Perché promuovere la cultura del volontariato

Da sinistra, Guido Corradi (revisore dei conti), Giuseppe Teofili (consigliere), Roberto Testa (Direttore Generale), Luigi Burruano (consigliere), Michele Mangiucca (revisore dei conti), Michele Demasi (consigliere), Stefano Mirenghi (vicepresidente nazionale Andi e vicepresidente Fondazione Andi onlus) e Bianca Carpinteri (Tesoriere), seduti, da sinistra, Marco Landi (Past president e consigliere), Evangelista Giovanni Mancini (presidente della Fondazione Andi onlus) insieme a Gianfranco Prada (presidente nazionale Andi e consigliere della Fondazione Andi onlus)

Lo spiega Evangelista Giovanni Mancini, classe 1959, medico odontoiatra libero professionista, nonché presidente della Fondazione ANDI onlus, il braccio solidale dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani nato nel 2005 per rispondere ai bisogni di cura di chi vive (in Italia e nel mondo) in condizioni svantaggiate, ma non solo…

Ci sono molti modi di vivere l’odontoiatria. Uno è quello intrapreso da sempre da Evangelista Giovanni Mancini. Nato a Barletta, in provincia di Bari, nel 1959, ma sin da ragazzino vissuto a Milano – cioè da quando la sua famiglia si trasferì al Nord per motivi di lavoro del padre – Mancini si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano per poi specializzarsi in Odontostomatologia e in Ortognatodonzia sotto la guida del professor Giannì. Fu proprio grazie a lui, racconta, che intraprese questa strada. Quando ancora studente lo sentì parlare di ortodonzia a un congresso, rimase folgorato da questa disciplina, a cui dedicò la tesi di laurea (un lavoro incentrato sulla patologia dell’articolazione temporo-mandibolare), ma anche dall’impostazione con cui l’illustre docente universitario guardava alla materia: un approccio globale, attento alle patologie intrinseche della bocca, agli aspetti funzionali, ma anche a quelli della fisiopatologia del distretto facciale. È questo lo stile che anche Evangelista Giovanni Mancini adotta per vivere l’odontoiatria. Dopo la specializzazione, si reca all’estero, in Danimarca e in Svezia, per approfondire la materia. Intraprende così la libera professione, divenendo altresì professore a contratto (dal 1993 al 1999) in Ortognatodonzia presso la scuola di specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università di Milano diretta dal professor Salvato e in seguito consulente di una grande azienda del settore ortodontico. Dal 2005 è Responsabile di Ortognatodonzia presso il Servizio di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’IRCCS Istituto Galeazzi di Milano. Ma il suo impegno non si ferma qui. Spinto dal desiderio di condividere la passione per questa professione, entra a far parte dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani di cui diviene tesoriere della sezione Provinciale ANDI Milano-Lodi. Dal 2005 è rappresentante della Regione Lombardia nella Consulta della Libera Professione dell’Enpam. Dal 2007, invece, assume l’incarico di consigliere di amministrazione della Fondazione ANDI onlus, di cui diviene presidente nel 2011.

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Giovanni Mancini

Dottor Mancini, quando, come e perché è nata Fondazione ANDI onlus?
La Fondazione ANDI onlus è nata nel 2005, quando l’allora presidente di ANDI, Roberto Callioni, decise di dar vita all’organizzazione, istituita in maniera formale, però, solo l’anno seguente. La Fondazione, pur godendo di vita autonoma – ha un proprio Consiglio di Amministrazione e un presidente – è parte integrante di ANDI; rappresenta il braccio solidale dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, oltre a essere un organismo di supporto per la ricerca in ambito odontoiatrico. È la prima fondazione odontoiatrica istituita in Italia, sul modello di quelle esistenti in Inghilterra e negli Stati Uniti. È nata con lo scopo di dar voce all’attività volontaristica dei dentisti, ma anche con l’obiettivo di promuovere la salute dei cittadini, migliorando la possibilità di accesso alle cure per chi è affetto da alcune patologie rare, come la displasia ectodermica, ad esempio, una malattia fortemente invalidante.

Quali sono i progetti intrapresi dalla Fondazione ANDI onlus a cui state attualmente lavorando?
Oltre all’attività clinica e di ricerca indirizzata al trattamento e allo studio dei casi di displasia ectodermica, un tema di cui ci occupiamo già da diversi anni, la Fondazione ANDI onlus sta iniziando a interessarsi alla realizzazione di un protocollo di ricerca che verifichi l’incidenza del papilloma virus, uno dei possibili fattori eziologici del tumore al cavo orale, tra i giovani. Oltretutto abbiamo il vantaggio di essere già sul campo: all’interno della comunità di San Patrignano abbiamo infatti già avuto la possibilità di condividere un protocollo di ricerca che ha coinvolto 200 soggetti esaminati nell’arco di alcuni anni e che ha evidenziato un’interessante correlazione tra tabagismo-etilismo e la presenza del papilloma virus. In Inghilterra e in Germania, ma anche negli Stati Uniti, questo problema è già stato posto all’attenzione dei sanitari: noi vorremmo fare altrettanto sulla scia di quanto già realizza ANDI con la campagna nazionale Oral Cancer Day. Sul fronte più strettamente operativo, invece, Fondazione ANDI onlus sta sviluppando un progetto sulle carceri. Preso l’avvio in Sicilia come attività di educazione ai principi dell’igiene orale per i soggetti reclusi e il personale, si è poi arricchito di un’attività terapeutica nel carcere di Rebibbia a opera dei colleghi della sezione ANDI di Roma. A breve anche in Piemonte, su richiesta degli istituti penitenziari della regione, partirà un progetto analogo di promozione della salute orale a cui, speriamo, possa seguire, grazie ai colleghi volontari che riusciremo a reclutare, anche un’attività terapeutica rivolta ai detenuti. Un’altra interessante iniziativa, questa volta indirizzata ai bambini in affido extrafamiliare che ricordo essere quasi 20 mila in tutta Italia, è “Adotta un Sorriso”. Si tratta di una campagna che mette a disposizione di questi giovani, al di là di quanto già offerto dalle strutture pubbliche che si rivela troppo poco rispetto ai bisogni, cure odontoiatriche gratuite presso gli studi privati che aderiscono all’iniziativa.

Perché promuovere la cultura del volontariato - Ultima modifica: 2012-11-07T12:24:57+00:00 da Redazione

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