La frattura verticale di elemento dentario: classificazione e inquadramento

Questo termine riunisce una quantità di condizioni cliniche e patologiche molto diverse tra di loro e dall’approccio spesso ostico, anche agli occhi del più navigato professionista. Tali differenze si estrinsecano sia nella fase diagnostica che nel passaggio al management terapeutico.

Per quanto riguarda il paziente, la sintomatologia proveniente da un dente fratturato, in virtù della sua frequente aspecificità, può costituire un’esperienza non degna di grande attenzione, anche se a tratti fastidiosa. In uno dei suoi numerosi video educativi, l’American Dental Association interroga direttamente i propri pazienti su alcuni aspetti clinici, quali l’avvertire un dolore acuto ma estremamente ridotto nel tempo alla masticazione, l’evitare di mangiare alcuni cibi duri, o la tendenza anche inconsapevole a masticare preferenzialmente da un lato.

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È indubbiamente vero che questi “sintomi”, come in generale i dati aspecifici di sensibilità termica e dolenzia non debbano condurre il paziente ad allarmismi. Dall’altra parte, però, è vero che questi possono essere la spia di una condizione patologica importante. Laddove non sia il paziente a segnalare questi dati, perciò, sarà l’odontoiatra a doverli indagare attraverso un articolato esame anamnestico e clinico.

Il passaggio alla realtà operativa dello specialista presuppone, in primo luogo, un corretto inquadramento della problematica.

In linea generale, si può affermare che le fratture che susseguono ad eventi traumatici sono solitamente ad asse orizzontale, mentre le fratture verticali derivano da traumatismi intrinseci al dente (ad esempio le sollecitazioni occlusali) o da eventi a base iatrogena. Ci si concentrerà qui su questo secondo gruppo.

Frattura verticale di elemento dentario: quale classificazione ?

Volendo razionalizzare questo tipo di lesioni, sono diverse le classificazioni disponibili in letteratura, perché diversi sono i criteri con i quali esse vengono raggruppate.

La classificazione più nota è quella proposta da Williams a fine anni ’70:

  • classe I: frattura verticale incompleta smalto-dentinale senza interessamento pulpare
  • classe II: frattura verticale incompleta smalto-dentinale con coinvolgimento della polpa
  • classe III: frattura verticale incompleta con interessamento del parodonto
  • classe IV: frattura completa con distacco.

Da notare come la classe I costituisca già il passaggio successivo alle comuni incrinature dello smalto, che gli anglosassoni chiamano comunemente “craze lines”, le quali rappresentano invece la prima voce della classificazione dell’American Association of Endodontists: oltre a queste, frattura di cuspide, dente “cracked” e “split” e infine frattura radicolare verticale. Questa seconda classificazione, oggi, è secondo diversi Autori la più largamente accettata.

Volendo semplificare ulteriormente, il fattore della completezza dipende dalla perdita di tessuto dentale. La sintomatologia avvertita, invece, varia soprattutto in ragione del coinvolgimento pulpare. Il fattore prognostico deriva poi da entrambi questi aspetti.

La frattura verticale di elemento dentario: classificazione e inquadramento - Ultima modifica: 2016-05-24T07:01:25+00:00 da redazione

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