Fumo e salute oro-facciale: analisi della letteratura e razionale scientifico

Gengivite ulcero-necrotizzante acuta (ANUG)
Questa patologia è strettamente correlata all’uso di tabacco68. Il 98% dei pazienti colpiti da ANUG è costituito da fumatori e i soggetti che fumano più di dieci sigarette al giorno mostrano una prevalenza di ANUG dieci volte maggiore rispetto ai non fumatori69,70. La precisa eziologia del fenomeno è naturalmente sconosciuta, ma insorge più frequentemente in adolescenti e giovani adulti e può essere determinata da una ridotta risposta dei granulociti neutrofili all’invasione batterica e probabilmente anche virale (citomegalovirus) dei tessuti gengivali. L’effetto vasocostrittore del tabacco pare contribuire fortemente alla necrosi e ulcerazione dolorosa che si osserva in questa patologia, ma lo stress emotivo e la scarsa igiene orale sembrano giocare un ruolo quasi altrettanto importante.

Guarigione ritardata delle ferite
Il fumatore mostra in generale una tendenza a una ritardata guarigione delle ferite orali, siano esse estrazioni dentali o riguardino chirurgia parodontale, implantare o chirurgia orale di routine. Questo può essere dovuto, come abbiamo visto, al diretto contatto dei costituenti del fumo con una ferita aperta, al ridotto flusso ematico, a una depressione della funzione leucocitaria, a una ridotta attività fibrinolitica o, ancora, all’effetto essiccante dell’aria calda respirata o alla rottura del coagulo ematico dovuta alla pressione intraorale negativa prodotta durante l’inalazione del fumo16. Per quanto riguarda le estrazioni dentali in particolare, i fumatori mostrano un riempimento ematico marcatamente ridotto dell’alveolo post-estrattivo ed evidenziano un’incidenza di alveolite secca cinque volte maggiore rispetto ai non fumatori. In generale, è stato dimostrato che il fumo nel periodo postestrattivo si associa allo sviluppo di alveoliti con un odd ratio di 3,5. Meechan e colleghi71 hanno valutato l’incidenza di alveolite dolorosa in 3541 estrazioni condotte in 2417 pazienti: i fumatori mostrano una più marcata tendenza a ridotto riempimento ematico dell’alveolo che pare associata allo sviluppo di dolore72 e si è dimostrato che i forti fumatori (20 o più sigarette al giorno) mostrano più elevata incidenza di alveolite dolorosa rispetto ai non fumatori. Lopez Carriches e colleghi nel loro studio osservano come dopo estrazione di terzi molari, i fumatori sono più esposti al rischio di sviluppare trisma rispetto ai non fumatori73. Per quanto riguarda in particolare gli effetti del fumo in implantologia, gli studi presenti in letteratura fanno riferimento ad alcuni parametri:

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  • sopravvivenza implantare: si riferisce alla presenza di un impianto con o senza complicanze. Se riportato, la perdita dell’impianto può essere precoce (prima del carico) o tardiva (dopo il carico);
  • successo implantare: presenza di un impianto in assenza di complicanze di natura sia biologica sia tecnica. Vari autori hanno proposto numerosi criteri di successo;
  • insorgenza di perimplantite;
  • evidenza radiografica di perdita ossea marginale perimplantare.

