Mantenimento dei tessuti molli perimplantari

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La diffusione dell’implantologia ha senza dubbio rivoluzionato il trattamento delle diverse forme di edentulia. Oggigiorno è possibile proporre diverse opzioni implanto-protesiche ai pazienti, a fronte di un novero circoscritto di controindicazioni e con la garanzia di tassi di sopravvivenza implantare e successo terapeutico estremamente elevati. Va tuttavia osservato come gli impianti o, meglio, i tessuti perimplantari non siano esenti da problematiche. Sono stati riconosciuti in particolare dei quadri flogistici cronici, assimilabili (anche dal punto di vista eziopatologico) a quelli parodontali e definitivi per questo mucosite perimplantare e perimplantite, equivalenti rispettivamente a gengivite e parodontite. La perimplantite rappresenta una problematica oggi molto studiata, perché conduce a una progressiva perdita del supporto osseo, che può terminare con il fallimento dell’impianto.

Il mantenimento dei tessuti perimplantari e della riabilitazione in funzione a lungo termine, tuttavia, passa necessariamente per una corretta gestione dell’igiene orale. Al professionista – odontoiatria e igienista – spetterà fornire le corrette istruzioni per le manovre domiciliari e addizionare a queste sedute periodiche di controllo e igiene alla poltrona. Vediamo ora in cosa si articolano le diverse fasi.

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Igiene orale domiciliare: lo spazzolamento rimane la base fondamentale del controllo della placca. L’RCT del 2013 a cura di Swierkot non stabilisce differenze significative nell’efficacia tra spazzolino manuale e diverse forme di spazzolino elettrico, a differenza dei lavori di altri Autori, Yaacob e Niederman, entrambi del 2014, che però non si sono limitati al paziente implantare. Per questo è possibile fare valere la regola per cui uno spazzolino manuale usato correttamente è efficace tanto quanto uno elettrico, che risulta consigliato nel paziente che abbia difficoltà ad assimilare e applicare le istruzioni.

Nella gestione degli spazi interdentali, a fianco dei prodotti tradizionali (filo e scovolino) si sta attualmente affermando l’uso dell’idropulsore, indicato in generale nella gestione degli elementi protesici.

L’impiego di agenti chimici diversi quali clorexidina, triclosan, fluoruri e oli essenziali somministrati attraverso collutori e paste dentifricie può avere efficacia variabile nel controllo della placca e dell’infiammazione. Va comunque osservato che tali prodotti andrebbero comunque impiegati sotto la sorveglianza del clinico e che tale utilizzo non può comunque in alcun modo sostituire il ruolo dello spazzolamento meccanico.

Per quanto riguarda poi l’igiene orale professionale si partirà dalla rimozione meccanica di placca e tartaro, come d’altronde si fa sul dente naturale. Il paziente rientra normalmente in un programma di richiamo annuale o, meglio, semestrale: il professionista potrà ricorrere all’impiego sopra o sottogengivale di curette in fibra di carbonio. Nel caso in cui l’igiene orale sia giudicata inadeguata o di soggetto a rischio (tipicamente i fumatori), il periodo di attesa potrà ridursi a 3 mesi, almeno fino a che non si osservi un miglioramento.

Anche alla poltrona sarà possibile somministrare agenti chimici (clorexidina) per via topica e, anzi, potendosi avvantaggiare di un maggiore controllo operativo, si potranno impiegare prodotti maggiormente aggressivi. Autori contemplano ad esempio l’utilizzo di gel di acido fosforico al 35% in corrispondenza del solco perimplantare

Mantenimento dei tessuti molli perimplantari - Ultima modifica: 2017-09-02T08:24:23+00:00 da redazione

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