Comunicare la propria corporate image

Oggi tutto è rappresentato da uno strutturato sistema di comunicazione più o meno integrato. Questo vale sicuramente anche per l’architettura, che ovviamente non trae forza da ciò che comunica, quanto piuttosto dai criteri strutturali sui quali si regge. A differenza di altri prodotti della comunicazione visiva, nelle nostre vite l’architettura si configura come “sfondo”.

Rispetto agli inizi della mia attività professionale, oggi mi viene richiesto, più o meno consapevolmente, che un progetto non solo soddisfi requisiti strutturali, funzionali e normativi, ma che esprima l’identità del committente.
Trattandosi di ambulatori, l’imperativo è comunicare la professionalità di chi vi opera.

Pubblicità
Fig. 1
Fig. 1

Oggi il mercato immobiliare offre unità (sia appartamenti che negozi) già adibiti ad ambulatori e quindi in possesso di regolare autorizzazione sanitaria, così come strutture che ne sono state in possesso in un passato recente (per quanto concerne la Regione Lombardia, mi riferisco a strutture non oggetto di riclassificazione).
Queste circostanze vengono considerate convenienti per svariati motivi…
Si prospetta infatti un risparmio di costi, poiché si presume che non siano necessarie opere di adeguamento strutturale e, soprattutto, che non si presentino problematiche per la presentazione, presso gli organismi di competenza, dell’istanza di apertura o del cambio di titolarità.

Fig. 2
Fig. 2

Non da ultimo si delinea la possibilità di preservare il bacino di utenza del precedente ambulatorio. Può accadere però che dopo avere acquisito una struttura già adibita ad ambulatorio, con l’allettante prospettiva di non apportare modifiche radicali, ci si renda conto di avere una visione imprenditoriale differente dalla gestione precedente.

Si sentirà così il desiderio di personalizzare la struttura, donandole un nuovo volto architettonico, allo scopo di comunicare la propria corporate image.

Fig. 3
Fig. 3

Il caso

Ecco, per esempio, che cosa è recentemente accaduto a un odontoiatra che ha acquisito dei locali già autorizzati ad ambulatorio, collocati in un negozio con ottima visibilità, situati in una zona semicentrale di Milano.
L’ambulatorio esistente era così costituito:

  • ingresso/attesa/zona conversazione;
  • bagno pazienti;
  • 3 sale operative;
  • 1 ufficio privato;
  • 1 vano sterilizzazione;
  • 1 vano OPT;
  • bagno personale.

Peculiarità dell’ambulatorio è la presenza di un locale seminterrato, dotato di una buona illuminazione, nel quale a suo tempo hanno trovato collocazione la sala macchine e un vano banco ritocchi, il tutto in deroga all’ex art 65 del D.lgs. 81/2008.

Il committente, in virtù dei ragionamenti sopra esposti, ci ha inizialmente richiesto la sola trasformazione della zona ingresso/attesa, ritenendo invece idoneo lo stato di fatto della zona clinica.

Ci si è subito resi conto però di quanto prezioso fosse lo spazio a disposizione nel locale seminterrato e pertanto, nel rispetto delle normative vigenti, si è provveduto a progettarlo concependo nuovi spazi da dedicare ai seguenti servizi:

  • 1 zona relax astanteria pre e post-intervento dedicata al paziente;
  • 1 vano ritocchi;
  • 1 vano TAC;
  • 1 vano rack;
  • 1 armadiatura per stoccaggio.

Il committente ha accolto con entusiasmo la proposta, spinto soprattutto dalla possibilità di fruire al meglio dello spazio a disposizione. È stato così realizzato un vespaio aerato, un impianto di climatizzazione con unità di trattamento aria. Una particolare attenzione è stata posta all’isolamento acustico delle pareti e delle porte, soprattutto nella zona relax.

A seguito di questa decisione, dato che, come si dice, l’appetito viene mangiando, si è deciso anche di dare una maggior valenza alla zona operativa trasformando l’attuale ufficio privato in quarta sala operativa e rivedendo in toto la distribuzione degli spazi della zona extra clinica.

Fig. 4
Fig. 4

Il piano negozio e il seminterrato erano collegati, in origine, da una scala di servizio poco illuminata, con vetusti gradini in beola, poco idonea a essere percorsa dalla pazientela; non essendo possibili sostanziali interventi strutturali, ci si è avventurati in un percorso progettuale ad alta connotazione estetica. Consapevoli che l’estetica è un fattore prettamente soggettivo, il messaggio poteva essere diversamente interpretato dai diversi utenti. Lo sviluppo progettuale è stato quello di rendere sereno il percorso che il paziente avrebbe effettuato prima e dopo l’intervento.

Fig. 5
Fig. 5

Si è così provveduto alla demolizione dei parapetti laterali, dei gradini e al ripristino delle pareti. I gradini sono stati realizzati ex novo con l’utilizzo di vaschette in acciaio inox, illuminati con nastri a led, riempiti con ciotoli bianchi di fiume e, infine, ricoperti con lastre in vetro.

Le Corbusier affermava che: “L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La costruzione è per tener su, l’architettura è per commuovere”.
Viene da sé che i colori e i materiali contribuiscano ad amplificare questo concetto, poiché sono gli elementi in grado di rendere un progetto esclusivo, originale; insomma fanno la differenza.

Il colore è un mezzo di comunicazione universale, riconoscibile da chiunque, appartiene a un archetipo comune. In questo caso è predominante il bianco, emblema di purezza, luminosità e pulizia.
Ogni sala operativa è comunque caratterizzata da un colore. I riuniti odontoiatrici e i mobili, prodotti da un’azienda leader del settore, hanno toni decisi: mirtillo, verde, blu, giallo.

Al fine di evitare che il tono dei mobili e dei riuniti potesse riflettere, su una parete di ogni sala operativa è stata applicata una tinta neutra, ottenuta dalla mescolanza di diversi colori.
Il paziente è accolto in un’ampia sala di attesa con poltrone di svariati colori, porte scorrevoli in vetro incorniciano il corridoio clinico, rendendolo luminoso.

Il problema ricorrente nella scelta delle colorazioni è che quanto visionato dal committente su carta, per mezzo delle classiche mazzette e cartelle colore, spesso purtroppo non trova rispondenza nella realtà: solo la corretta sinergia tra progettista e committente potrà portare a un risultato che soddisfi entrambi.

Comunicare la propria corporate image - Ultima modifica: 2015-10-06T12:14:12+00:00 da Redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome