Ipersensibilità dentinale: meccanismi e teorie

L’ipersensibilità dentinale costituisce una problematica comune – studi affermano che interessi dal 10 fino al 30% della popolazione, in massima parte nella fascia 20-50 anni – che può incidere in maniera notevole sulla qualità della vita del paziente odontoiatrico.

Ipersensibilità dentinale: a che elementi è associata?

La condizione interessa maggiormente i canini e i primi premolari e viene comunemente associata all’esposizione di dentina libera, a causa della perdita di smalto sovrastante o per la formazione di recessioni gengivali. Lo stimolo dolorifico ha una manifestazione tipica: acuto, inizio rapido e termine alla rimozione dello stimolo. Tale sintomatologia suggerisce come la polpa possa trovarsi in uno stato di infiammazione transitoria lungo la manifestazione clinica. Altri studi non reputano coerente tale correlazione. Per diverso tempo, si è cercato di comprendere i meccanismi alla base del fenomeno: la dentina è un tessuto innervato, ma colpiva comunque la forte risposta algica alla pervietà dei tubuli. Questi hanno un diametro medio di 2 μm sul versante pulpare, diametro che si restringe perifericamente fino a 0.5 μm o meno. La teoria oggi maggiormente accettata è quella proposta nel 1972 da Brannstrom e colleghi: secondo tale “teoria idrodinamica” stimolazioni termiche (e fisiche in generale) e gradienti chemiosmotici inducono all’interno dei tubuli dentinali variazioni pressorie responsabili dell’attivazione dei nocicettori posti a livello del bordo pulpo-dentinale. Esistono ancora degli aspetti che attendono di essere approfonditi: ad esempio non è del tutto chiaro se la stimolazione sia di tipo diretto o sia mediata dagli odontoblasti. Gli studi istologici hanno fornito indicazioni contrastanti, mentre la microscopia elettronica dimostrerebbe come le fibre nervose provenienti dalla polpa penetrino i tubuli per una breve distanza.

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La seconda teoria, proposta da Rapp nel 1968, si basa sul fatto che gli odontoblasti derivano da cellule mesenchimali provenienti dalla cresta neurale. Anche in questo caso, la microscopia diretta parrebbe smentire la teoria: le propaggini degli odontoblasti si sviluppano fino a 1/3-1/2 della lunghezza dei tubuli, circondate peraltro da fluido dentinale. Gli odontoblasti non dimostrano inoltre eccitabilità elettrica: non si esclude ancora una diversa stimolazione neurotrasmettitoriale. Tornando alla teoria di Brannstrom, il movimento dei fluidi può essere stimato misurando la conduttanza della dentina: una dentina con alta conduttanza presenta bassa resistenza e viceversa. Rispetto al numero di tubuli scoperti, il dato del raggio dei tubuli stessi sembra più importante, dato che il flusso dei fluidi (portata) presenta una proporzionalità diretta rispetto alla quarta potenza del raggio: in altre parole, raddoppiando il diametro, il flusso aumenta di 16 volte. Questo concetto fisico sottende ad alcune strategie cliniche basate sull’otturazione dei tubuli pervi.

Ipersensibilità dentinale: meccanismi e teorie - Ultima modifica: 2016-11-29T07:20:10+00:00 da redazione

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