Attuali protocolli nel trattamento del tumore

7. Trattamento della cavità ossea con il liquido di Carnoy.

Marsupializzazione e decompressione
La marsupializzazione e la decompressione hanno lo scopo di ridurre il volume della cavità cistica decomprimendola; la marsupializzazione è però intesa come trattamento definitivo, mentre la decompressione come trattamento preliminare alla successiva enucleazione e si avvale del posizionamento di un drenaggio provvisorio all’interno della cavità. Il vantaggio di queste tecniche risiederebbe nel cambiamento istologico che sono in grado di indurre sull’epitelio cistico31,51, che per esempio in alcuni casi esita in una perdita della cheratinizzazione. Inoltre, la progressiva diminuzione della dimensione cistica nel tempo consente di salvaguardare le strutture anatomiche circostanti (seno mascellare, elementi dentari, fasci neurovascolari), minimizzare il rischio di frattura ed eseguire la successiva enucleazione in presenza di una lesione tecnicamente più facile da rimuovere. Trovano pertanto una maggiore indicazione in caso di tumori di grandi dimensioni23. Nessuna delle due tecniche consente la rimozione dell’epitelio di rivestimento della cisti e pertanto appaiono poco indicate, soprattutto alla luce della natura tumorale della lesione in oggetto e del fatto che in letteratura sono riferiti casi di degenerazione del tumore cheratosico in ameloblastoma o altre forme maligne.

8. Sutura del lembo di accesso.

Resezione
La resezione del tumore cheratosico “enbloc” (insieme a circa 1 cm periferico di osso circostante) viene descritta come trattamento per le lesioni multiloculari, più aggressive, in degenerazione tumorale o ricorrenti oppure per quei casi in cui, a causa dello sconfinamento oltre il piano periostale, la possibilità di rimozione completa delle cellule tumorali sia ridotta. Appare in particolare indicata nei casi localizzati nella mandibola posteriore e nel mascellare superiore, dove un trattamento conservativo potrebbe portare in caso di recidiva a scarso controllo e possibilità di diffusione verso il basicranio. Sebbene venga talvolta citata tra i trattamenti di scelta per il tumore cheratosico, considerata la sua invasità sembrerebbe essere più indicata solo in casi selezionati per lesioni più aggressive o recidivanti, in quanto garantisce la rimozione dell’epitelio periferico quasi azzerando le recidive.

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9. Visione della lesione enucleata.

Nel caso di resezione “en bloc” in particolare a livello mandibolare è indicato, qualora possibile, procedere alla ricostruzione immediata della mandibola con innesti ossei autologhi o lembi liberi di fibula o ala iliaca. Alla luce delle tecniche citate, gli attuali orientamenti nel trattamento del tumore cheratosico sembrerebbero orientarsi su terapie conservative, come l’enucleazione seguita o meno da trattamenti aggiuntivi nel caso di tumori cheratosici di dimensioni contenute, uniloculari, confinati entro le corticali, senza sconfinamento nel piano periostale o mucoso. In caso di lesioni estese, pluriloculari, in sedi a rischio o recidivanti, in fase di degenerazione maligna o sconfinanti nei piani profondi, l’utilizzo di una terapia più radicale, come la resezione “en-bloc”, sembrerebbe più idonea allo scopo di evitare una recidiva della lesione e una sua ulteriore espansione. L’attuale classificazione tumorale della precedente “cheratocisti odontogena” aiuta a comprendere il suo potenziale aggressivo e a inquadrare il trattamento più idoneo per ogni caso. La sola variante ortocheratosica può essere trattata con un approccio meno invasivo, in quanto presenta una minore incidenza di recidive ed è considerata una cisti odontogena. Un caso significativo di trattamento di tumore cheratosico viene presentato nelle figure 1-12.

10. Radiografia panoramica di controllo che mostra una completa guarigione e ossificazione del sito.
11-12. Le sezioni tomografiche mostrano l’avvenuta riossificazione della mandibola con ricostituzione del canale alveolare inferiore.

Conclusioni

Questa revisione della letteratura dimostra che, ad oggi, non vi è evidenza scientifica sufficiente per stabilire l’efficacia di trattamenti validi o di protocolli accettati per il tumore odontogeno cheratosico. La marsupializzazione e la decompressione, sebbene citate da alcuni Autori, appaiono poco indicate alla luce della natura tumorale della lesione in oggetto e della possibilità di una sua degenerazione maligna. L’enucleazione come unico trattamento mostra un’incidenza di recidive superiore rispetto alla scelta di trattamenti aggiuntivi, come l’utilizzo della soluzione di Carnoy, l’ostectomia periferica, la crioterapia con azoto liquido e l’elettrocauterizzazione. Questi trattamenti più conservativi vengono utilizzati nel caso di tumori cheratosici di dimensioni contenute, uniloculari, confinati entro le corticali, senza sconfinamento nel piano periostale o mucoso. La minore incidenza di recidive si ottiene con la resezione “en-bloc”, che tuttavia espone a rischi chirurgici più alti ed è poco accettata da alcuni clinici per la sua invasività, pertanto viene utilizzata in caso di lesioni estese, pluriloculari, in sedi a rischio o recidivanti, in fase di degenerazione maligna o confinanti nei piani profondi. In ogni caso, nuovi studi prospettici condotti in modo randomizzato con precisi criteri di inclusione e con un follow-up adeguato saranno importanti per determinare un protocollo di trattamento condiviso e predicibile.

Corrispondenza
Matteo Chiapasco
Clinica Odontoiatrica Via Beldiletto, 1/3 – 20142 Milano
Tel. 02.50319000 – matteo.chiapasco@unimi.it

 

Attuali protocolli nel trattamento del tumore - Ultima modifica: 2012-12-07T10:02:39+00:00 da Redazione

1 commento

  1. […] che interessano al clinico, tuttavia, sono le vere motivazioni: in questo senso, l’aspetto volumetrico della […]

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