Oro: un’odontoiatria fuori dal tempo o una reale alternativa clinica?

Al fine di esemplificare, in un paziente adulto qualora la situazione clinica presenti, sugli elementi diatorici, cavità di notevoli dimensioni, in cui lo smalto cervicale sia assente e contemporaneamente siano presenti carichi occlusali notevoli, ripristinare la funzionalità con intarsi in oro può essere ancora una validissima soluzione (Figure 7 e 8). Esistono poi delle situazioni in cui, di fronte alla necessità di dover collegare elementi compromessi da un punto di vista parodontale, magari ove siano state eseguite rizectomie, il ricorrere a preparazioni parziali che prevedono l’uso dell’oro come materiale rappresenta il metodo più conservativo, non dovendo ricorrere a preparazioni totali e garantendo esso una notevole stabilità mantenibile nel tempo.

7. Il caso iniziale.

La guida operativa

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Il buon risultato finale di questi restauri è determinato dall’esecuzione fedele di una procedura, fondata su passaggi precisi, che si potrebbero dividere in varie fasi da suddividere in due successivi appuntamenti con il paziente.

La preparazione dell’elemento dentale
Inizialmente è opportuno analizzare scrupolosamente la radiografia dell’elemento da trattare, in modo tale da valutare con sufficiente precisione l’estensione della lesione cariosa quindi:

  • previa anestesia, secondo i normali dettami, è bene modificare lievemente, mediante ameloplastica, l’anatomia dentale, soprattutto i solchi troppo profondi, in modo da rendere più leggibile la preparazione una volta che essa sarà ultimata e facilitare la rifinitura durante la fase di cementazione dell’intarsio;
  • l’applicazione della diga di gomma, usando la qualità Special Heavy (Hygenic, Akron, OH, USA), garantisce una valida retrazione dei tessuti e una buona resistenza alle lesioni provocate dagli strumenti sia in fase di preparazione che di rifinitura.

La detersione cavitaria
I concetti cardine dell’odontoiatria conservatrice, ovvero la rimozione del tessuto cariato o del vecchio restauro e la detersione della cavità con l’uso di un disinfettante a base di clorexidina, sono rafforzati dalla fase finale di applicazione di un sottofondo a base di idrossido di calcio che ha la doppia funzione di proteggere il tessuto pulpare sottostante e di separare il composito, che si usa per la pre-ricostruzione del dente, dalla dentina. È bene ricordare che con questa tecnica non si applicano le tradizionali metodiche adesive, quindi il materiale composito viene impiegato con modalità, come si vedrà, assolutamente differenti. Infatti, questo impiego consente la facile rimozione del composito prima della cementazione finale. I vantaggi della prericostruzione del dente possono essere come di seguito riassunti:

  • le preparazioni iniziano da elementi dentali che paiono integri, quindi, operativamente, esiste la possibilità di normalizzare sia le fasi operative, sia gli spessori della cavità finale;
  • è possibile avere un risparmio di tessuto dentale, poiché eventuali sottosquadri in dentina possono essere riempiti con il composito;
  • la levigatezza delle pareti della preparazione e gli angoli interni risultano ben definiti e netti, fatto che facilita il rilievo dell’impronta e la successiva esecuzione della fusione da parte del laboratorio dell’odontotecnico;
  • la rimozione del composito prima della cementazione favorisce un miglior adattamento della fusione eliminando eventuali interferenze.

La fase della preparazione cavitaria
La preparazione della cavità avviene mediante l’uso di frese cilindriche multilama al carburo di tungsteno ed, eventualmente, di una fresa a forma di palla da football americano, sempre multilama. Queste frese devono essere montate su turbina usata senz’acqua e il raffreddamento avviene tramite l’aria della siringa spruzzata dall’assistente. Si prepara prima la parte occlusale e poi l’eventuale box interprossimale. L’inclinazione delle pareti dovrebbe essere di circa 3-5 gradi, il che porta ad avere un’inclinazione totale di 6-10 gradi. Lo spessore della cavità dovrebbe essere di circa 2 mm. Si usa una sola fresa per tutta la preparazione, il che dovrebbe portare la cavità ad avere angoli diedri che aumentino la ritenzione del restauro. Una volta terminata la preparazione con gli strumenti rotanti (che deve essere già molto precisa), si passa alla rifinitura manuale mediante l’uso di scalpelli a mano e alla creazione di biselli cervicali e occlusali.

La presa dell’impronta
È sempre consigliabile l’applicazione dei fili di retrazione imbevuti in una soluzione al 25% di cloruro di alluminio o altre soluzioni astringenti come il solfato ferrico. È possibile impiegare come materiali da impronta i siliconi; essi possono essere efficaci nella tecnica del “dual-bite”. Con questa tecnica si rileva in un unico tempo l’impronta del dente preparato dell’arcata antagonista e del rapporto occlusale di massima intercuspidazione.

Il provvisorio
La costruzione di un provvisorio in resina morbida, fotopolimerizzabile, precede la dimissione del paziente.

Oro: un’odontoiatria fuori dal tempo o una reale alternativa clinica? - Ultima modifica: 2013-03-14T15:43:16+00:00 da Redazione

1 commento

  1. Non c’è dubbi – intarsi in oro, sono migliori vai sul mio sito favebook e vedi intarsi fatti più di 30 anni fa.

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