I processi biologici coinvolti nell’osteointegrazione e nel mantenimento dei livelli ossei perimplantari sono influenzati dal fumo di tabacco e forniscono quindi una spiegazione del minor tasso di sopravvivenza e successo implantare nei fumatori74. Mentre il fumo di sigaretta non è una controindicazione assoluta al posizionamento di impianti, con la maggioranza degli studi che riportano un range di sopravvivenza implantare tra l’80 e il 96%, i fumatori dovrebbero essere avvisati che esiste un rischio maggiore di perdita degli impianti e di perimplantite: il rischio di fallimento implantare è descritto da un odd ratio tra 1,70 e 4,09 rispetto ai non fumatori a seconda delle varie metanalisi prese in esame (e dopo procedure di aumento osseo, l’odd ratio di insuccesso implantare nel fumatore oscilla tra il 2,26 e 5,77 rispetto al non fumatore). Il fattore di rischio o odd ratio per la perimplantite varia da 3,6 a 4,6 in letteratura. Bain e Moy75, nel 1993, furono i primi a valutare l’influenza del fumo sulla percentuale di fallimento degli impianti dentali: se quella complessiva si attestava intorno al 5,92, in accordo con altri studi, i fumatori facevano registrare un tasso di fallimenti dell’11,28 contro il 4,76 dei non fumatori. Successivamente altri studi ancora indicarono il fumo come una tra le principali cause di fallimento implantare76,77. Lo studio di Gorman e colleghi78 riporta invece un tasso di fallimento implantare nel fumatore del 6,50%, mentre un ulteriore studio retrospettivo di coorte di Moy e colleghi79 indica addirittura una percentuale di fallimento del 20 nel fumatore. Tutti gli studi confermano un maggior effetto negativo del fumo sugli impianti mascellari rispetto a quelli mandibolari, probabilmente a causa della maggior influenza sull’osso mascellare di qualità più scadente rispetto alla mandibola. L’insuccesso implantare precoce (nella fase precedente al carico) interessa dal 6,5 al 9% dei casi nel fumatore a seconda dei diversi studi, e dall’1 al 3,5% nel non fumatore. La perdita dell’impianto in fase precoce è in media del 31% nel fumatore e del 4% nel non fumatore. Sono necessari ulteriori studi per stabilire l’influenza di dose e durata del fumo di sigaretta sul successo implantare. Lo studio di Carcuac e Jansson80 dimostra che l’incidenza di perimplantite nei pazienti implantari non fumatori è del 64% mentre tale valore sale al 78% nei fumatori. Gli odd ratio per fumo e perimplantite riportati oscillano tra 3,6 e 4,6. La percentuale di successo a 5 anni degli impianti osteointegrati si aggira tra il 94 e il 97,5% a seconda dei vari studi. Il paziente fumatore deve preventivamente essere messo al corrente che il fumo aumenta da 4 a 6 volte il rischio di un insuccesso.

Carie
I clinici del diciannovesimo secolo erano convinti che il fumo di tabacco proteggesse dalla carie e ancora nel 1968 Schmidt fu in grado di affermare che la riduzione della carie dentale era l’unico vantaggio del fumo81. Gli studi più recenti hanno invece rilevato la presenza di una forte associazione tra fumo di sigaretta e un’aumentata incidenza di carie, anche se una vera e propria relazione di causaeffetto non è ancora stata dimostrata. I fumatori mostrano un numero di superfici dentali cariate o otturate significativamente più alto rispetto ai non fumatori, e i forti fumatori risultano più colpiti dei fumatori moderati. È stato suggerito che il gruppo dei fumatori abbia uno standard di igiene orale inferiore e minori capacità tecniche, faccia più rari controlli dal dentista e presenti in generale una minore attenzione alle proprie condizioni di salute. Questi fattori non sono stati messi sotto controllo negli studi precedenti ma potrebbero essere la reale spiegazione dell’aumentata incidenza di carie. Anche il tabacco da masticazione sembra incrementare l’insorgenza di carie, forse come conseguenza del fatto che più di un quinto del contenuto di alcune marche di tabacco non da fumo è costituito da zucchero, e alcune di esse sono addirittura in grado di svolgere il ruolo di terreno di coltura per alcuni ceppi batterici cariogeni82.

Abrasione
L’abrasione dentale consistente in una perdita di tessuto duro sul margine incisale o all’apice delle cuspidi, talvolta associata a migrazione degli elementi interessati, è un evento classicamente collegato all’uso di una pipa mantenuta sempre nella stessa posizione. I fumatori di sigarette non sembrano mostrare un incremento dell’abrasione dentale, mentre questa è certamente dimostrata nei soggetti che fanno uso di tabacco non da fumo da molti anni, specialmente se vivono o lavorano in ambienti molto polverosi.

10. Candidosi acuta e perimplantite in fumatrice.

Candidosi orale
La maggior parte dei pazienti affetti da candidosi orale (83%) è da moderata a forte fumatrice di sigarette (Figura 10). Candida albicans, un normale saprofita della mucosa orale di circa il 50% degli individui normali sani (non portatori di protesi), può essere diversamente influenzata dal fumo di tabacco e variabilmente aumentare o ridurre la sua crescita in differenti individui83 (Figura 11).

11. Candidosi cronica linguale.

Sinusite
I fumatori di tabacco sono più interessati da sinusite mascellare rispetto ai non fumatori e questa condizione si risolve del tutto o si riduce significativamente dopo la cessazione del vizio84. Questo effetto è probabilmente imputabile a un edema tabacco-correlato della mucosa sinusale e a ridotta mobilità ciliare dell’epitelio respiratorio sinusale. L’edema tende a ridurre l’ampiezza degli osti meato-antrali mentre l’indebolito movimento ciliare inficia la clearance sinusale di muco e batteri.

Fumo e salute oro-facciale: analisi della letteratura e razionale scientifico - Ultima modifica: 2013-05-30T15:12:03+00:00 da Redazione

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