Metodi alternativi alla sperimentazione animale

I metodi alternativi alla e nella sperimentazione animale, in accordo con il principio delle 3R (Refinement, ovvero miglioramento delle condizioni sperimentali; Reduction, ossia riduzione della sperimentazione animale e del numero degli animali e Replacement cioè sostituzione della sperimentazione animale con metodi alternativi), non sono metodi che sostituiscono l’uso dell’animale. O perlomeno, non ora. Purtroppo è frequente cadere in questa trappola semantica: metodo alternativo non significa metodo sostitutivo dell’animale. Con il termine “metodi alternativi” sono infatti indicate tutte le procedure adottate allo scopo di ridurre l’uso di animali, di sostituirli completamente nella sperimentazione, ma anche di limitarne o eliminarne le sofferenze.

Le industrie e l’accademia stanno lavorando molto in questi anni per garantire il benessere dell’animale usato a fini scientifici e accelerare i tempi per arrivare ad una sperimentazione che sia effettivamente animal free e validata per il modello umano.

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Ci sono una straordinaria gamma di “Non Animal Technologies” (NAT) basate su cellule e tessuti umani che si offrono come interessante presupposto per rappresentare un domani la possibilità di sostituire gli studi sugli animali. L’industria ha tutto l’interesse a puntare verso i NAT. Una strada, quella verso i metodi alternativi, che si sta percorrendo e che nel futuro porterà presumibilmente alla riproduzione della patofisiologia di un organo se non addirittura di un essere vivente. Resta di primaria importanza capire quanto e come, quindi, l’Italia e l’Europa stiano investendo in questo campo.

In Italia più del 60% degli animali è stato utilizzato in attività di ricerca e sviluppo nei settori della medicina umana, della medicina veterinaria, dell’odontoiatria e per studi biologici di base. La produzione e il controllo di qualità di prodotti e dispositivi destinati alla medicina umana, alla medicina veterinaria e all’odontoiatria hanno richiesto l’impiego del 14% del numero totale di animali. Gli studi tossicologici e altre prove di innocuità hanno rappresentato il 9% del totale degli animali utilizzati a fini sperimentali: i metodi alternativi ufficialmente validati sono limitati, per l’appunto, alla tossicologia regolatoria e al controllo di qualità. Questo non significa però che non si stiano valutando e sviluppando moltissimi altri metodi anche nelle altre discipline biomediche.

Con il termine “metodi alternativi” sono indicate tutte le procedure adottate allo scopo di ridurre l’uso di animali, di sostituirli completamente nella sperimentazione, ma anche di limitarne o eliminarne le sofferenze. I metodi alternativi rappresentano infatti la realizzazione pratica del “principio delle 3R”, introdotto nel 1959 dagli accademici britannici Russel e Burch, per sostenere una sperimentazione più attenta alla protezione degli animali da laboratorio.

Tale principio si basa su tre fondamentali concetti metodologici “3R”:

Refinement: raffinamento delle condizioni sperimentali per ridurre al massimo la sofferenza provocata all’animale;

Reduction: riduzione del numero di animali utilizzati, tale comunque da ottenere una quantità di dati statisticamente significativa;

replacement: completa sostituzione degli animali con metodi alternativi come scopo finale.

L’Europa ha scommesso sui metodi alternativi e sta continuando a farlo, supportando la ricerca in questo senso anche con importanti finanziamenti. «In Europa – spiega Gianni Dal Negro, World-wide Director 3Rs presso GlaxoSmithKline – nell’ultimo decennio, sono stati investiti oltre 500 milioni di euro nello studio dei metodi alternativi ufficialmente validati, ovvero quelli che riguardano la tossicologia regolatoria e la qualità. Questo non significa però che non si stiano valutando e sviluppando tantissimi altri metodi anche nelle altre discilpine biomediche.”

In definitiva, la sperimentazione animale ha costi molto superiori ai più sofisticati metodi in vitro; riguardo all’efficacia, il modello animale non riesce sempre a riprodurre quanto accade nell’uomo; infine, si pensi a livello di marketing quale impatto avrebbe per un’Azienda farmaceutica mettere in commercio un farmaco “non animal tested”. Toccherebbe profondamente l’opinione pubblica e sarebbe una propaganda pubblicitaria senza eguali.

Metodi alternativi alla sperimentazione animale - Ultima modifica: 2016-06-20T19:36:33+00:00 da redazione

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