Denti inclusi: prevenzione, diagnosi, terapie e prognosi

Riassunto
Introduzione. L’inclusione dentaria è molto frequente nella pratica odontoiatrica, colpisce dal 5,6 al 18,8% della popolazione generale e circa il 20-22% dei pazienti ortodontici e, nella maggior parte dei casi, il riscontro è casuale. Escludendo i terzi molari, il canino superiore è il dente che più frequentemente va incontro a inclusione, seguito da: incisivo centrale superiore, secondo premolare inferiore e secondo molare inferiore. Per poter correttamente diagnosticare un’inclusione dentaria è fondamentale conoscere il normale sviluppo della dentizione e quali sono i fattori eziologici più comuni (locali, generali, strutturali).


Scopo. Lo scopo del presente lavoro è quello di illustrare differenti quadri clinici di inclusione dentaria e mostrare come e quando sia possibile trattarla, basandosi sui dati di letteratura scientifica, su studi sperimentali e sull’esperienza clinica.
Conclusioni. Il trattamento dell’inclusione di un elemento dentario può essere una problematica molto complessa da risolvere e può necessitare di un approccio multidisciplinare. È importante, quindi, che ortodontisti, pedodontisti e odontoiatri generici siano preparati a diagnosticare e intercettare precocemente elementi dentari permanenti che presentino un tragitto eruttivo ectopico.

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Summary
Dental inclusion: prevention, diagnosis, treatment and prognosis Introduction.
Dental inclusion is very common in dental practice, its prevalence is about 5.6 to 18.8% among general population and 20-22% among orthodontic patients. Diagnosis of dental inclusion is often by chance. Excluding the third molars, the maxillary canine is the most frequently impacted tooth followed by: maxillary central incisor, lower second premolar and second molar. For the correct diagnosis of dental inclusion it is essential to know the normal development of the dentition and what are the most common etiologic factors of dental inclusion (local factors, general, structural).

Aim. The aim of this article is to illustrate different cases of dental inclusion and to show how and when it is possible to treat it, basing on scientific literature, experimental studies and clinical experience.
Conclusions. The treatment of dental inclusions can be a very complex problem and it may require a multidisciplinary approach. It is important, therefore, that orthodontists, pedodontists and general dentists can diagnose and early intercept the ectopic eruption of a tooth.

  • Elena Bazzini
  • Francesca Bridda
  • Francesca Ventrini
  • Giovanna Garattini – Professore Associato di Malattie Odontostomatologiche, Università degli Studi di Milano

L’eruzione degli elementi dentari è determinata da una complessa serie di eventi controllati geneticamente in seguito ai quali il dente erompe in arcata nella sua posizione funzionale, secondo tempi e percorsi prestabiliti. Durante questo processo evolutivo possono però verificarsi numerosi eventi che interferiscono con l’eruzione provocando l’inclusione dentaria1. L’inclusione dentaria (esclusa quella dei terzi molari) è frequente nella pratica odontoiatrica: colpisce dal 5,6 al 18,8% della popolazione generale e circa il 20-22% dei pazienti ortodontici1,2 e, nella maggior parte dei casi, il riscontro è casuale3. Un dente si definisce incluso quando non è presente nel cavo orale all’epoca della fisiologica eruzione e si presume che non eromperà spontaneamente poiché la radice e il legamento parodontale sono completamente formati ma quest’ultimo non ha più spinta propulsiva. Un dente si definisce, invece, dislocato quando si trova in una posizione intraossea anomala prima del tempo previsto per l’eruzione4,5. Se escludiamo i terzi molari, il canino superiore è il dente che più frequentemente va incontro a inclusione, seguito da incisivo centrale superiore, secondo premolare inferiore e secondo molare inferiore1,6. Per poter correttamente diagnosticare un’inclusione dentaria è fondamentale conoscere il normale sviluppo della dentizione e i fisiologici tempi di eruzione e di permuta dentaria (Figura 1). Infatti l’eruzione di ciascun elemento è attesa in particolari momenti della crescita, quando la radice è sviluppata per i ¾ della sua lunghezza totale3.

Cenni sull’eziologia delle inclusioni dentarie

L’eziologia delle inclusioni dentarie è ritenuta multifattoriale; rappresenta un’anomalia della fase terminale dello sviluppo dentario e riconosce fattori eziologici generali, locali e strutturali5,7,8. I fattori eziologici generali sono rappresentati da condizioni sistemiche predisponenti quali l’ereditarietà, le disendocrinie, le malattie dismetaboliche e quelle infettive. I fattori eziologici locali sono i più numerosi, frequenti e determinanti. Essi possono essere correlati alla dentizione decidua (persistenza o perdita precoce dell’elemento), a quella permanente (anchilosi radicolare, anomalie di forma e di volume corono-radicolari, di posizione e di decorso eruttivo, alterazione del meccanismo e della sequenza eruttiva) o rappresentare un ostacolo meccanico all’eruzione (disarmonia dento-alveolare, sovrannumerari, neoformazioni odontogene, cisti e tumori odontogeni, frenuli, esiti cicatriziali ad esempio nei pazienti affetti da Labio-Palato-Schisi, traumi). Sono, infine, da considerare fattori strutturali, alterazioni delle ossa basali (per esempio, ipoplasia del mascellare superiore) primarie o secondarie e condizioni patologiche congenite ereditarie (come Labio-Palato-Schisi, Sindrome di Crouzon ecc.)7,9.

1.Schema dei tempi di eruzione dei denti permanenti.

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9f. Pz. T.P. 9 anni. Eruzione completa e spontanea di 1.1, avvenuta circa 10 mesi dopo l’espansione rapida del palato.

Denti inclusi: prevenzione, diagnosi, terapie e prognosi - Ultima modifica: 2013-04-10T12:44:20+00:00 da Redazione

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