Accorgimenti e controindicazioni per l’impianto postestrattivo

L’estrazione di un elemento dentario dà inizio a una complessa sequenza di processi di guarigione sia a livello osseo che per quanto riguarda la componente dei tessuti molli che circondando l’alveolo postestrattivo. Il riassorbimento è tuttavia un fenomeno che caratterizza anche la cresta ossea dopo il posizionamento di un impianto osteointegrato, soprattutto nei primi mesi di guarigione, ma anche in seguito. In alcuni casi, questa problematica è in grado di minare notevolmente il risultato, non tanto dal punto di vista funzionale, quanto da quello estetico. In casi estremi, poi, il riassorbimento è così repentino da obbligare necessariamente l’implantologo a progettare delle chirurgie di bone augmentation al fine di permettere l’inserimento degli impianti.

Per limitare in parte questi fenomeni biologici e prevenire inestetismi nelle zone visibili del sorriso, sono stati messi a punto diversi protocolli operativi basati sugli impianti postestrattivi. Si tratta di una procedura che, evidentemente, contrasta in maniera notevole con i dettami attendisti dell’implantologia classica del professor Branemark ma che ormai vanta un consistente retroterra in Letteratura. Alcuni Autori, semmai, obiettano ancora la scarsità di lavori di tipo prospettico, mentre altri sostengono la validità di quelli esistenti. Lo scopo di questo articolo, ovviamente, non è quello di prendere una posizione su questo dibattito, quanto di far riflettere gli odontoiatri su di un’opzione terapeutica che, di fatto, è oramai contemplata.

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In primo luogo, bisogna ricordare che, storicamente, la presenza di infezione acuta a carico dell’alveolo postestrattivo viene considerata una controindicazione assoluta al trattamento, sulla base di quanto affermato nel corso della 3a Consensus Conference ITI del 2004. Lavori più recenti, tuttavia, hanno messo in discussione anche questa controindicazione, raccomandando ulteriormente al clinico di valutare il singolo caso, anche in relazione alla gravità dell’infezione. Il tutto senza dimenticare quanto efficaci possano essere, in via preventiva, aspetti come: il miglioramento e il mantenimento della corretta igiene orale, l’atraumaticità dell’estrazione, l’accurata detersione del sito postestrattivo e la terapia antibiotica.

Un altro aspetto pratico fondamentale riguarda la messa in pratica di strategie di rigenerazione ossea contestualmente al posizionamento dell’impianto. Anche in questo caso, la sopracitata Consensus Conference ha diramato dei riferimenti precisi in termini di diametri ossei, ma lascia comunque libertà di scelta all’operatore, anche il relazione alla gestione dei tessuti molli. Fatto sta che molti implantologi scelgono in ogni caso di mettere in atto delle rigenerazioni anche minimali, lasciandosi la possibilità di decidere direttamente durante la fase operativa. È ad esempio il caso del video allegato, in cui si fa uso sia di sostituto osseo che di una membrana riassorbibile.

Accorgimenti e controindicazioni per l’impianto postestrattivo - Ultima modifica: 2016-03-18T07:46:39+00:00 da redazione

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