Le miniviti ortodontiche

Deformazione, frattura e stress torsionali delle miniviti
L’aumento dello stress torsionale durante il posizionamento delle miniviti può portare alla loro deformazione o frattura, o produrre microfratture dell’osso peri-implantare compromettendo la stabilità primaria24. Le miniviti autoperforanti devono essere inserite con controllo della forza adeguato (torque di inserimento consigliato tra i 30 e i 50 Ncm) in modo da garantire il massimo contatto tra osso e minivite. L’avvitamento della minivite dovrà continuare fino al raggiungimento del periostio con la porzione liscia del collo della vite, evitando sovrainserzioni. In questo modo si ridurranno gli stress torsionali al collo1. Anche nel momento del distacco tra il cacciavite dalla testa del mini-impianto è necessario evitare di creare delle forze incorrette che possono dare un indebolimento della minivite6. Una volta che la minivite è stata inserita anche gli stress torsionali, causati dall’applicazione di carichi e forze sulla testa, potranno determinare una compromissione della stabilità1, per questo è consigliabile non superare i 300 g di forza applicata.

Complicanze sotto carico ortodontico

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Perdita dell’ancoraggio stabile
Le percentuali di perdita dell’ancoraggio stabile delle miniviti che sono caricate ortodonticamente varia tra l’11% e il 30%25. Se una minivite si mobilizza non riesce a garantire la stabilità e sarà meglio rimuoverla e riposizionarla7,17. Il fallimento dell’ancoraggio stabile sembra essere il risultato di una scarsa densità ossea dovuto a un inadeguato spessore della corticale1,17,26-29. Questo dipende dal tipo di osso in cui si inserisce il dispositivo e, come confermano alcuni studi30,31, la forza che potrà essere applicata diminuirà al ridursi della densità ossea. Un osso con una corticale sottile e una trabecolatura fine sopporterà un carico di 50 g, mentre quello denso mandibolare rimarrà clinicamente stabile anche se vengono superati i 900 g di forza. Molti articoli riportano che l’applicazione clinica di forze di 300 g o minori non determinano una compromissione della stabilità30,31. In zone di scarsa densità ossea, anche se vengono utilizzate viti lunghe, non si può ottenere una stabilità predicibile3,32.

Spostamento delle miniviti
A differenza di un impianto dentale endosseo che si osteointegra, le miniviti ottengono la stabilità primaria grazie a una ritenzione meccanica e si possono quindi spostare all’interno dell’osso. Il movimento segue la direzione del carico ortodontico, ma non è direttamente correlato all’angolo di inserimento o alla lunghezza della minivite. Questi due fattori, se ben valutati all’inizio della terapia, possono evitare una rimozione della minivite a metà del trattamento ortodontico e portare al completamento della terapia33. A causa dell’inevitabile spostamento che le miniviti subiscono è meglio programmare il posizionamento a 2 mm di distanza dalle strutture anatomiche nobili in modo da evitare eventuali complicanze dovute al possibile movimento6,32.

Complicanze dei tessuti molli

Ulcerazioni aftose
Le ulcerazioni aftose minori possono svilupparsi intorno al tronco della vite o nella mucosa adiacente che prende contatto con la testa della stessa6,34. Le ulcerazioni aftose minori sono causate tipicamente da traumi dei tessuti molli, ma possono anche essere il risultato di: una predisposizione genetica, un’infezione batterica, un’allergia, un problema ormonale, un problema vitaminico o immunologico o, in alcuni casi, da fattori psicologici. Le afte minori sono auto-limitanti e si risolvono in 7-10 giorni senza cicatrice. Il posizionamento di un abutment curativo, di una pallina di cera o di grossi elastici separatori sopra la testa della minivite, associati alla somministrazione di clorexidina (0.12%, 10 ml) in genere riesce a prevenire l’ulcerazione e migliora il comfort del paziente. Non è stato riscontrato che l’insorgenza della stomatite aftosa sia un fattore di rischio diretto per la stabilità della minivite, ma la sua presenza può favorire l’insorgere di infiammazioni maggiori dei tessuti molli6,34.

