Alterazioni biomeccaniche susseguenti all’edentulismo

L’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa a 20 il numero minimo di elementi dentari sufficiente al mantenimento del compenso masticatorio e delle funzioni stomatognatiche. Con l’invecchiamento della popolazione, tuttavia, la possibilità di perdere progressivamente la dentatura nella sua totalità è un’opzione che deve sempre essere considerata. L’approccio contemporaneo alla malattia parodontale permette, soprattutto nel paziente collaborante, di spostare in avanti questa eventualità. Nel momento in cui questa si manifesti in maniera inevitabile, anche gli obiettivi dell’odontoiatra cambiano. In molti casi, ancora oggi, la protesi completa rimovibile costituisce un compromesso accettabile, soprattutto nel paziente anziano. Parallelamente la scienza implanto-protesica permette standard assai elevati anche in casi complessi, passando per una programmazione chirurgica e protesica complete e, ancora una volta, per una piena collaborazione fra paziente e curante.

La pianificazione di una riabilitazione completa dell’apparato stomatognatico presuppone la conoscenza delle modificazioni biomeccaniche che seguono all’edentulismo completo.

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È risaputo che le basi mascellari e i relativi tessuti molli di rivestimento vanno incontro a un progressivo riassorbimento. Autori quantificano in quasi 23 e poco più di 12 cm2 le aree mucose di appoggio per una protesi totale, rispettivamente per il mascellare superiore e per la mandibola. Sembra che i tessuti abbiano una bassa tolleranza rispetto all’inserzione del manufatto protesico, dato che si restringe ulteriormente in presenza di comorbidità e dismetabilismi comuni nel soggetto anziano, quali ad esempio ipertensione, diabete e anemia.

La cresta residua è la sovrapposizione di mucosa, sottomucosa e periostio, osso alveolare residuo. I carichi masticatori, che prima erano irradiati su di un’ampia area volumetrica, data dalla somma dei legamenti parodontali, nel momento in cui vengono reintrodotti si scindono nelle componenti verticale, diagonale e orizzontale, distribuendosi in un volume osseo più limitato.

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La funzione principale dell’apparato è naturalmente la masticazione, un movimento che prevede un contatto fra le arcate dentarie e che si ripete ritmicamente. Per quanto il sistema di compensazione si attivi anche in risposta a modificazioni minimali, la perdita di funzione è per forza di cose inevitabile. Più interessante invece sottolineare come le abitudini parafunzionali (ad esempio il serramento) possano essere riscontrate anche con l’apposizione della protesi e risultare nuovamente come una fonte di discomfort.

Rimanendo sull’aspetto morfofunzionale che caratterizza il soggetto edentulo, le modificazioni di altezza verticale non sono da imputare solamente alle alterazioni occlusali, ma possono coinvolgere anche l’apparato condilare. La valutazione gnatologica rappresenta dunque oggi un presupposto fondamentale per una riabilitazione protesica completa.

Da ultimo, non può non essere considerato l’aspetto psicologico che da sempre deriva dalla perdita degli elementi dentari. L’odontoiatra ha la responsabilità di condurre il paziente attraverso un percorso clinico, facendogli comprendere in prima persona quali siano le scelte più opportune per il proprio caso.

Alterazioni biomeccaniche susseguenti all’edentulismo - Ultima modifica: 2016-12-10T07:16:23+00:00 da redazione

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