Correzione del provvisorio e criticità nelle fasi di provvisorizzazione

Adattamento marginale: come già osservato nella prima parte dell’articolo, la copertura dell’intera linea di finitura assicura al moncone la protezione dagli insulti chimici, termici e dall’infiltrazione batterica. Nel caso in cui la preparazione sia estesa al di là del margine gengivale, anche il provvisorio dovrà estendersi, di modo da assicurare sostegno alla gengiva libera e condizionare il profilo di emergenza della corona. Difetti in tale sede possono presentarsi in particolare quando si utilizzano resine autopolimerizzanti, questo in virtù della differente densità tra monomero e polimero. Il tasso di contrazione del PMMA si attesta intorno al 6%, superiore quindi a quello delle resine composite, che risulta compreso tra 1 e 4%. Un passaggio del normale workflow con corona provvisoria sgusciata che risulta particolarmente importante nello stabilizzare il margine è quello che prevede la rimozione della corona dopo l’iniziale set up della resina.

Il mantenimento del provvisorio per un lungo periodo – con relativa esposizione ai carichi meccanici masticatori, all’infiltrazione da parte dei fluidi e all’escursione termica – può finire con il favorire la distorsione marginale, portando alla perdita dell’adattamento marginale.

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Un secondo aspetto pratico da curare è costituito dai passaggi che prevedono la ricementazione del provvisorio: per quanto si presti attenzione, la rimozione del cemento provvisorio espone a uno stress anche la resina.

La metodica più comune di intervento in tali casi prevede il rimaneggiamento della linea marginale. La tecnica adottata dipende, oltre che dal materiale di cui è costituito il provvisorio, dal materiale scelto appunto per la correzione. La resina acrilica si presta ad esempio alla metodica “sale e pepe”, che permette di addizionare poco materiale per volta attraverso l’uso di un microbrush. In alternativa si potrà utilizzare una resina composita flowable. La reazione esotermica e la permanenza di monomero libero, rispettivamente, possono costituire fonti di irritazione per i tessuti parodontali; va comunque osservato che le quantità di materiale utilizzato sono solitamente molto modeste.

Sempre dal punto di vista pratico, Autori suggeriscono, dopo aver accuratamente rimosso tutto il cemento, di assottigliare il bordo interno, di modo da creare spazio della nuova resina. Per favorirne l’adesione si consiglia poi di irruvidire il bordo esterno.

Fratture: il termine raccoglie in realtà una serie di possibili condizioni differenti, che si possono presentare in diversi momenti, dal primo adattamento in bocca, ad ogni fase in cui il provvisorio viene rimosso o ritoccato.

Si può assistere poi ad eventi traumatici imprevisti: in tali casi sarà il paziente a ripresentarsi in urgenza, con il clinico che potrebbe trovarsi ulteriormente in difficoltà nel fornire una soluzione immediata. Queste ultime condizioni possono derivare da carichi occlusali eccessivi o male distribuiti, da spessori non corretti o possono amplificare difetti preesistenti.

In ragione dell’ampiezza del danno e dalle condizioni generali del provvisorio (anche in termini di permanenza nel cavo orale), potrà essere valutata la riparazione diretta, indiretta o il rifacimento. La prima opzione è possibilmente da preferire e le metodiche riprendono quelle adottate per la finitura del margine, ovvero l’aggiunta di materiale – o la riconnessione di più corone distaccate – attraverso metodica adesiva.

Creazione e correzione del provvisorio: 6 step per migliorare queste fasi

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Correzione del provvisorio e criticità nelle fasi di provvisorizzazione - Ultima modifica: 2017-08-31T07:59:41+00:00 da redazione

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