Classificazione delle perforazioni endodontiche

Le perforazioni radicolari costituiscono una fra le problematiche di più difficile approccio in ambito restaurativo, dato che derivano dall’aggravamento di una condizione patologica già in atto. Esse possono infatti susseguire a processi patologici cronicizzati, quali ad esempio lesioni cariose di grossa portata o forme di riassorbimento radicolare interno o esterno. Non è poi infrequente che si tratti di complicanze iatrogene, in grado di insorgere ad esempio durante la terapia endodontica – apertura di camera, reperimento degli orifizi canalari, alesatura dei canali e altro – o nel corso della ricostruzione post-endodontica con perno. Malagnino stabilì una metodica di classificazione basata proprio sulla fase operativa in cui la complicanza viene ad insorgere. La maggior parte delle classificazioni, tuttavia, si concentra sulla sede colpita dalla perforazione. In linea di massima, si osserva a riguardo un andamento più sfavorevole lungo la direzione apico-coronale, dato che una maggiore vicinanza con il solco gengivale facilita la comunicazione con lo spazio parodontale e la susseguente contaminazione microbica. La classificazione di Fuss & Trope distingue in realtà 3 fattispecie diverse per posizione (non solo in senso apico-coronale) e per prognosi:

* perforazioni coronali con minimo coinvolgimento dei tessuti di supporto: l’accesso risulta semplice e la prognosi è solitamente favorevole

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* perforazioni a livello crestale: prognosi incerta

* perforazioni apicali: ovvero tutte quelle apicali alla precedente categoria; prognosi favorevole.

Video updated on Youtube by Leandro Augusto Pinto Pereira

Va precisato come l’approccio terapeutico e, di conseguenza, il dato prognostico siano condizionati anche da altri fattori, quali ad esempio le dimensioni della perforazione, il tempo di esposizione e l’accessibilità al tragitto canalare principale.

Fino ad un recente passato, questo tipo di lesioni riportavano una prognosi incerta e sistematicamente infausta: con l’introduzione di nuovi sistemi operativi (su tutti la diffusione degli ingrandimenti ottici individuali e anche del microscopio operatorio) e di materiali da riparo di nuova generazione il trattamento, pur rimanendo complesso, è risultato maggiormente predicibile.

Idealmente, un materiale da riparo dovrebbe avere una serie di caratteristiche: biocompatibilità, potenziale osteo- e cementogenico, azione batteriostatica. Dovrebbe poi essere ragionevolmente economico, radiopaco e maneggevole, soprattutto in un ambiente reso umido dalla presenza di fluidi orali e sangue. La difficoltà nell’isolamento del campo è forse la problematica che ha impedito l’uso della maggior parte dei materiali sperimentati.

Ad oggi, si può dire in effetti che nessun prodotto sia ancora in grado di soddisfare tutte le prerogative sopracitate.

Classificazione delle perforazioni endodontiche - Ultima modifica: 2017-04-12T07:33:31+00:00 da redazione

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