Iperplasia e ipertrofia gengivale indotta da farmaci

L‘ipertrofia gengivale è una delle complicanze più temibili in ambito odontoiatrico. Parliamo di un problema estetico che, nelle forme più impegnative, tende a ripercuotersi in ambito funzionale: una gengiva francamente iperplastica, infatti, può costituire un grosso limite all’igiene orale domiciliare. Si manifesterà così una forma di gengivite assai complessa da trattare.

La chirurgia plastica mucogengivale, al giorno d’oggi, si concentra maggiormente sul trattamento di quelle condizioni cliniche in cui la quota di tessuti di rivestimento è carente. Il trattamento di base per i casi in cui i tessuti molli siano invece eccessivamente esuberanti è stato tra i primi ad essere coniato nell’ambito della chirurgia parodontale. Le tecniche di gengivectomia, volendo però essere più completi, hanno seguito un’evoluzione che voleva andare a tutelare un’esigenza clinica assoluta dei trattamenti di questo tipo, ovvero la stabilità dei risultati a lungo termine.

Pubblicità

Questo discorso si fa particolarmente concreto nel momento in cui si parla delle ipertrofie farmacoindotte, che verranno qui fatte oggetto di una trattazione ad approccio prettamente clinico.

In primo luogo, non si può che rimarcare quanto sia importante sottoporre il paziente con cui ci si approccia per la prima volta ad uno scrupoloso interrogatorio anamnestico. Nel momento in cui nell’anamnesi farmacologica compaiono molecole collegate alla problematica in oggetto, è chiaro che l’odontoiatra avrà l’orientamento clinico necessario a trattare quel paziente.

Vediamo ora i più importanti principi attivi che tra i loro effetti indesiderati annoverano proprio l’ipertrofia gengivale. Sarà subito evidente che non si tratta di molecole con cui raramente il clinico andrà a confrontarsi, ma di farmaci di uso piuttosto comune:

  • antiepilettici: idantoina e soprattutto fenitoina; quest’ultima causa frequentemente forme di iperplasia/ipertrofia, soprattutto nei soggetti pediatrici in trattamento. La condizione va incontro a lenta regressione clinica in seguito alla sospensione del farmaco.
    Più raramente, anche altre classi farmacologiche impiegate nel trattamento di disturbi neuropsichici possono causare ipertrofia
  • calcio-antagonisti: la nifedipina è un farmaco largamente diffuso; la complicanza tende a presentarsi – anche se i dati sull’incidenza presentano una forte variabilità – in una fase relativamente precoce del trattamento
  • immunosoppressori: soprattutto la ciclosporina; è chiaro che si tratterà di pazienti portatori di importanti comorbidità, che richiederanno valutazioni cliniche (soprattutto in fase pre-chirurgica) accurate
  • altri farmaci possono causare forme – spesso più blande – di iperplasia: ci limitiamo a ricordare i contraccettivi orali, data la loro diffusione nella popolazione femminile.

Detto questo, è facile comprendere come non sempre la soluzione percorribile sia la più semplice e atraumatica, ossia la sospensione del farmaco. Questa andrà valutata con il curante, che potrà magari decidere il passaggio ad un’altra molecola. In caso contrario, dato che la regressione spontanea è infrequente e l’ipertrofia gengivale, soprattutto se di tipo fibroso, può alterare notevolmente l’anatomia gengivale, dovranno essere considerati interventi risolutivi di tipo chirurgico. In questo senso, il laser può rappresentare una valida opzione.

Iperplasia e ipertrofia gengivale indotta da farmaci - Ultima modifica: 2015-11-17T08:00:30+00:00 da redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome