L’utilizzo del microscopio in odontoiatria

La pratica clinica moderna si avvale oramai largamente di sistemi ottici di ingrandimento: i sistemi oculari personalizzati e indossabili ricoprono la grande maggioranza di un mercato floridissimo ed estremamente articolato. Tuttavia, anche il microscopio in odontoiatria sta oggi conoscendo una diffusione degna di nota nell’ambito clinico, pure all’interno di realtà ambulatoriali di dimensioni contenute. Ciò dipende, oltre che da un livellamento dei costi (e comunque dalla relativa ampiezza del mercato), dagli sforzi compiuti dalle strutture commerciali ed anche accademiche nell’education dei professionisti. L’utilizzo del microscopio in odontoiatria, per quanto giustamente ancora confinato ad ambiti prettamente specialistici, ricopre un forte ruolo professionalizzante. Anche per dissipare alcuni “falsi miti” legati all’impiego di questo supporto, questo articolo si propone in breve di analizzare quelle che sono le indicazioni cliniche del microscopio in odontoiatria, allo stato attuale dell’arte, in riferimento a quanto riportato dall’Accademia Italiana di Odontoiatria Microscopica.

In primo luogo, la diagnosi: per quanto il microscopio non possa in questo senso costituire un ausilio routinario, esso può tornare utile nell’approfondimento di elementi dentari con anatomie particolari o con restauri complessi da valutare. Anche la diagnosi e la terapia di ambito parodontale, ancora molto legate all’esperienza dell’operatore, possono beneficiare del fatto che questi sia messo nelle migliori condizioni di visibilità.

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L’endodonzia, ad oggi, è probabilmente la disciplina odontoiatrica su cui la grande microscopia ha avuto l’impatto maggiore. Il sistema di ingrandimento può essere utilizzato da un operatore esperto nell’intero arco della terapia. La fase che maggiormente ne beneficia sembra però essere quella iniziale, dall’apertura di camera fino al reperimento e all’esplorazione dei canali. Nei casi complessi di calcificazione camerale e canalare, ad esempio, solo con un adeguato sistema di ingrandimento e di illuminazione è possibile distinguere il materiale calcifico dai tessuti normali (e sua volta la dentina primaria dalla dentina di neoapposizione) e reperire le più piccole tracce della posizione degli orifizi canalari.

L’endodonzia non è comunque l’unica tra le grandi branche dell’odontoiatria generale in cui l’uso del microscopio è raccomandabile. In chirurgia si potranno programmare l’allestimento di lembi minimamente invasivi e l’uso di microsuture. In conservativa l’uso dell’ingrandimento garantisce un accurato controllo dei margini del restauro. In protesi e protesi su impianti il margine di chiusura rispetto al tessuto gengivale potrà essere verificato e gestito al microscopio.

In conclusione, quindi, si può affermare dunque che non esista una precisa indicazione all’uso del microscopio. Il professionista educato all’uso sarà in grado di comprenderne l’utilità in base alla propria pratica corrente ed eventualmente pianificare con coscienza un investimento.

L’utilizzo del microscopio in odontoiatria - Ultima modifica: 2016-12-30T08:07:22+00:00 da redazione

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