Implantologia, le complicanze nel tempo

Gli impianti, segno del “fallimento” dell’odontoiatria

Gaetano Calesini

Più critico è invece Gaetano Calesini, medico odontoiatra, libero professionista, past president dell’Associazione Italiana di Odontoiatria Protesica, titolare dell’insegnamento di clinica implantoprotesica presso l’ateneo “Vita-Salute San Raffaele” di Milano. “La storia della medicina ci insegna che da sempre la disciplina evolve per tentativi e correzioni”, spiega Calesini, “per anni ricercatori e clinici, unitamente alle compagnie produttrici di impianti hanno contribuito a misconoscere il problema che ora, a causa del numero elevatissimo di impianti in funzione, è esploso in tutta la sua evidenza (clinica) su scala planetaria. Pur essendo la ricerca degli ultimi anni particolarmente attiva su questo argomento, la gran parte delle concause relative alle mucositi ed alle periimplantiti, e con esse le possibili strategie per contrastarle, sono attualmente pressoché sconosciute alla comunità scientifica internazionale.

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È comunque certo che in ogni branca chirurgica il successo è influenzato dai materiali, dalle tecniche, dall’operatore ed infine come ultimo, ma non meno importante fattore, dalla resistenza dell’ospite. Le variabili “operatore” e “resistenza dell’ospite”, al contrario delle altre, non sono standardizzabili e, ad oggi, esse rivestono la maggior influenza nel successo o nell’insuccesso del trattamento implantoprotesico”. Purtroppo, fa notare Calesini, i dati sulle perimplantiti non sono sempre chiari ed omogenei, sebbene una recente consensus conference abbia riportato dati quantomeno preoccupanti per i clinici poiché nel 80% dei soggetti e in 50% dei siti implantari è stata fatta diagnosi di mucosite, mentre la perimplantite è stata identificata, rispettivamente, nel 28% e >56% dei soggetti e nel 12% e il 43% dei siti implantari. (Lindhe J, Meyle J. Peri-implant diseases: Consensus Report of the Sixth European Workshop on Periodontology. J Clin Periodontol 2008; 35 (Suppl. 8): 282–285.).

Tuttavia, mentre in letteratura abbondano i dati relativi alle complicanze implantari, scarseggiano quelli relativi alle complicanze protesiche che per lo più non sono comparabili fra loro a causa delle infinite variabili tipiche della disciplina protesica. “In questo caso le complicazioni sono strettamente legate alla tipologia del dispositivo protesico preso in esame”, spiega, “ai materiali e alle tecniche con cui è stato costruito, oltre che alla competenza, alla sensibilità e alla esperienza del team che lo ha realizzato: dal momento però che materiali e tecniche sono scelte dall’operatore, tali complicanze ricadono completamente nell’ambito delle responsabilità dell’operatore”.

In generale, per contrastare qualsiasi rischio di complicanza, Calesini ha scelto validi alleati. “Nel mio studio è attivo, da oltre trent’anni, un efficiente reparto di igiene”, spiega, “tutti i pazienti dello studio, non solo quelli protesici, sono in terapia di mantenimento; vengono inseriti, in base ai loro specifici fattori di rischio, in programmi che prevedono richiami bimestrali, trimestrali o quadrimestrali: solo pochissimi, fortunati dal punto di vista genetico e disciplinati nell’applicazione giornaliera all’igiene domiciliare, rientrano nel programma semestrale”. Ma Calesini si spinge un po’ oltre, con un’analisi che deve far riflettere. “In odontoiatria”, dice, “gli impianti stessi sono configurabili come “complicanza”, anzi per dirla tutta sono la certificazione del fallimento dell’odontoiatria.

Di fatto il paziente che necessita di una terapia implantare ha già sperimentato personalmente il fallimento della prevenzione primaria, della conservativa, della protesi e della prevenzione secondaria. La prevenzione attuata seriamente non ha bisogno di altri strumenti che la sostengano, essa è in grado di per sé di eludere le due maggiori patologie in odontoiatria, vale a dire carie e parodontite, ambedue evitabili adottando appropriati comportamenti ed aderendo ad un programma di igiene professionale. La “nuova mentalità” di cui ci sarebbe bisogno per evitare “le complicanze” non è null’altro che l’applicazione, reale e pragmatica, dei concetti razionali della prevenzione odontoiatrica, vecchi di secoli (di secoli, non di decenni…) applicati ancora oggi, sfortunatamente, poco e male”.

Implantologia, le complicanze nel tempo - Ultima modifica: 2013-07-01T14:06:10+00:00 da Redazione

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