Estrazione atraumatica verticale: protocollo e validazione scientifica

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L’estrazione di un elemento dentale giudicato non altrimenti recuperabile rappresenta una scelta clinica delicata e presuppone una contestuale proposta riabilitativa del sito. L’inserimento di un impianto osteointegrato e la successiva riabilitazione protesica costituiscono la prima scelta nella maggior parte dei casi. Un piano di trattamento di questo tipo implica naturalmente dei presupposti anatomici che riguardano tanto i tessuti duri quanto quelli molli. L’estrazione di un dente costituisce in qualsiasi caso un evento traumatico che predispone a una reazione tissutale che implica un riassorbimento. È auspicabile minimizzare lo stress a carico dei tessuti e una delle modalità consiste nel ridurre quanto più possibile il grado di traumaticità della procedura estrattiva: in altri termini, si parla di chirurga minimamente invasiva. Quanto anticipato è già stato più ampiamente trattato in una precedente trattazione. Questo breve articolo considera le implicazioni e i vantaggi di natura clinica determinati da una procedura atraumatica di estrazione dentaria, definita “vertical extraction system”.

Estrazione atraumatica vericale: “vertical extraction system”

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Il protocollo, qui riassunto, viene descritto e indagato nel lavoro pubblicato nel 2013 da Muska su Oral and maxillofacial surgery. Lo studio ha interessato un totale di 111 elementi dentari permanenti (esclusi terzi molari o molari mascellari), non mobili o con mobilità contenuta al primo grado, decoronati o comunque affetti da carie destruenti, in cui una tecnica convenzionale con pinza era precedentemente fallita o era stata giudicata non attuabile.

Dopo l’esecuzione dell’anestesia locale, sono stati rimossi gli eventuali residui di tessuto carioso; i multiradicolati (nel caso molari inferiori) sono stati separati. Il canale radicolare è stato approcciato con sonde e/o frese Gates-Glidden. A questo punto, con l’ausilio di frese specifiche, il canale è stato preparato al fine di impegnarvi l’apposita vite del sistema Benex (Helmut Zepf Medizintechnik e Hager & Meisinger). L’avulsione vera e propria viene a questo punto eseguita con l’ausilio di un estrattore – appartenente alla medesima sistematica – poggiante su una mascherina precedentemente preparata.

Un aggiornamento su questa tecnica è stato fornito dal lavoro recentemente pubblicato da Hong sulla rivista dell’American Dental Association, che ha osservato un totale di ulteriori 323 elementi dentari. L’85% di questi è stato efficacemente trattato con l’estrattore, gli altri – in proporzione soprattutto elementi pluriradicolati – hanno richiesto una chirurgia a lembo o comunque un approccio maggiormente indaginoso. In conclusione, gli Autori confermano il protocollo come indicato in presenza di denti non aggredibili con metodica convenzionale (pinze) e, in maniera particolare, nelle regioni anteriori (elementi monoradicolati), in cui è massimamente importante conservare i volumi tissutali. Potrebbe essere interessante, nel prossimo futuro, studiare la metodica in abbinamento con un protocollo implantare postestrattivo, al quale pare evidentemente prestarsi con favore.

Riferimenti bibliografici

Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Radiol. 2013 Nov;116(5):e303-10. doi: 10.1016/j.oooo.2011.11.037. Epub 2012 Jul 3. Atraumatic vertical tooth extraction: a proof of principle clinical study of a novel system. Muska E, Walter C, Knight A, Taneja P, Bulsara Y, Hahn M, Desai M, Dietrich T.

J Am Dent Assoc. 2018 May 23. pii: S0002-8177(18)30202-2. doi: 10.1016/j.adaj.2018.03.022. [Epub ahead of print] Minimally invasive vertical versus conventional tooth extraction: An interrupted time series study. Hong B, Bulsara Y, Gorecki P, Dietrich T.

Estrazione atraumatica verticale: protocollo e validazione scientifica - Ultima modifica: 2018-06-05T06:49:12+00:00 da redazione

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