Basi biochimiche dell’adesione in odontoiatria restaurativa

Nel corso degli ultimi anni, la tecnica adesiva ha condotto a una rivoluzione nell’ambito dell’odontoiatra restaurativa. Si può dire che il maneggiare i prodotti adesivi abbia mutato in maniera radicale il modo di intendere la preparazione cavitaria e, di conseguenza, abbia portato a mutamenti notevoli nell’ambito della pratica quotidiana del dentista.

Prima di tutto, pare giusto ricordare come si distingua fra due grandi famiglie nell’ambito degli adesivi dentinali: gli adesivi total etch, detti altresì etch and rinse, e quelli self etch, i quali invece non prevederebbero il lavaggio, ma la diretta asciugatura.

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Obiettivi dell’adesione in odontoiatria restaurativa

Il corretto uso degli adesivi presuppone sicuramente il rispetto delle indicazioni del produttore e, a monte, una conoscenza completa delle basi chimiche e biologiche del procedimento adesivo. L’obiettivo dell’adesione in odontoiatria restaurativa consiste nell’ottenere un intimo contatto fra la sostanza di sintesi e il substrato dentale. È bene ricordare che uno degli ostacoli principali a tale meccanismo di adattamento è il fatto che il termine “substrato dentale” raggruppa in realtà due formazioni tissutali fortemente diverse, una costituita da idrossiapatite al 90% circa (lo smalto), l’altra con una componente organica assai più rappresentata, la dentina. Quest’ultima ha dimostrato nel tempo proprietà meccaniche sfavorenti il processo. La dentina contiene una matrice caratteristica, ricca in collagene di tipo I. Si aggiunga il fatto che l’ottenimento di un ambiente perfettamente asciutto è virtualmente impossibile a livello clinico.

DM_il dentista moderno_ adesivo smalto dentinale_ total etch self etch_adesione in odontoiatria restaurativa

Diversi adesivi contengono monomeri idrofilici e idrofobici in soluzione unica: i primi incrementano la bagnabilità dei tessuti duri, mentre i secondi favoriscono la copolimerizzazione con i materiali da restauro.

A margine della polimerizzazione dei monomeri di adesivo, l’insieme degli stessi con le fibre collagene esposte, i cristalli di idrossiapatite e le molecole di acqua residue costituiscono quella formazione nota con il nome di “strato ibrido”. Come tutti sanno, l’acqua è un fattore sfavorente all’adesione dato che il suo assorbimento porta l’adesivo a plasticizzare. Basti pensare a come venga influenzato in ambiente umido il grado di conversione della molecola bis-GMA.

Vanno poi considerati i processi di degradazione ai quali vanno incontro le molecole proteiche non collageniche dello strato ibrido. Alcune di esse, secondo alcuni studi abbastanza recenti, sarebbero addirittura dei precursori di ben noti enzimi ad azione proteolitica, vale a dire le metalloproteinasi di membrana (MMP). La seconda parte di questa breve trattazione verterà appunto su queste stesse molecole enzimatiche, che fisiologicamente sono coinvolte nei processi riparativi condotti dagli odontoblasti.

Basi biochimiche dell’adesione in odontoiatria restaurativa - Ultima modifica: 2016-08-11T07:35:25+00:00 da redazione

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