I parametri parodontali fondamentali: PPD, CAL e DGM

Per quanto sia stato fatto molto in termini di diagnostica strumentale e programmazione nell’ottica della standardizzazione delle procedure, la valutazione del singolo caso in ambito parodontale risulta sempre una fase di dirimente importanza. È importante a tal proposito sottolineare come intervenire con i mezzi adeguati su di un substrato patologico in un paziente ricettivo e collaborante, possa nella maggior parte dei casi portare a risultati notevoli in termini di contenimento della sintomatologia, del progressione della malattia parodontale e, di conseguenza, di mantenimento degli elementi dentari interessati. I dati riportati a partire dal sondaggio parodontale devono essere soppesati al netto di altri aspetti morfologici quali ad esempio la presenza di recessioni gengivali, il grado di trofismo della stessa gengiva e la conformazione del margine. Lo stesso sondaggio deve essere condotto attraverso precisi criteri. La Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) suggerisce di pattugliare l’intera circonferenza di ogni elemento, applicando alla sonda una forza controllata pari a 30 grammi, di modo da rilevare in primo luogo la profondità dei solchi e l’eventuale presenza di tasche, il livello di attacco clinico e inoltre dati quale sanguinamento, presenza di concrezioni di tartaro o margini di restauro incongrui. Un altro dato è il livello di attacco clinico (CAL). Questo viene frequentemente confuso con il sondaggio semplice sopracitato (PPD), ma differisce da esso perché si basa anche su di un secondo punto di riferimento, ovvero la posizione della giunzione amelo-cementizia (CEJ). Al sondaggio, dunque, viene sommata la distanza del margine gengivale dalla CEJ: in questo caso, la presenza di una recessione verrà chiaramente considerata. Molti affermano che la dicitura clinical attachment level sia sinonima di clinical attachment loss (perdita di attacco clinico).

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Questo secondo dato, fisiologicamente, dovrebbe però attenersi a 0. Ciò non è possibile, perché anche il sondaggio a forza controllata arriva a 3.0 mm senza essere considerato patologico. Alcuni suggeriscono che sia pertanto più corretto (e meno confondente) parlare di perdita di attacco clinico “vera”. Alcuni Autori, sostenendo come possa comunque permanere un rischio di effettuare sotto o sovrastima, propongono di misurare il complesso dentogengivale (DGM), inteso come somma di tutti i tessuti molli sopragengivali e maggiormente indicativo dell’aspetto istomorfologico del parodonto. Questa manovra consiste nell’applicazione (previa anestesia) di una forza superiore ai suddetti 30 grammi. Fisiologicamente, il DGM dovrebbe attenersi sui 3.0 mm vestibolarmente e lingualmente, per salire a 4.5 mm nei siti interprossimali. La maggiore morbilità della procedura fa sì che questa non risulti consigliabile in un ottica di follow up, quanto nell’effettuazione di misurazioni prechirurgiche e/o a fini protesici.

I parametri parodontali fondamentali: PPD, CAL e DGM - Ultima modifica: 2016-12-21T07:49:10+00:00 da redazione

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