Come il paziente vive la presa di impronte in odontoiatria

Queste stesse pagine si sono ampiamente spese in passato su quale fosse l’importanza clinica dell’impronta in qualunque contesto protesico, sottolineando quali siano i vantaggi che si riflettono su tutte le fasi di laboratorio successive. Questo discorso generico, vale naturalmente in particolare per le impronte di precisione, per le quali sono oggi disponibili tecniche valide, relativamente semplici dal punto di vista operativo, da applicare con materiale sempre più performanti sotto ogni punto di vista.

Le continue innovazioni tecniche, negli ultimi anni, hanno dunque portato a grossi vantaggi operativi per la presa di impronte in odontoiatria, senza però distogliere lo sguardo dal paziente. Ed ecco infatti che i materiali di nuova generazione riportano comunemente tra i loro vantaggi un sapore non sgradevole, tempi di indurimento contenuti e altre caratteristiche che permettono di limitare il contatto con il paziente, senza compromettere in alcun modo la resa dell’impronta stessa e limitando al massimo il rischio di dover ripetere la manovra.

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Ciò nonostante, come si è già avuto modo di osservare, per molti pazienti la presa di impronte in odontoiatria continua a rappresentare un’esperienza sgradevole nel corso di una terapia odontoiatrica. Una metodica alternativa, ampiamente dibattuta al giorno d’oggi, e che sembra attrarre anche in qualche modo anche fette della popolazione generale, è rappresentata naturalmente dalle metodiche digitalizzate d’impronta. La concorrenza fra le case produttrici ha fatto sì che lo scanner intraorale diventasse un oggetto maneggevole, dalle dimensioni contenute e dal prezzo relativamente accessibile anche per il singolo professionista. Per quanto riguarda la semplicità d’utilizzo, sono le stesse aziende ad implementare il training sui propri prodotti. Apparentemente, la conoscenza favorisce anche tali scelte, come sottolinea anche un recentissimo articolo di scuola coreana (che considera in realtà professionisti igienisti dentali). Il video, brandizzato dallo stesso scanner utilizzato nell’articolo citato, fornisce alcuni accorgimenti di interesse ortodontico.

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Indipendentemente dalla metodica, dunque, si può affermare che il garantire comfort al paziente durante la rilevazione d’impronta rappresenta un esigenza non più opzionale per l’operatore. A tal proposito, c’è chi ha pensato di studiare l’esperienza clinica del paziente, quantizzandola attraverso un questionario. Il questionario, denominato BiDIM-Q (Burdens in Dental Impression-Making Questionnaire), consta di 12 semplici domande che indagano dati differenti, che spaziano dalla possibile sintomatologia algica, al senso di vomito, ad aspetti quale colore, odore, sapore e temperatura del materiale, fino alla richiesta di valutare i tempi di presa. Il lavoro, elaborato presso il reparto di protesi dentale del polo ospedaliero universitario di Amburgo (Germania), è estremamente recente e merita senza dubbio di essere seguito.

Come il paziente vive la presa di impronte in odontoiatria - Ultima modifica: 2016-07-21T07:40:08+00:00 da redazione

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