L’epistassi anteriore e posteriore in odontoiatria

L’odontoiatria è una disciplina complessa perché richiede competenze tecniche e di laboratorio, che esulano da quelle di un medico, ma anche dal punto di vista delle basi anatomiche e fisiopatologiche, che competono prettamente alla scienza medica. In altre parole, l’odontoiatra concentra il proprio lavoro su di un distretto anatomico il cui approccio clinico è comune a diverse specialità mediche e chirurgiche. Una delle figure specialistiche con cui il dentista si interfaccia più frequentemente è sicuramente l’otorinolaringoiatra, che alcuni Autori definiscono con ironia come il “vicino di casa” dell’odontoiatra. La larga diffusione delle chirurgie implantari nel trattamento delle edentulie gravi del mascellare superiore ha dato una ulteriore spinta a questo tipo di collaborazione. Il caso esemplare è il rialzo del pavimento del seno mascellare: l’implantologo può avere necessità di richiedere il consulto dell’otorino ad esempio durante lo studio del caso oppure a seguito di complicanze a breve o a lungo termine.

Una delle problematiche di competenza otorinolaringoiatrica che facilmente può coinvolgere l’operato dell’odontoiatra è l’epistassi o rinorragia, ovvero il semplice sanguinamento nasale, che comunemente si può osservare soprattutto nel paziente pediatrico.

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Le cause di sanguinamento che più spesso interessano l’odontoiatra sono ovviamente quelle locali, in particolare i traumi del terzo medio del volto e gli esiti di interventi chirurgici. Anche alcune cause sistemiche interessano però aree di interesse dell’odontoiatra: tra queste si ricordano l’assunzione di antiaggreganti piastrinici (acido acetilsalicilico in particolare) o anticoagulanti, patologie della coagulazione e la teleangectasia emorragica ereditaria (meglio nota come malattia di Rendu-Osler-Weber).

Le epistassi vengono distinte in termini topografici: si parlerà così di epistassi anteriori e posteriori. Le prime sono quelle generalmente più diffuse, principalmente nella prima infanzia e in età adolescenziale. Le seconde sono caratteristicamente abbondanti e colpiscono abbastanza spesso l’adulto.

Il video illustra il management dell’epistassi

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La differenza di localizzazione deriva dal punto di origine del sanguinamento: indicativamente la zona del setto definita locus Valsalvae è il sito dell’epistassi anteriore, mentre la rottura di un ramo dell’arteria sfeno-palatina (punta posteriore del cornetto nasale inferiore) è causa della maggior parte dei casi di sanguinamento posteriore. Tale differenza si estrinseca anche in fase interventiva. Ad esempio, per trattare l’epistassi anteriore può essere sufficiente la compressione delle ali del naso, l’applicazione di una borsa del ghiaccio sulla fronte (in modo da causare vasocostrizione riflessa) o la somministrazione topica di sostanze vasocostrittive, ad esempio ossimetazolina 0,05% spray nasale, che ha però anche effetti sistemici rilevanti.

L’epistassi posteriore, invece, richiede solitamente il tamponamento nasale, terapia che può protrarsi anche molto a lungo. Nei casi in cui la problematica sia ricorrente, si può adottare un approccio preventivo radicale (causticazione, elettrocoagulazione).

Nei casi in cui il sanguinamento persista è indicato l’approfondimento diagnostico e, se necessario, legatura o embolizzazione di tronchi arteriosi o venosi più grossi.

L’epistassi anteriore e posteriore in odontoiatria - Ultima modifica: 2016-03-29T07:35:11+00:00 da redazione

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