Anestesia: raccomandazioni sull’uso del vasocostrittore in odontoiatria

Gli anestetici locali attualmente disponibili sul mercato appartengono sostanzialmente alla classe delle catecolamine ad azione simpaticomimetica. Il principio attivo maggiormente utilizzato è l’adrenalina, classificata come alfa-beta stimolante, in quanto agisce sui recettori:

  • alfa: aumentando le resistenze arteriolari periferiche e inducendo, così, vasocostrizione
  • beta1: aumento di contrattilità, eccitabilità e frequenza a livello miocardico
  • beta2: responsabile della broncodilatazione.

In passato, era diffusa una molecola non catecolaminergica, chimicamente simile alla vasopressina. Si tratta dell’octapressina, comunemente legata all’anestetico prilocaina, e che presenta un meccanismo d’azione agonista sui recettori dello stesso ormone antidiuretico.

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Ritornando al meccanismo d’azione dell’adrenalina, nella via di somministrazione topica l’effetto predominante è quello periferico alfa-mediato, responsabile del caratteristico effetto ischemizzante a livello gengivale. Le varie formulazioni dei diversi anestetici locali prevedono che il vasocostrittore in odontoiatria sia contenuto nelle concentrazioni 1:50000, 1:100000 o 1:200000; è bene ricordare che la principale misura volta a impedire il sovradosaggio consiste nel rispetto dei dosaggi raccomandati. Nel soggetto adulto sano, il dosaggio può essere quantificato in 3 microgrammi prokilo, fino a un totale di 0.2 mg. Va anche sottolineato che una somministrazione a dosaggio 1:100000 difficilmente supera la produzione endogena di catecolamine causata dallo stress chirurgico.

La sindrome da sovradosaggio di catecolamine prevede una serie di sintomi i cui effetti tendono comunque ad esaurirsi rapidamente, almeno nella maggior parte dei casi: tra questi segni di ansia, tachicardia, palpitazione, pallore, cefalea. Il permanere di tali sintomi costituisce una spia clinica meritevole di attenzione.

Rifacendosi alle linee guida a disposizione dei professionisti (come ad esempio i quaderni della professione diffusi da ANDI), è utile ricordare le cosiddette controindicazioni “vere” alla somministrazione del vasocostrittore, sulle quali comunque vige il principio della terapia ragionata del medico sul singolo paziente. In linea di massima, comunque, la somministrazione di vasocostrittore in odontoiatria è sconsigliata nei pazienti con patologia cardiovascolare seria, in caso di endocrinopatia controllata e nelle gravidanze considerate a rischio.

Scendendo più nello specifico, sono considerate patologie cardiovascolari serie una serie di condizioni quali ipertensione o aritmia non controllate, angina instabile, episodi ischemici pregressi (nei 3-6 mesi precedenti) e insufficienza cardiaca congestizia.

Nei casi di patologia compensata, invece, è solitamente sufficiente una riduzione controllata del dosaggio.

Sono infine comprese anche le controindicazioni dovute a interazione farmacologica a rischio grave, che comprendono molecole quali gli antidepressivi triciclici, beta-bloccanti non selettivi (propanololo), anestetici generali e sostanze d’abuso (sostanzialmente la cocaina), con il rischio serio di insorgenza di episodi ipertensivi e aritmici. Oltre ad esse, esistono altre interazioni farmacologiche, a rischio più moderato che possono sconsigliare l’utilizzo del vasocostrittore in odontoiatria.

Anestesia: raccomandazioni sull’uso del vasocostrittore in odontoiatria - Ultima modifica: 2016-08-03T07:44:08+00:00 da redazione

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