Crisi economica e “medicina alternativa”

A proposito di medicina alternativa o complementare riportiamo il pensiero del dottor Silvano Bertelloni, Direttore scientifico de Il Pediatra.

 

I più recenti dati Istat indicano che le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale in Italia sono oltre il 28%, quasi un cittadino ogni tre, con una grande variabilità regionale (Nord 17,9%, Sud 46,4%), confermando un’ampia diseguaglianza tra le varie aree del Paese. Il 50° rapporto CENSIS ha, inoltre, dimostrato il progressivo restringimento del welfare con importanti ripercussioni su sanità e famiglie. Per la prima, è ormai in atto un progressivo disimpegno pubblico, tanto che – per esempio – la disponibilità di posti letto ospedalieri ci colloca agli ultimi posti in Europa (3,3/1000 abitanti contro una media EU 28 di 5,2/1.000 e punte di 8,2/1.000 in Germania). Per le seconde, merita di essere ricordato l’impatto economico che tale disimpegno comporta: la richiesta di una compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria è, infatti, in costante aumento (oltre +32% tra il 2009 e il 2015) con quasi un quarto della spesa sanitaria totale che è ormai riconducibile al privato. In questa situazione di crescente povertà e riduzione di risorse pubbliche, consistenti quote di popolazione (circa 11 milioni) hanno dichiarato di aver dovuto rinunciare o rinviare durante il 2016 prestazioni diagnostiche o terapeutiche di comprovata efficacia (Il sistema welfare, 50°rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese; 2016).
In questo scenario generale, si inserisce un “nuovo fenomeno”, cioè quello della medicina complementare o alternativa (CAM). Si tratta in larga parte di cure a totale carico dei cittadini che muovono un consistente flusso di denaro. Omeoimprese, cioè l’associazione che riunisce i più importanti produttori di prodotti omeopatici, ha dichiarato per il 2015 un fatturato ben oltre i 90 milioni di euro con una crescita media di circa il 3%. Si tratta di un campo che – oltre gli adulti – riguarda ormai diffusamente anche i minori (Beer et al. Global Pediatric Health 2016; 3: 1-9). In Italia, una recente indagine condotta da Roberto Miniero ha rilevato che l’utilizzo di CAM variava dal 43% (Torino) al 21% (Catanzaro) con una variabilità che ricalca, quindi, quella di tipo socio-economico (Min Ped 2013; 65: 361-70). Una recente revisione della letteratura (58 studi, 19 paesi) sull’uso delle CAM conferma di dati di Miniero su scala internazionale (uso almeno una volta nella vita 10.9-87.6%) (Italia S. et al, Eur J Pediatr. 2014; 173: 1413-28). Questa revisione conferma poi come un più elevato stato socio-economico e educativo determini una maggiore propensione all’uso delle CAM anche nei bambini e negli adolescenti. Tale situazione, oltre a una riflessione sulle motivazioni che determinano un loro maggiore utilizzo in aree e strati di popolazione a più elevata condizione sociale, pone diverse problematiche anche di tipo bioetico in quanto la diffusione di questo approccio terapeutico potrebbe portare i cittadini a utilizzare trattamenti scarsamente valutati dal punto di vista efficacia e sicurezza rispetto a terapie evidence based oltre a indirizzare – in un periodo di ristrettezze economiche –consistenti risorse verso procedure il cui rapporto costo beneficio rimane in larga parte da dimostrare (Bioethics special issue 2016; 30: 59-138).

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Silvano Bertelloni

Responsabile Sezione Medicina dell’Adolescenza, Dipartimento Materno-infantile, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Pisa

Crisi economica e “medicina alternativa” - Ultima modifica: 2017-03-23T14:53:39+00:00 da redazione

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