Effetto in vivo di due sistemi di sbiancamento professionali

Risultati

1AE. Immagini al SEM che mostrano la morfologia della superficie smaltea trattata con Opalescence Xtra Boost. A) smalto prima del trattamento; B) T0: prima applicazione; C) T1: seconda applicazione a 1 settimana; D) T2: terza applicazione a 2 settimane; E) T3: quarta applicazione a 3 settimane. Ingrandimento 500X. Non si osservano differenze morfologiche prima e dopo le diverse sedute di sbiancamento.

Dopo lo sbiancamento entrambi i gruppi hanno mostrato miglioramenti significativi del colore dentale, pari ad almeno tre tinte della scala-colore Vita. In tabella 2 sono riportate le medie e le deviazioni standard dei parametri di rugosità dei due gruppi prima del trattamento (ctrl; smalto non trattato) e dopo ciascuna seduta di sbiancamento a intervalli di una settimana (T0, T1, T2 e T3). Non sono state osservate differenze significative tra i due gruppi o rispetto al controllo positivo nei valori alla baseline.

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I risultati hanno dimostrato che, dopo l’utilizzo di entrambi i prodotti, la rugosità superficiale dello smalto a T0, T1, T2 e T3 non era aumentata dopo lo sbiancamento, dato che non sono state evidenziate differenze significative dei parametri di rugosità rispetto ai controlli. L’analisi al SEM ha confermato che le superfici trattate erano simili allo smalto prima del trattamento in entrambi i gruppi (figure 1A-E e 2A-E). Le piccole irregolarità superficiali visibili possono, infatti, essere attribuite alla normale topografia dello smalto. Al contrario, la superficie dello smalto mordenzato ha mostrato valori di rugosità significativamente maggiori e al SEM è stata evidenziata la morfologia smaltea tipica della mordenzatura (figure 3A-B).

Discussione

Questo è il primo studio in vivo realizzato con un profilometro senza contatto per valutare la rugosità dello smalto dopo sbiancamento. I risultati di questo studio indicano che il trattamento professionale con Opalescence Xtra Boost (perossido di idrogeno al 38%, [HP]) o Rembrandt Quik Start (perossido di carbamide al 35%, [CP]), con quattro applicazioni ripetute nell’arco di quattro settimane, non ha causato alterazioni della rugosità superficiale dello smalto. L’ipotesi dello studio è stata pertanto accettata. Lo studio è stato basato sulla tecnica delle repliche in resina epossidica45, che presenta il vantaggio di permettere la valutazione degli effetti degli agenti sbiancanti sulla morfologia smaltea in condizioni intraorali22, permettendo anche la valutazione della stessa zona del dente prima e dopo lo sbiancamento22.

2AE. Immagini al SEM che mostrano la morfologia della superficie smaltea trattata con Rembrandt Quik Start. A) smalto prima del trattamento; B) T0: prima applicazione; C) T1: seconda applicazione a 1 settimana; D) T2: terza applicazione a 2 settimane; E) T3: quarta applicazione a 3 settimane. Ingrandimento 500X. Non si osservano differenze morfologiche prima e dopo le diverse sedute di sbiancamento.

La sensibilità della metodica è stata verificata attraverso il controllo positivo: il profilometro è stato capace di rilevare l’aumento della rugosità sulle repliche di smalto mordenzato, confermando la tipica morfologia della mordenzatura osservata al SEM. La rugosità di superficie dipende dalla lunghezza del cut-off usato per l’analisi. In questo studio sono state effettuate scansioni superficiali di 0,5 x 0,5 mm, adeguate per la valutazione del fenomeno oggetto dello studio. Di regola, la lunghezza del cut-off deve essere la metà della lunghezza di analisi.

Per questo motivo i valori di rugosità dello smalto mordenzati ottenuti erano inferiori a quelli osservati in altri studi recenti46, ma più alti se confrontati con altri sistemi di analisi47. Sono stati testati due prodotti professionali ad alta concentrazione, ipotizzando che l’alta concentrazione potesse causare più alterazioni superficiali rispetto a prodotti con una concentrazione più bassa. Il perossido di idrogeno al 38% è uno dei prodotti sbiancanti commerciali con la più alta concentrazione disponibile, con un forte effetto ossidante potenzialmente lesivo nei confronti dello smalto. Il perossido di carbamide al 35% rappresenta la più alta concentrazione di questo prodotto disponibile sul mercato, corrispondente a perossido di idrogeno al 11,4% e contenente urea.

