinica, nonostante abbia effettivamente mostrato delle proprietà antibatteriche. Riguardo tali proprietà, comunque, molto dipende dalla formulazione e anche, secondo quanto riferito da alcuni studi, dal grado di lucidatura, il quale non sembrerebbe essere un dato necessariamente favorevole.
Oggigiorno, può essere interessante riflettere su questo materiale in relazione alla possibilità di infiltrazione cariosa di una precedente otturazione in amalgama e, di conseguenza, ai piani di trattamento che ne prevedano la sostituzione.

L’idrossido di calcio manifesterebbe azione antibatterica indiretta in ragione dell’effetto esercitato sul substrato: infatti, nelle prime 3 ore circa il materiale favorisce la formazione di un ambiente alcalino (pH 9.5).

Volendosi ora concentrare sui filler attualmente più impiegati, è utile ribadire ancora una volta come le carie secondarie costituiscano la causa del fallimento dell’otturazione nel 50% dei casi.

Proprietà antibatteriche di alcuni materiali da ricostruzione

Le proprietà antibatteriche dei cementi vetroionomerici sono connesse al rilascio di fluoruri da parte del composto. Anche in questo caso, tuttavia, l’azione chimica sembrerebbe basarsi sulla variazione del pH durante l’indurimento del cemento. Il rilascio di fluoruri, poi, interagisce con il metabolismo dei microrganismi, ma non sempre ha un ruolo diretto nell’impedire l’adesione cellulare, quindi il deposito del biofilm. Ancora una volta, questo complesso biologico si configura come la componente fondamentale ai fini dell’infiltrazione microbica.

Per quanto riguarda invece le resine fotopolimerizzabili, la maggior parte dei prodotti presenti sul mercato risulta essere sostanzialmente inerte in termini antibatterici. Una modesta attività, riferita alla presenza di gluteraldeide, è stata individuata in determinate formulazione di adesivi.

Un comportamento simile ai cementi vetroionomerici, anche se solitamente in misura minore, si osserva nei compomeri, ovvero materiali compositi in grado di rilasciare fluoruri, al fine di rimineralizzare il sito. Si può rimarcare come l’aspetto dibattuto non sia tanto la formulazione in sé, quanto l’efficacia antibatterica degli stessi fluoruri all’interno di tali composizioni.

Proprietà antibatteriche dei materiali da ricostruzione - Ultima modifica: 2016-11-24T07:02:24+00:00 da redazione

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