4. Inserimento di minivite in mucosa alveolare. Nella foto si nota incapsulamento della minivite.

Incappucciamento della testa della minivite e degli accessori da parte dei tessuti molli
Le miniviti posizionate nella mucosa alveolare, nella regione del fornice, possono essere ricoperte dai tessuti molli. La gengiva alveolare libera può ricoprire sia la minivite che i relativi collegamenti annessi alla testa della vite a partire dal giorno successivo al posizionamento6. L’inglobamento nei tessuti molli potrebbe essere uno dei fattori di rischio per la stabilità della minivite. Nel caso in cui la testa della minivite venga inglobata nei tessuti molli è molto probabile che anche le apparecchiature collegate lo siano6. Questa complicanza insorge solitamente a distanza di pochi giorni dall’inserimento e si risolve nel giro di 10-15 dì con la formazione di un “callo fibroso”. La capsula fibrosa trattiene la placca con selezione di batteri Gram e la conseguente infiammazione e periimplantite della screw. Quando è possibile, è consigliabile procedere al posizionamento in mucosa cheratinizzata o utilizzare miniviti più lunghe (10 mm) da inserire solo parzialmente, lasciando esposte 2 o 3 spire che servono a evitare la copertura completa della vite (Figura 4)6.

Infiammazione dei tessuti molli, infezione e peri-implantite
L’infiammazione tissutale, le infezioni minori e le peri-implantiti possono insorgere in seguito al posizionamento delle miniviti37. La salute del tessuto peri-implantare gioca un ruolo importante, rappresentando una barriera biologica per i batteri. L’infiammazione dei tessuti molli peri-implantari determina un aumento della percentuale di insuccesso del 30%38. Il clinico dovrebbe prevedere l’irritazione dei tessuti molli qualora durante il posizionamento della minivite questi siano stati maltrattati o abbiano subito delle torsioni dovute alla procedura di avvitamento34. Procedendo con l’inserimento standardizzato, atraumatico e mini invasivo gli stress ai tessuti si riducono notevolmente e si mette al riparo il sito interessato da eventuali problematiche. Come già sottolineato, l’igiene domiciliare è condizione imprescindibile perché non si verifichino complicanze di tipo infiammatorio.

Complicanze durante la rimozione

Frattura della minivite
La testa della minivite durante le manovre di rimozione potrebbe fratturarsi a livello del collo. Si raccomanda un diametro minimo di 1,6 mm per le miniviti self-drilling che vengono inserite in osso corticale denso6. Un’adeguata tecnica di posizionamento garantisce una riduzione del numero di fratture delle miniviti durante la rimozione. Se la frattura della minivite è a livello dell’osso, il suo corpo potrebbe dover essere rimosso con un portaaghi o con una fresa tipo Trephine7,35. Se la porzione fratturata che rimane inglobata nella compagine ossea è molto piccola si può decidere di non rimuoverla per evitare ulteriori stress ai tessuti ospite. La minivite è realizzata in acciaio chirurgico, titanio o lega di titanio e quindi assolutamente biocompatibile. Solo in caso di infezione secondaria si procederà alla sua rimozione.

Parziale osteointegrazione
Le miniviti realizzano un ancoraggio stabile con la sola ritenzione meccanica (stabilità primaria). Dopo 3 settimane è possibile, in alcuni casi, osservare una parziale osteointegrazione (situazione che si verifica solamente per miniviti realizzate in titanio o lega di titanio) che determina un aumento della difficoltà di rimozione7,31. La percentuale di osteointegrazione delle viti per l’ancoraggio temporaneo può variare dal 10 al 58%36. Questo dato fa capire come l’osteointegrazione possa essere un problema al momento della rimozione di una minivite7,36. Per rimuovere una minivite parzialmente osteointegrata è consigliabile aumentare il torque di svitamento o procedere con l’aiuto del contrangolo.

Le miniviti ortodontiche - Ultima modifica: 2013-05-31T14:29:37+00:00 da Redazione

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