È stato ipotizzato che l’urea, che si scinde in biossido di carbonio e ammoniaca, possa alterare le regioni interprismatiche dello smalto48,49. L’urea potrebbe denaturare la struttura proteica e causare alterazioni strutturali e morfologiche dello smalto attraverso la degradazione delle molecole organiche, come le amelogenine28. D’altra parte, l’urea è alcalina, innalza il pH degli agenti sbiancanti, riducendo il loro potenziale demineralizzante15. In studi precedenti, per lo più in vitro, è stato osservato che l’utilizzo di alte concentrazioni di perossido di idrogeno provoca alterazioni morfologiche della superficie smaltea15,21,30-32,34,38, modificazioni nella distribuzione dei cristalli di smalto41, aumento delle porosità della struttura smaltea superficiale34 e una maggiore adesione di Streptococcus mutans sulla superficie dello smalto18 (tabella 1).

Inoltre, l’analisi chimica di superficie ha evidenziato sia modificazioni del rapporto calcio/fosfato42 sia perdita di calcio37, supportando l’ipotesi che gli agenti sbiancanti sono componenti chimicamente attivi, capaci di indurre importanti alterazioni strutturali dello smalto. Le alterazioni della superficie dello smalto sono state confermate indirettamente da studi che hanno osservato una riduzione 3AB. Immagini al SEM dei controlli positivi: A, smalto non trattato; B, smalto mordenzato con acido ortofosforico al 37% per 30 s (ingrandimento 500X). Lo sbiancamento professionale con alte concentrazioni di perossido di idrogeno o di perossido di carbamide è una procedura sicura e affidabile. delle proprietà fi siche dello smalto, in particolare la microdurezza, ampiamente studiata5,9-11,14,38,40.

Lo sbiancamento professionale con alte concentrazioni di perossido di idrogeno o di perossido di carbamide è una procedura sicura e affidabile.

Dato che tutti i parametri profilometrici non sono stati modificati, questo studio in vivo ha dimostrato che un protocollo di quattro sedute professionali con perossido di idrogeno al 38% o perossido di carbamide al 35% non ha eff etto sulla rugosità dello smalto. Questo sembrerebbe indicare, in accordo con precedenti studi in vitro10,27,36,39, che l’uso appropriato di prodotti sbiancanti ad alta concentrazione non ha effetti negativi sulla micromorfologia smaltea. Dato che entrambi i prodotti testati sono commercializzati per procedure professionali, in questo studio sono stati applicati dopo avere posizionato la diga di gomma. Le impronte sono state rilevate subito dopo lo sbiancamento e prima di rimuovere la diga di gomma, in modo da evitare ogni contatto con la saliva.

3AB. Immagini al SEM dei controlli positivi: A, smalto non trattato; B, smalto mordenzato con acido ortofosforico al 37% per 30 s (ingrandimento 500X).

Pertanto, l’effetto remineralizzante della saliva sullo smalto sbiancato17,22,40-44 non può giustificare l’assenza di alterazioni osservata in questo studio. Uno studio36 ha ipotizzato che le alterazioni della superficie dello smalto possano essere dovute a proprietà acide degli agenti sbiancanti. L’assenza di cambiamenti morfologici e profilometrici dello smalto dopo i trattamenti sbiancanti in vivo potrebbe dipendere dal pH relativamente neutro dei prodotti testati (HP, pH=7,0-7,550 e CP, pH= 6,551), ben al di sopra del valore critico per la demineralizzazione dello smalto. Questo potrebbe spiegare anche perché non è stato rilevato alcun incremento della rugosità dello smalto sbiancato rispetto allo smalto mordenzato con acido ortofosforico al 37%. I controversi risultati sugli effetti dello sbiancamento dentale nei diversi studi potrebbero essere dovuti alla diversità dei protocolli di ricerca, che renderebbe difficile, se non impossibile, il confronto dei dati.

Spalding et al.20 hanno dimostrato che le irregolarità dello smalto non trattato possono essere maggiori di quelle dovute all’effetto dei perossidi sul dente. Inoltre, il reale significato clinico delle alterazioni dello smalto riportate in alcuni studi non è stato del tutto chiarito22,32,40. Alla luce dei risultati di questo studio, l’ipotesi di ricerca è stata confermata. I due prodotti testati non hanno modificato la rugosità superficiale. Tuttavia, studi precedenti hanno ipotizzato che potrebbero essere presenti delle alterazioni al di sotto della superficie dello smalto sbiancato9,21,34 a causa della penetrazione nello smalto dei composti a base di perossido. Quindi, queste osservazioni e il loro significato clinico devono essere ancora approfonditi, sia per i prodotti professionali sia per quelli domiciliari, che, anche se a più bassa concentrazione, vengono mantenuti in contatto con lo smalto per periodi più lunghi.

Effetto in vivo di due sistemi di sbiancamento professionali - Ultima modifica: 2009-12-18T15:22:13+00:00 da Redazione

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