La determinazione della dimensione verticale nel paziente edentulo è una manovra fondamentale al fine di assicurare funzionalità ed estetica adeguate nella realizzazione di una protesi totale. Ad oggi, non esiste ancora un consenso dal punto di vista scientifico sulla raccolta di tale parametro. I – tanti – metodi empirici disponibili sarebbero, secondo alcuni Autori, accomunati tutti da un elevato grado di soggettività e variabilità. In un panorama tanto empirico, il giudizio clinico e anche le preferenze del professionista continuano a risultare indispensabili. Ciò costituisce necessariamente uno svantaggio?

Per comprendere al meglio la vastità del panorama operativo, si consiglia la lettura della revisione aggiornata curata da Alhajj e pubblicata lo scorso anno su Journal of Oral Rehabilitation. Gli Autori fanno qui una distinzione fondamentale, tra metodiche pre-estrattive, per le quali va assunto che la dimensione al tempo zero sia effettivamente quella ideale da riprodurre nella riabilitazione, e metodiche post-estrattive, stato di partenza in realtà comune, condizionato dalla perdita di punti di riferimento a livello del terzo inferiore del volto. La dimensione ricercata può essere quindi quella che porta proprio al ripristino di una proporzione idonea rispetto ai due terzi superiori. In alternativa, sempre nell'edentulo, la valutazione della dimensione durante la riabilitazione può basarsi parametri standard, come proposto da McGrane, oppure seguire la risposta neuromuscolare del paziente (Lytle), o ancora le prove di fonetica, ad esempio la presenza di uno spazio di 1 mm in regione premolare durante la pronuncia delle consonanti sibilanti. La metodica basata sulla fonazione viene impiegata anche in presenza di denti.

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Dimensione verticale: un analisi cefalometrica

Diagnosi cefalometrica e dimensione verticale: un articolo dalla letteratura
Un'altra opzione che Alhajj contempla tanto in presenza di denti quanto nei casi di edentualia è la diagnostica cefalometrica. L'uso di questa nel paziente edentulo è oggetto principale dell'ancor più recente lavoro di Enkling, pubblicato sulla stessa rivista nel marzo 2018.

Partendo dagli studi classici di Thompson sulla posizione di riposo della mandibola, negli anni '80 Slavicek definì i parametri cefalometrici della dimensione verticale, misurando l'angolo tra SNA (spina nasale anteriore), Xi (centro del ramo ascendente della mandibola) e D (centro della sinfisi mentoniera). L'Autore calcolò in 49° l'ampiezza media dell'angolo, postulando come tale misura derivasse da pattern di crescita indipendenti dalla dentizione. Lo stesso parametro può essere verificato nel paziente edentulo con protesi in massima intercuspidazione. Un'alterazione di 1.2° corrisponde ad una differenza interocclusale di 1 mm a livello dei primi premolari.

La ricerca in oggetto ha verificato alcuni altri postulati dell'Autore, secondo cui la dimensione verticale individuata clinicamente risulterebbe sistematicamente ridotta se confrontata con il dato cefalometrico, ipotesi questa rigettata dall'indagine. In conclusione, se ne evince che, nonostante le limitazioni sopracitate, la definizione clinica della dimensione verticale risulta generalmente sufficiente. Il confronto cefalometrico è al momento indicato in alcuni casi complessi.

Riferimenti bibliografici a proposito di dimensione verticale

Journal of Oral Rehabilitation Determination of occlusal vertical dimension for complete dentures patients: an updated review M. N. Alhajj N. Khalifa J. Abduo A. G. Amran I. A. Ismail

Journal of Oral Rehabilitation Determination of the occlusal vertical dimension in edentulous patients using lateral cephalograms N. Enkling J. Enkling‐Scholl D. Albrecht M. M. Bornstein M. Schimmel

Determinazione cefalometrica della dimensione verticale - Ultima modifica: 2021-12-30T06:51:16+00:00 da redazione
Determinazione cefalometrica della dimensione verticale - Ultima modifica: 2021-12-30T06:51:16+00:00 da redazione

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