Breve compendio sui processi a carico dell’alveolo postestrattivo

Ormai da diversi decenni, l’implantologia ha rivoluzionato l’approccio terapeutico alla perdita di un elemento dentale. Questo grazie alla possibilità di sostituire il dente con una protesi su impianto, seguendo una terapia predicibile, con evidenze importanti in termini di percentuali di sopravvivenza e di successo, assicurando al paziente un ripristino funzionale e una resa estetica ottimali. Tra i fondamenti scientifici dell’implantologia si ritrova un’ampia consapevolezza sulla biologia del sito chirurgico e, a monte, sui processi di guarigione dell’alveolo postestrattivo. Sappiamo che quest’ultimo processo fisiologico, oggetto principale della trattazione, è governato da una precisa sequenza biologica, la cui consapevolezza si è accresciuta e continua a progredire, in senso assoluto e nei termini che interessano la riabilitazione implantare.

Parallelamente, pure i protocolli operativi hanno conosciuto uno sviluppo, anche nel rendersi più facilmente disponibili nelle mani dell’operatore. Uno degli esempi, in questo senso, è rappresentato dalla chirurgia rigenerativa ossea guidata (GBR): una particolare forma di GBR è infatti quella tecnica definita preservazione dell’alveolo postestrattivo, più nota con il termine inglese di socket preservation.

Pubblicità

Ampliando la visuale, questa ed altre strategie terapeutiche possono essere considerate parte di un insieme più ampio, raccolto nella definizione di preservazione della cresta (ridge preservation). Alcuni Autori, in realtà, tendono sovrapporre i termini.

Una Consensus Conference (2011) che ha riunito alcuni tra i più noti esperti sull’argomento, tra cui Cristoph Hammerle, Mauricio Araujo e Massimo Simion ha voluto ribadire la distinzione fra ridge preservation e ridge augmentation, e ha fissato gli obiettivi della prima: mantenere l’envelope dei tessuti (duri e molli) esistente, mantenere dei volumi ottimali ai fini dell’estetica e, partendo anche da tali premesse, semplificare le procedure successive e, in particolare, quelle della riabilitazione implantare.

Gli stessi autori concordano sull’assenza di controindicazioni specifiche per tale pratica, mantendendo invece quelle generali, sistemiche e locali (sito infetto, sito precedentemente irradiato, paziente in terapia con bifosfonati). Anche le raccomandazioni cliniche ricalcano quelle per le procedure di GBR, sia nelle linee guida procedurali, sia per quanto concerne i biomateriali consigliati.

In conclusione, riflettendo sugli aspetti futuri, al di là della continua evoluzione dei materiali sul mercato, in termini di biotollerabilità e performance clinica, sono auspicabili ulteriori sviluppi nell’obiettivo della ripetibilità clinica e nella standardizzazione dei protocolli, iniziando per prima cosa dalla fase diagnostica.

Viene consigliata, infine, la visione di una breve animazione in 3D – a cura di una fra le più note case produttrici di biomateriali – che illustra alcuni fondamenti della tecnica.

Breve compendio sui processi a carico dell’alveolo postestrattivo - Ultima modifica: 2016-08-22T07:53:51+00:00 da redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome